Saggi musicali italiani
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Author: Artusi, Giovanni Maria
Title: L’Artusi ouero delle imperfettioni della moderna musica ragionamenti dui. Ne' quali si ragiona di molte cose vtili, & necessarie alli moderni compositori.
Source: Giovanni Maria Artusi, L’Artusi ouero delle imperfettioni della moderna musica ragionamenti dui. Ne' quali si ragiona di molte cose vtili, & necessarie alli moderni compositori (Venice: Giacomo Vincenti, 1600)
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[-f.Ir-] L' ARTVSI Ouero DELLE IMPERFETTIONI DELLA MODERNA MVSICA Ragionamenti dui.
Ne' quali si ragiona di molte cose vtili, et necessarie alli Moderni Compositori.
DEL REVERENDO PADRE DON GIOVANNI MARIA ARTVSI DA BOLOGNA.
Canonico Regolare nella Congregatione del Saluatore.
Nouamente Stampato.
[Artusi, L' Artusi, f.Ir] [ARTIMP 01GF]
In Venetia, Appresso Giacomo Vincenti, 1600.
[-f.Iv-] ALL' ILLVSTRISSIMO ET REVERENDISSIMO SIGNORE IL CARDINALE POMPEO ARIGONI.
ECco finalmente Illustrissimo et Reuerendissimo Signore; che io mando al publico, le Imperfettioni della Moderna Musica da me in forma di ragionamento ridotte; per sciogliermi in qualche parte dal legame, della promessa ch' io feci à Vostra Signoria Illustrissima et Reuerendissima mentre, che con la Santità di Nostra Santità Papa Clemente si ritrouaua, nella Nobilissima Città di Ferrara. Sobenissimo, Illustrissimo et Reuerendissimo Signore che queste Imperfettioni da me insieme poste, che più d' ogn' altro imperfetto mi riconosco, non possono essere, se non imperfette, et à parangone dell' opre di tanti e tanti grauissimi Auttori, Greci, e Latini che di Musica hanno mandato, nel Teatro à farsi vedere, che come stelle riluceranno per sempre nel Tempio della Eternità; sono per se stesse, come Carboni, che nel medesimo giorno, che riceuono lo splendore, s' ammorzano. Nondimeno quando io considero, che nel publico se ne vengono, sotto l' ombra delle Virtù, Bontà, Benignità, et Auttorità di Vostra Signoria Illustrissima[-f.IIr-] et Reuerendissima. Non posso se non considerare, e credere, che elle siano per acquistare perfettione si come dal Sole le piante, e i corpi tutti riceuono forza, e vigore; di modo che fatte perfette dalle sue perfettioni, se ne andranno arditamente à lunga, e perpetua vita, senza nota d' alcuna imperfettione. È ben vero che di tanto, et cosi singolar fauore, che io dalle perfettioni sue riceuo; et di tante, e tante signalate gratie, che la Religione nostra continuamente, dalla Bontà, e ammoreuolezza di Vostra Signoria Illustrissima et Reuerendissima si ritroua beneficiata, et di cui io come membro participante, se bene minimo, son tenuto à rendergliene gratie, con altro che con parole, se la bassezza mia non m' impedesse: Ma soplirà, per benignità sua, in luoco dello effetto; l' affetto dell' animo mio sincero: contentandosi di quello ch' io posso, per quello che io debbo. Gradisca adunque Vostra Signoria Illustrissima et Reuerendissima questo mio picciolo, et imperfetto dono; non perche venga da me, ma perche viene à lei. E senza altro resto pregando Dio, che doni à Vostra Signoria Illustrissima et Reuerendissima vna lunga e felice vita.
Di Venetia, alli 20. Nouembre 1600.
Di Vostra Signoria Illustrissimo et Reuerendissimo Deuotissimo Seruitore Don Giouanni Maria Artusi.
[-f.IIv-] ALL' ILLVSTRISSIMO ET REVERENDISSIMO SIGNORE IL CARDINALE POMPEO ARIGONI.
L' ECCELLENTE DOTTORE VICENZO MARIA SANDRI.
VITTORIOSE gemme d' Oriente Portò Pompeio à la gran Madre Roma; Per adornarle la superba chioma, Che douea soggiogar tutta la gente. E tu d' alta virtù, d' vn' alta mente, Che gl' errori del Mondo vince, e doma, L' adorni, e le fai ricca, e nobil soma Più che gemme estimata, e più lucente. Quindi l' ARTVSI i numeri sonori, Le cause lor distinte, e ben digeste Tenta illustrar de' tuoi sublimi honori. E chiede, et spera hauer tue gratie preste, E di trouar' almen le parti fuori De la tua sacra, e venerabil veste.
[-f.IIIr-] ALL' ILLVSTRISSIMO ET REVERENDISSIMO SIGNORE IL CARDINALE POMPEO ARIGONI.
MVTIO MANFREDI.
QVell' armonia, ch' in voi sì chiara splende D' ogni virtù, che 'l secol nostro honori; Et alzeraui al sommo de gli honori, Accioche 'l Mondo del suo error s' emende. Quella, hor l' ARTVSI per sua guida prende, Onde voi sol, Signor, tra suoi Signori, Orni de i vaghi, e pretiosi fiori De l' Arte, ch' ei di far perfetta intende. L' Arte, ch' anco nel Ciel si stima, et vsa, De l' Artefice eterno à gloria eterna; E da noi detta quì sarà l' ARTVSA. In questa poi s' vdrà da mille voci, Hor con vnita, hor con maniera alterna, Tutti pietosi far gli animi atroci.
[-f.IIIv-] IN IOHANNIS MARIAE ARTVSII DE VETERI ET NOVA MVSICA IVDICIVM Ad Illustrissimum et Reuerendissimum POMPEIVM ARIGONEVM Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem.
CARMEN ERYCI PVTEANI.
FARI quis vetat, aut vetat fateri? Indoctus nisi, bardus, atque blennus? Quondam munere MVSICEN Deorum Humano generi datam? sed Orbis, Et Aevi vitio malignioris Neglectam cecidisse? Tam Deorum Nauci Coelituum fuére dona. ARS, postquam perijt, placere coepit: Et quisque ingenij excitare vires. Non postliminiò vt MELOS VETVSTVM. Coelo duceret; at superbiore Damnaret studio MELOS VETVSTVM. Sic ARS est NOVA nata: dum Deorum Nauci Coelituum fuere dona. Hinc mussat Chorus eruditiorum. Quid ARTVSIVS? ille et ARTE, et VSV Pollens, flos hominum eruditiorum? Is tantum VETERES ait CAMOENAS Illis POSTGENITIS praeire: quantum Mortales praeunt Camoenae. Id ipsum Fari quis vetat, aut vetat fateri, Indoctus nisi, bardus, atque blennus?
[-f.IVr-] AL MOLTO REVERENDO PADRE DON GIOVANNI MARIA ARTVSI.
L' ECCELLENTE DOTTORE VICENZO MARIA SANDRI.
QVal' altro Arturo nel Settentrione Conduce Artusi il Carro Trionfale Di Celeste Armonia, che senza eguale Vince d' Orfeo la Lira, e d' Anfione. Iui le Consonanze, e la ragione, Che morta giacque, sorge hora immortale, E la Fama seguendo spiega l' ale Ad Euro, à Coro, ad Austro, e ad Aquilone. Felice ingegno à tanta gloria duce, Che da noi lieua il tenebroso velo Mentre col viuo raggio fuor traluce: A cui cedon gl' Oracoli di Delo; Si che fia cinto di superna luce Con l' altro Arturo eternamente in Cielo.
[-f.1r-] L' ARTVSI OVERO DELLE IMPERFETTIONI DELLA MODERNA MVSICA, DEL REVERENDO PADRE DON GIOVANNI MARIA ARTVSI.
Ragionamento Primo.
ERA quasi giunto il fine dell' Anno 1598. Quando la Serenissima Regina Donna Margarita d' Austria arriuò alla Nobilissima Città di Ferrara, che fu il terzodecimo giorno del Mese di Nouembre; accompagnata dall' Arciduchessa Madre; dal Serenissimo Arciduca Alberto; [Arriuo della Serenissima Regina di Spagna in Ferrara: et perche. in marg.] Duca di Candia; Duca d' Vmala; dal gran Contestabile di Spagna Gouernatore di Milano; et da molti altri Prencipi, Titolati, Ambasciatori, Duchesse, Principesse, et Dame. Fu questa venuta, non solo per causa di baciar il piede à Nostra Santità Papa Clemente VIII. ma di Celebrare il Sponsalitio, tra Sua Maestà, et la Maestà del Re Catholico Filippo di questo nome III. et fra il Serenissimo Arciduca Alberto, et la Serenissima Infante Donna Isabella Clara Eugenia, sorella della Maestà del Rè Catholico. Il Sabbato, che fu il giorno quartodecimo andò Sua Maestà à pranso con la Santità di Nostra Signoria. Ma la Domenica mattina, che fu il giorno quintodecimo, giorno memorabile; pomposamente Sua Maestà vestita, et richissimamente ornata, da gl' Illustrissimi et Reuerendissimi Cardinale Farnese, et Santiquattro, dalla guardia de' Todeschi nobilissima, et da tutta la Corte sua, che deposte hauea la vestimenta lugubre, et riuestita alla loro liurea, pieni d' allegria, accompagnata; se ne entrò nella Chiesa Cathedrale, che sontuosamente era addobata: Là doue altresì fu portata la Santità di Nostra Santità Pontificalmente vestita; et da molti Illustrissimi et Reuerendissimi Signori Cardinali, Vescoui, et tanti altri Prelati, che à risguardanti rendeua, non poca merauiglia; circondata. [Sposalitio della Regina, et della Infante di Spagna. in marg.] Si fece Capella solenne, et lo Sposalitio con quella grandezza, pompa, et cerimonia, che à tanta Maestà si conueniua. Sua Maestà fu Sposata dal Serenissimo Arciduca Alberto, à nome del Re Catholico Filippo Terzo; et il medesimo Arciduca Sposò l' Illustrissimo [-f.1v-] Ambasciatore di Spagna à nome della Infante di Spagna, Donna Isabella Clara Eugenia Sorella del Rè Catholico, et figliuola di Filippo già di questo nome Secondo. [Feste fatte per l' allegrezza del Sposalitio. in marg.] Furono fatte quel giorno Mascare per la Città, et altre feste, se bene Sua Maestà per riuerenza di tanto Sacramento non si lasciò mai vedere. Ma il Lunedì mattina à buon' hora, che fu il sestodecimo giorno di Nouembre, Sua Maestà accompagnata da tutta la sua famiglia, et da molti Duchi, Prencipi, Marchesi, Baroni, Duchesse, Principesse, Dame, et altri Gentilhuomini Terrieri, et Forastieri; se ne andò in Carrozza alla Chiesa delli Reuerendissimi Canonici Regolari del Saluatore, Santa Maria del Vado, cosi detta; per vdire la Messa, et vedere la Capella del miracoloso Sangue di Nostra Signoria Iesu Christo di nouo dalla felice memoria del Duca Alfonso d' Este fabricata, et ornata. [Sangue miracoloso. in marg.] Vdita la Messa, ascese le scale postasi riuerentemente con ambe le ginocchia sopra di vn Cossino di veluto nero coperto, auanti quel miracoloso sangue, che tanto è vermiglio, quanto se hor hora fosse sparso, et pur sono de gli Anni 430. che successe il miracolo; con segno di molta deuotione e spirito, non senza accompagnamento di qualche lachrima; fece insieme con l' Arciduchessa Madre, et l' altre Principesse e Dame, la sua Oratione. Indi partita per il Monasterio delle Reuerendissime Madri di San Vito per ascoltare quel Concerto, che da tanti, e diuersi Musici della Italia, et fuori, è vniuersalmente celebrato. [Monasterio di San Vito. in marg.] Eraui per buona sorte alla seruitù del Serenissimo Arciduca Alberto, vn Gentilhuomo per nome Luca chiamato, della Città di Craic, che per altri tempi, era stato allo Studio nella Nobilissima Città di Bologna: con questo s' accompagnò il Signor Vario Gentilhuomo Aretino, che della Musica è assai intendente, et di tutta la Italia molto pratico, ilquale pochi giorni auanti, era di Toscana arriuato, non per altro, che per vedere queste sontuose feste degne di perpetua memoria. Riconosciutisi, se bene erano molti gli anni, che in Bologna haueano contratta amistà insieme; fecero molta allegrezza; ilche è proprio de gli amici, quando lungo tempo lontani l' vno dall' altro, per qualche accidente, si raueggono, e s' incontrano. [Proprietà de gli amici. in marg.] Entrati nella Chiesa di San Vito, fatta la loro consueta Oratione, di diuerse cose, già tra di loro occorse, ragionando; confirmorno, con gran contento dell' uno e l' altro, la vecchia amicitia. In questo mentre Sua Maestà con molti della sua famiglia era entrata nel Monasterio di quelle Reuerendissime Madri, che in numero passano il centenaio. [Instromenti, che entrano nel Concerto di San Vito. in marg.] Quando finalmente doppò la visita di molti luochi vniuersali, et stanze particolari, di che n' hebbe Sua Maestà gran sodisfattione, arriuata al luoco determinato e solito per il Concerto, essendo ogni cosa quieta, s' udirno con tanta soauità, e dolcezza d' Harmonia, Cornetti, Tromboni, Violini, Viole bastarde, Arpe doppie, Lauti, Cornamuse, [-f.2r-] Flauti, Clauacembali, e voci in un tempo istesso, che propriamente iui parea, che fosse il Monte di Parnaso, e' l Paradiso istesso aperto; et non cosa humana. Al fine con vn silentio incredibile, fornito il Concerto, restò nelle orecchie delli audienti vn' Harmonia insolita, tanta che voltandosi il Signor Vario al Signor Luca le disse. Sono molti Mesi, et Anni, che io non ho vdito Concerto alcuno, che tanto bene sia vnito come questo. Quiui si scorge una maestria, vna eccellenza di Donne estraordinaria; ma che dico io di Donne? Se fossero stati al gusto mio di maggiori huomini, che habbi la Italia, non mi haurebbono cosi sodisfatto, nè credo che hauessero fatto più di quello che fatto hanno queste Madri. Questa mia opinione vi sarà manifesta, se à parte per parte, noi vorremo essaminare; [Quali cose si ricercano à un buono, et unito concerto. Prima consideratione. in marg.] Quali siano quelle cose che conuengono ad vn Concerto bene vnito, et in quella maggior perfettione, che far può l' Arte, e gli Artefici istessi recitato. E incominciando dal luoco, come cosa che senza di lui non si può fare, et è vna delle principali parti; Corrisponde con tanta proportione, che par quasi che quei primi fondatori, non hauessero all' hora altro risguardo, che formare vn luoco risonante, e corrispondente alle parti più lontane, et che non deuora le voci, e i suoni; ma che li nutrisce, et conserua nella sua integrità, sino che sono peruenuti alle orecchie de gli ascoltanti; erano presaghi, che iui si doueano essercitare le Muse istesse, non Donne, le cui attioni sogliono essere per lo più imperfette, et nel gouerno delle Case pronte, et attiue più, che nello adoperare Instromenti di tante sorti, et in tanta eccellenza. [Seconda Consideratione. in marg.] Nel secondo luoco voglio, che consideriamo la elettione delle Compositioni, che vogliono essere Composte, secondo la natura de gl' Instromenti, et delle voci, che in questo Concerto entrano, di modo che non siano quelle Cantilene, con le recitanti, e con gli Instromenti sproportionate: Voglio dire, che non bisogna che le parti ascendano, ò discendano nello acuto e nel graue più di quello, che comporta la natura, e la proprietà di ciascuno Instrumento naturale, et artificiale; ma che tutte stiano ne' loro termini; ilche rende più facile il Concerto, più vnito, et assai più grato alli ascoltanti. [Terza consideratione. in marg.] Nel terzo luoco ci vuole la debita distanza, che debbe essere fra quelli che recitano, e gli ascoltanti; e non è dubio, se queste Reuerende Madri, ò più lontane, ò più vicine al luoco di doue vscisse l' Harmonia, fossero; che sarebbe molta differenza, e non poca quella che apportarebbe, questa indebita distanza; ma e loro non credo che si possino allontanare di più, nè gli ascoltanti similmente, se non vscissero fuori del Tempio: di maniera, che si viene à verificare la prima Consideratione, et questa debita distantia. [-f.2v-] [Quarta consideratione. in marg.] Nel quarto luoco diremo, che non tutti gl' Instromenti sono buoni, per cosi fatti Concerti, ma ci vuole la elettione d' Instromenti fatti da Artefice eccellente, e non basta; ma ci bisogna ancora, che in eccellenza siano fabricati, che nelle parti graui habbino del sonoro, et non del muto, ouero rendano li suoni che siano offuscati; nello acuto del viuace, dell' allegro, et che in egualità corrisponda al mezo et al graue. [Quinta consideratione. in marg.] Nel quinto luoco ci poneremo, che quelle persone che hanno da recitare, sia ò con le voci, ò con Instromenti; più recitino con le orecchie, che con la voce ò con Instromenti.
Luca. Come volete, che con le orecchie, che non hanno nè mano, nè voci recitino? ò questo sì che ha del buono, che volete inferire? [Auertimento a Cantori, e Sonatori. in marg.]
Vario. Voglio dire, che bisogna che l' una ascolti l' altra, et ascoltandosi, habbi giuditio di non superare la compagna, sì nelle voci, come nel toccare gli Instromenti; cosi facendo, si sentirà vna egualità di voci, et di suoni di tal maniera soaui, che gli ascoltanti ne pigliaranno infinito piacere.
Luca. Hora io vi intendo, questo è uno di quelli auertimenti, non solo ragioneuole, ma necessario; bisogna à tutti i modi, che li Cantori, et Sonatori s' ascoltino l' uno e l' altro; perche non poca deformità sarebbe se l' uno Cantasse con vna voce potente, gagliarda, et sonora; e l' altro con voce dolce, soaue, e più tosto debile che altrimenti.
Vario. [Qual proportione habbino d' hauere li Cantori fra di loro. in marg.] Ogni volta che non hauessero questo antiuedere d' ascoltarsi l' un l' altro, si potrebbe dire, che cosi fatte Musiche fossero più tosto sproportionate, che proportionate; intendendo quiui della proportione d' uguaglianza, et non della ineguaglianza; non vi essendo dibisogno in questa attione di eccesso, ò di difetto; di eccesso nella parte più gagliarda forte, e potente; di difetto nella più debile: ma si ricerca in questa attione di Concertare, quella proportione, ò vogliamo dire attione d' uguaglianza fra di loro; di maniera che vno non supera, ò non sia dall' altro superato, laqual vguaglianza stà nel mezo posta fra lo eccesso, e lo difetto, et ha natura di congiungere insieme quella soprabondanza, che si ritroua nello eccesso, et quel mancamento che è nel difetto; ilche si fa aggiungendo alla più debile parte, ò leuando dalla più gagliarda la differenza che quelle hanno alla vguale.
Luca. Di questa sproportionata Musica, ò vogliamo dire disuguaglianza, voglio raccontarui, la impresa di due Sonatori, che l' uno ha il corpo assai grande, et robusto, e suona di Cornetto; et l' altro è di statura comune, et è di mediocre vita, ma di natura gentile: quello fa il protomastro, e si fa sentire alla disperata; questo per esser di natura più tosto debile che gagliardo, suona con molta leggiadria e politezza, et con tanta bella gratia si [-f.3r-] fa sentire, che alli ascoltanti dà molto piacere; et ambidui gli ho sentiti in vna di queste Città famose, doue ogni sera si fanno Concerti di varij Instromenti, ma talhora per questo rispetto, con tanta disgratia, e mala sodisfattione de gli ascoltanti, che più tosto genera fastidio che piacere.
Vario. Non è causa di questo errore, altro che la Inuidia che l' uno di loro porta all' altro; ma lasciate, che ne fanno la penitenza, secondo che appresso di Laertio disse Biante Filosofo; [Detto di Biante. in marg.] si come il ferro dalla rugine viene consumato, cosi l' inuidioso dal suo proprio vitio si distrugge; e 'l ferro se bene non è offeso da cosa alcuna genera però da se stesso quel veleno che lo rode; però ben disse à questo proposito il Sanazaro Poeta famosissimo. [Detto del Sanazaro. in marg.]
L' Inuidia figliuol mio, se stessa macera, E si dilegua, come Agnel per fascino, Che non le gioua ombra di Pino, ò d' Acera.
Ma lasciamo che costui si consumi nella propria passione, ma diciamo noi, che. [Sesta consideratione. in marg.] Nel sesto luoco vi dobbiamo ponere nella consideratione de' Concerti la elettione delle Compositioni; dico di quelle che vengono fatte da buono, et eccellente Artefice; voglio dire, che non basta, che siano fatte al proposito de gl' Instromenti, et delle voci; ma che siano vscite da valente pratico; come quelle del Signor Claudio, di Costanzo Porta, Andrea Gabrielli, Gianetto Palestina, Giouanni Iacomo Gastoldi, Benedetto Palauicino, Ruggiero Giouanelli, Giouanni Maria Nanino, et altri che sono, et sono stati eccellenti. [Musici eccellenti. in marg.]
[Settima consideratione. in marg.] Nel settimo loco, preparate tutte le cose dette, bisogna che li recitanti habbino quelle parti che à loro sono conuenienti, come si scorge in queste Madri, che quelle, che sono nel Trombone essercitate, se bene sanno adoprare altri Instromenti, non lasciano però da parte quelli per questi, ma si seruono di quello in cui per il longo essercitio, et per la natura inclinata, si sono fatte eccellenti; non partendosi dal proprio instinto, et elettione naturale, nè quelle che nelli Lauti, ò Arpe doppie, sono essercitate, se bene sanno essercitare altri Instromenti; nondimeno attendono à quello in cui la natura gli ha dato gratia particolare, aiutata da vna lunga consuetudine, et essercitio. Quelle altresì che Cantano quella parte che alla dispositione loro è di comodità; cantano con bella maniera, accompagnata da molti belli Passaggi tanto vaghi, che l' uditore ne resta tutto ammiratiuo; ilche farebbe contrario effetto, se in vece di Cantare quella parte, che alla natura sua è commoda; Cantasse quella che le fosse discommoda, andando ò troppo nel graue, ò nell' acuto; là onde per tutti questi rispetti, vi concludo che questo è il più eccellente, vnito, e ben proportionato Concetto che habbi l' Italia.
[-f.3v-] Luca. Questa conclusione mi piace, et mi risoluo di concorrere nella vostra ragioneuole opinione.
Vario. [Ottaua consideratione. in marg.] Non sete per risoluerui male, quando vi aggiungerete vn' altra consideratione, e sarà l' ottaua, et è di molta importanza, e forsi più d' ogn' altra, sia qual si voglia.
Luca. Tutte le considerationi da voi dette, sono di molta importanza, ma che ve ne sia vn' altra, che vadi del paro alle già dette, veramente io non la sò penetrare.
Vario. [Instromenti da chi ridotti al temperamento. in marg.] Ella è degna d' essere notata particolarmente: Tutti gl' Instromenti di questo Concerto sono ridotti al temperamento da vna sola orecchia; vna sola di quelle Madri bisogna, che gli accordi tutti, dico le Viole, Violini, Arpe doppie, Lauti, Clauacembali, et le Viole bastarde, con altri Instromenti, che in questo Concerto entrano.
Luca. Voi mi venite quasi à dire, che dui, ouero tre valent' huomini non saranno basteuoli ad accordare, et ridure à vn temperamento bene vnito, molti Instromenti, come vn solo.
Vario. Saranno buoni, ma non come vn solo; la causa è che il senso dell' udito non è tutto vno, ma sono più, et talhora anzi per il più diuersi l' uno dall' altro; però non saranno accordati da più orecchie in quella eccellenza, che da vna sola. Et à questo proposito disse Quintiliano. [Quintiliano. Detto di Aristosseno intorno al senso dell' udito. in marg.] Non enim est cuiuslibet auris exigere neruorum sonos. Et Aristosseno Eccellentissimo Musico de' suoi tempi, disse, che bisognaua hauere il senso; ilquale non è l' istesso sempre nello istesso huomo, assuefatto perfettamente alla intelligentia di vna certa cosa rimanente, ò stabile, et del Mosso; percioche all' hora si conoscono le differenze de' suoni, delle Constitutioni, sì Consonanti, come dissonanti, et di tutte quelle cose, che in tutto ò in parte s' appartengono à questa facoltà. [Detto di Gaudentio. in marg.] Et Gaudentio nel principio del suo introduttorio di Musica, essorta tutti quelli che sono rozzi, et grossolani, che non hanno le orecchie assuefatte all' Harmonia; ad astenersi, et star lontani da quelli, che in ciò sono stati Eccellenti, et hanno cognitione del rimanente, et del Mosso: [Detto di Archita Tarentino. in marg.] Et Archita Tarentino in quel suo Libro, che intitolò della Mathematica, quando dimostra in qual modo si faccino li suoni, dice che à molti non è concesso, comprendere la natura del suono: Io adunque vi concludo, che vna sola orecchia, assuefatta alla cognitione di simile maneggio, sarà più sicura che molte; di qui è che vna sola di queste Madri ha il carico di temperare, et vnire quelli Instromenti insieme; Nè si può dire se non che ella sia molto essercitata, et che di quest' Arte habbi grandissima cognitione.
[-f.4r-] Luca. [Disunione d' Instromenti da che nasca. in marg.] Mi raccordo talhora hauer sentito alcuni Concerti, che più tosto m' offendeano l' udito, che lo dilettassero, et pur erano valent' huomini; ben m' accorgo, che facilmente ciò potea nascere dalla disunione de gl' Instromenti, che da diuersi doueuano essere stati ridotti al temperamento, ò voglio dire distemperamento; ma si come questi meritano biasimo; cosi quelle di altretanta lode sono degne.
Vario. Potiamo adunque con ragione dire, che quelle Reuerende Madri, per tutti li rispetti detti, conseguiscano quel fine che di già si sono proposte di conseguire, ò che almeno le siano assai più vicine, che quelli da voi già sentiti.
Luca. Queste nostre parole m' eccitano à dimandarui vn quesito; che volete dire del fine? è forsi il suo fine il Cantare, e Sonare con qualche gratia? se questo fosse, ogn' uno che sà Cantare, ouero Sonare, si presume di Sonare e Cantare con qualche gratia, che cosi comporta l' amor di se stesso, se bene non è vero che conseguiscano questo fine: se poi volete dire d' altro fine, qual sarà egli? [Diletto commune à Sonatori, et Cantori. in marg.]
Vario. Il fine del Musico, e quello del Poeta tutto è vno; ma auanti che passiamo più oltra, voglio che sappiate; Che ogni operatione fatta da qualunque Artefice, è fatta à qualche fine, come ben disse il Filosofo. Ma perche diuersi sono i fini, diuerse ancora sono e debbono essere le operationi. [Fini diuersi. in marg.] Qual sia il fine che l' huomo vuol conseguire, bisogna conoscerlo, et hauerlo nella mente prima di tutte l' altre cose; che quando dallo Agente non sia conosciuto, manco potrà operare à fine alcuno. [Fine causa delle cause. in marg.] Questo fine è causa di tutte le cause, et tutte l' altre cose che concorrono à conseguire questo fine debbono hauere corrispondentia, e relatione al fine; et all' hora potremo dire d' hauerlo conseguito, quando l' opera sarà ridotta alla perfettione; douete però auertire, che quiui non dico di quel fine, che lo Agente, communicando le gratie sue à questo e quell' altro conseguisse; ma di quel fine, che operando egli stesso conseguisse. [Due sorti di fine in marg.]
Luca. [Che cosa deue considerare il Compositore. in marg.] Sò benissimo, che se il Compositore vuol Componere vna Cantilena, la prima cosa che pensar deue, bisogna che sia il fine; et per conseguirlo apparecchiare quella materia, che sà esser necessaria; dipoi co'l mezo della inuentione far l' opera, e darle quella forma che già ha nella mente, et ridurla alla perfettione: Ma il fine di quelli che Cantano, e Suonano per se soli, et ne' Concerti, qual diciamo che sia?
Vario. Quello istesso, che è quello del Poeta, come ui ho detto.
Luca. [Fine del in marg.] Il fine del Poeta è di giouare, et dilettare; adunque quello del Cantore, [-f.4v-] ò Sonatore sarà di giouare, et dilettare. [Musico qual sia. in marg.]
Vario. Cosi stà; vedete mo noi, et andate bene considerando, se questi Cantori dilettano, et giouano; et allhora saprete se essi conseguiscono quel fine, che di già si sono proposto di conseguire.
Luca. [Auertimenti, che si debbono considerar ne' Concerti. in marg.] Hora vi intendo; bisogna che io vadi assaminando bene le parti, che ha tutto il corpo del Concerto; s' egli è bene vnito, se corrispondono quelle parti l' una all' altra, se vno supera l' altro, se le voci humane con gl' Instromenti stanno in una istessa egualità, et altri particolari, che à simili Concerti si ricercano, et allhora conoscerò quel tanto che io desidero di sapere; cose tutte che nel Concerto di queste Reuerende Madri habbiamo detto esserui, in quella maggior eccellenza, e perfettione, che hoggidì si possi desiderare, in qual si voglia Artefice di quest' Arte.
Vario. Tanto ho voluto dire, et vi dico. Voi come iudicioso andrete discorrendo le parti, da chi vengono Sonate, la gratia che le dano, la maniera bella del fare le tirate, se dano viuacità alli passaggi, se fanno buono instromento quelle che suonano Cornetti, Cornamuse et storti; [Parti che concorrono à conseguire il fine. in marg.] se hanno buona lingua, se sforzano la natura dello Instromento in parte alcuna, che mentre che andrete considerando simili particolari, che sono quelle parti che concorrono à conseguire questo fine, da voi stesso conoscerete quel che ne' Concerti vi sia di buono, et di bello; et se gli Artefici conseguiscono questo fine.
Luca. Se voglio hauer cognitione de' Concerti in qual perfettione, et imperfettione si siano, lo sò; ma questa cognitione l' haurò più compita, quando mi hauerete detto, et dichiarato dui termini quali s' appartengono à gl' Instromenti da fiato.
Vario. Et quali sono? dite, che volontieri vi sodisfarò.
Luca. L' uno è, che habbino buona lingua; e l' altro che faccino buono instromento.
Vario. Alla cognitione di quello che voi ricercate, non basta la dichiaratione di questi due particolari; ma vi concorre la intelligentia della perfettione, et imperfettione de gl' Instromenti.
Luca. Son contento, che vi siano dell' altre cose necessarie da sapersi; ma intanto dichiaratemi queste, che dipoi m' andrete aprendo con l' altre la mente alla intelligentia, di quello che io desidero, et che è necessario.
Vario. [Di tre sorte di lingue per sonare il Cornetto in marg.]
Questi Sonatori dicono, che la lingua è quella, che più d' ogn' altra cosa, in questo essercitio del Sonare il Cornetto effettua il buono e 'l bello; se bene vi concorre il labro, che è di molta importanza per proferire il suono: Bisogna dunque sapere che tre sono le lingue principali. La prima è detta [-f.5r-] Rinuersa, et è la principale delle tre per essere à simiglianza della Gorgia; [et quali. Prima. in marg.] et alcuni la chiamano lingua di Gorgia: Questa è velocissima, et difficile da rafrenare; lo batter suo è al palato, et si proferisce in tre modi; il primo, ler, ler, ler; et è dolce et soaue: il secondo, der, ler, der, ler, der, ler; et è mediocre: il terzo, che è più crudo de gli altri si proferisce, ter, ler, ter, ler, ter, ler. [Seconda. in marg.] La seconda lingua s' addimanda, Lingua dritta; et il suo battare è ne' denti, si proferisce; tere, tere, tere: Questa è assai lodata da Sonatori, et è buona per la minuta di Croma, et della Semicroma; essendo naturalmente rafrenata. [Terza sorte di lingua. in marg.] La terza lingua si batte nel palato appresso li denti, et è per natura cruda, si proferisce, teche, teche, teche; ella è buona per quelli, che vogliono fare terribilità, e strafare, come fa quel vostro amico. Questa lingua non è grata alle orecchie, ma le offende; ella è per natura sua assai veloce, et difficile da raffrenare: Ve ne sono di molte altre, vna delle quali si proferisce ne' denti, te, te, te, et se ne serue il Sonatore alla proferta delle note, sino alla minuta di Croma: l' altra si proferisce, de, de, de, et non è troppo veloce, ma tiene alquanto della pigritia: Queste se bene sono comodamente buone, tuttauia, le tre prime sono le principali, et quelle che da buoni Maestri sono essercitate, et adoprate.
Luca. Se bene, come dite, ve ne sono di molte altre, deue però il buon' Artista, fare elettione delle migliori, et in quelle essercitarsi; non restando però di sapere, et hauer buona cognitione dell' altre ancora, affinche ritrouandosi, doue sono altri Sonatori, che alle volte vogliono (per parer più sauij de gli altri) fare, per dir cosi, delle terribilità; egli ancora possi rispondere, usando quella proportione d' uguaglianza, che già detta hauete, che si deue ritrouare ne' Concerti, et vnione de gl' Instromenti. Quanto mo al fare buono Instromento, come lo dichiarate? Nasce forse il bene, et il male dallo Instromento, o dal Sonatore? ò dall' uno, et l' altro insieme? se lo Instromento sarà cattiuo, et falso, potrà forsi il Sonatore fare, che diuenti buono, ò appaia buono? et se lo Instromento sarà buono, potrà il Sonatore far sì, che diuenti, ò appaia cattiuo?
Vario. Andate adagio Signor Luca, voi in poche parole ricercate la cognitione di molte cose, et tutte importanti, alle quali sodisfarò; però vi dico, che tutti questi disordini nascono dal Sonatore; dal Sonatore dico, ogni volta che lo Instromento sarà buono, et fatto da buon Maestro; che quando lo Instromento fosse fatto da Maestro, che non hauesse molta cognitione di quest' Arte, sarebbe graue errore dalla parte dello Instromento: [Il Cornetto è atto ad in marg.] Ma notate, che questo Instromento è atto quanto ogni altro ad imitare la voce humana; [-f.5v-] e 'l buono, et eccellente Sonatore l' adopra forte, cioè lo fa sentire con suono gagliardo, et con suono più rimesso, alto, basso, et in ogni sorte di tuono, come più li piace, più e manco, secondo la sua eccellenza. [imitare la voce humana in marg.] Bisogna però essercitarsi lungo tempo, à far buono Instromento; acciò si possi guardare di non fare, che lo Instromento habbi del corno, del muto, ouero del sfesso: lo tenere il labro aperto lo fa hauere del Corno, et Muto: lo tenere il labro serrato più del bisogno, lo fa hauere del Sfesso: [Parti che si ricercano à fare buon Instromento in marg.] Adunque à far buono Instromento bisogna, che il Sonatore dia vn' apertura al labro, che sia di mezo: Vuole ancora esser Sonato con discretione, et con molto iudicio; la lingua vuol essere nè troppo morta, nè troppo battuta; ma simile alla Gorgia: et questo è il fare buono Instromento. Quando il Sonatore entra nella minuta, farà poca roba, ma buona: [Quello che deue osseruar' il Sonatore. in marg.] Talche per concluderui questo particolare, bisogna che il Sonatore attendi al buono, et buono Instromento, alla bella lingua, alla bella minuta, et ad imitare quanto più puote la voce humana. Quanto poi à quello che voi ricercate, se essendo l' Instromento buono, il Sonatore lo possi far cattiuo, et di falso buono: vi rispondo, che l' eccellente Sonatore con la industria, et Arte, non può fare che lo Instrumento di cattiuo, et falso, diuenti buono; ma si bene, che non offenda tanto l' udito, quanto se fosse Sonato da qualunque altro, che non fosse cosi pratico, et eccellente come lui; [Diligenza del Sonatore. Prouerbio. in marg.] si come ancora potrà Sonando vn' instromento buono, et fatto da buon Maestro, farlo parere imperfetto, et falso; non vi ricorda di quel Prouerbio, che s' accomoda à tutte le cose. Al buon Soldato ogni arma se gli accomoda bene nelle mani? Soggiungete ancora, che se il Sonatore non sarà eccellente, et che lo Instromento habbi delli difetti molti, non conosciuti dallo Artefice, che la imperfettione venirà dall' uno, et dall' altro insieme.
Luca. Ci vogliono di molte cerimonie, et auertenze à chi Sonar bene desidera questo Instromento, non credo che ci siano altre tante difficoltà à Sonare qualunque altro Instromento sia qual si voglia; il Trombone ha vna sola proferta; il Lauto, il moto delle mani; il Clauacembalo, et l' Arpa semplice, et doppia, lo istesso, accompagnato con vna longa pratica; ma à questo ci vuole la cognitione di più lingue; la mutatione di vna doppo l' altra, secondo la qualità delle note: [Dificoltà di Sonare il Cornetto. in marg.] L' apertura à tempo, et conueniente de' labri, la prestezza delle dita, et vna lunga consuetudine; di modo, che non basta saperle dare il vento, et aprire la bocca, ò il labro con vna sola proferta, come si fa nel Trombone; et perciò dico, che porta molte difficoltà, et inauertenze.
[-f.6r-] Vario. [Il Cornetto è difficile Instromento. Valenti Sonatori di Cornetto. in marg.] Veramente è vn' Instromento difficile, et di molta fatica, e di gran studio; ilquale per Sonare vna sola parte è di molta dilettatione, quando però il Sonatore ha qualche eccellenza, come hauea il Caualiero del Cornetto, ne' buoni tempi; et Maestro Girolamo da Vdine nella Città di Venetia, insieme con tanti altri che in questa nostra Italia sono fioriti.
Luca. Gl' interualli che da questi Instromenti vsciscono, ò per meglio dire, li suoni che proferiscono, di che grandezza credete che siano? saranno come quelli, che da altri Instromenti sono proferti? ò pur come quelli della voce humana? io pur vado pensando, che fra di loro vi sia qualche notabile differenza; perche talhora sento qualche varietà, che mi dà che pensare.
Vario. Quando sarà tempo, che vi dichi il mio parere, di questo ancora ve ne ragionarò; et allhora intenderete delle cose che molto bene vi apriranno la mente alla intelligentia di questi Concerti.
Luca. Et questo desidero, ma poi che hora non vi compiacete di esplicarmi quello che io bramo, mi parerebbe bene, che ci inuiassimo in luoco più d' ogn' altro vicino, e sarebbe in proposito Santa Maria del Vado; là doue hauremo la comodità di quei Padri, che sono amici di Vostra Signoria d' una Camera, per potere (bisognando) scriuere, e dimostrare qualche cosa appartenente à quest' Arte; in questo mentre, se vi sarà in piacere, mi venirete esplicando, se intorno à questi Instromenti vi sono altre imperfettioni, che pur mi dà l' animo, che vi siano dell' altre cose degne di molta consideratione.
Vario. È ben fatto, io apunto ho la chiaue d' una stanza molto al proposito, et comoda: Andiancene, che quando saremo là vi risponderò à quanto voi m' hauete addimandato; vsciti della Chiesa di San Vito presto giungessimo in quella delli Reuerendi Padri di Santa Maria del Vado, là doue fatta la riuerenza, e debita salutatione all' Altare maggiore, entrassimo in Casa, giunti alla stanza, posti à sedere, preparato carta et inchiostro; risposi al Signor Luca, che molto bene hauea ragione, [Tre considerationi. Prima. in marg.] et tre Considerationi mi parea, che restassero da dirle, et che ciascuna di loro apportaua molta differenza fra li suoni, che dall' una all' altra nascono. La prima è la materia di che gl' Instromenti vengono da gli Artefici fatti. [Seconda in marg.] La seconda, che le Corde che ne gl' Instromenti rendono il suono, ò siano Canne, come ne gli Organi; sono di materia l' una dall' altra differenti. [Terza. in marg.] La terza, che le Corde, lequali sono percosse rendono Harmonia; [Dichiaratione della prima consideratione. in marg.] sono percosse da diuerse cose di natura contrarie. Intorno alla prima, dicoui, che perche il corpo del Lauto è fatto di legname dolce, et molto sottile, et ha maggior corpo della Cetra; che per questo rispetto, diffondendosi il suono per entro à quel corpo, il ribombo [-f.6v-] viene ad essere alquanto più disunito, et perciò più soaue di quello, che rende la Cetra; [Il corpo dello Instromento fa differenza di suono. in marg.] laquale hauendo il corpo picciolo, basso, et alquanto più grosso del Lauto, nè potendosi difondere tanto, che acquistar possi dolcezza, et in vn certo modo temprare quella crudezza, che dalla natura seco porta; resta perciò il suono in quella asprezza. Argomento certissimo vi sarà la esperienza istessa; ponete delle cordi di Cetra sopra il Lauto, et di quelle del Lauto sopra la Cetra, che bene percotendo l' una et l' altra sentirete essere differenti di suono, et di effetto da quello che faceano, quando ne' proprij Instromenti erano collocate; ilche nasce dal corpo de gl' Instromenti, et non dalle corde, lequali non mutano qualità alcuna in se stesse; [La diuersità delle corde fa diuersi effetti. in marg.] altretanto vi dico se ponerete delle corde di budella sopra il Clauacembalo, egli è tanto grande di corpo, che perdendouisi per entro, il suono s' ammutisce. Se adoperarete delle cordi d' Argento, secondo le leghe, faranno suono l' uno più sonoro dell' altro; ma tuttauia haurà sempre del muto: se d' Oro, quello di Spagna, perche è di lega più dura di quello di Venetia, ò altri, poste sopra la Cetra renderà suono molto soaue; ma ogn' Oro non è buono: Nel Clauacembalo questi metalli Oro, et lo Argento renderanno ridotti in Corde il suono, che haurà del Muto; ilche non può nascere da altro, che dalla grandezza del corpo dello Instromento, et dalla natura del metallo insieme. [Dichiaratione della seconda consideratione. in marg.] Intorno alla seconda, non è dubio, che l' Harmonia, che nasce da vn' Organo le canne di cui sono di piombo, sarà più soaue assai di quella che vscisse dalle canne di stagno, ouero altra materia più cruda e soda; et le canne di budella, che per natura sua sono assai più tenere di quelle d' acciaio, renderanno il suono più dolce e soaue all' udito. [Dichiaratione della terza consideratione. in marg.] Quanto alla terza consideratione, se le corde siano d' acciaio, ò di budella, ò d' oro, ò d' argento saranno percosse con le dita faranno vno effetto, che essendo percosse con altra materia più dura faranno il suono diuerso dal primiero; et ciò nasce, perche, mentre che con le dita, che sono molli et tenere si toccano, par quasi che quella mollitie smorzi alquanto di quella asprezza, che seco dalla natura portano; si come ancora percotendole con altra materia più cruda, renderanno il suono più crudo alle orecchie, non tale che sia insoportabile, ma si bene che la differenza fra l' uno, et l' altro si scorgerà.
Luca. [Pratici non considerano li difetti dell' Instromenti. in marg.] Queste considerationi, che vanno dimostrando la imperfettione degl' Instromenti, poco sono da pratici considerate; perche li difetti poco si scuoprono al senso, nè sono di molta offesa all' udito; massime quando più suoni in vn' istesso tempo si sentono.
Vario. Se ci considerassero, sarebbono più auertiti nel recitare le loro Cantilene; [-f.7r-] ma di loro, chi la vuole per vn verso, et chi per vn' altro; talche quando si pensano di proferire vn' interuallo naturale, in luoco suo, se ne sente vno accidentale; che vi pare?
Luca. Questo è quello, che io apunto voleuo dirui; sono andato molte volte pensando intorno à questo particolare, ma io stesso mi confondeuo; hora che ci sete entrato per dichiararmi quello che io desidero seguitate.
Vario. Gl' Instromenti sono diuersi, et si come sono di forma l' uno dall' altro differenti, sono anco fra di loro differenti nella grandezza de gl' interualli che ciascuno di loro proferisse; voglio dire, che nel Genere Diatonico vno sonerà la spetie detta da Tolomeo Syntona, ò vna cosa che le sarà vicina; [Spetie Syntona di Tolomeo, e di Aristosseno son differenti. in marg.] vn' altro quella di Aristosseno, ò la vicino; che per essere queste due spetie differenti l' una dall' altra, saranno ancora differenti quelli interualli, che da gl' instromenti, che mette in essecutione quella di Tolomeo; da quelli che gli Instromenti, che secondo Aristosseno sono temperati, vengono prodotti in atto. Là onde mentre che andaremo considerando la imperfettione, che apporta la materia di che sono fatti gl' Instromenti; il vento che le viene dato, ò le corde che di natura sono diuerse, et da diuerse cose percosse, et le specie diuerse che suonano; non è dubio che scopriremo imperfettioni notabili, et si verificarà quel Prouerbio, Multa pauca, faciunt vnum satis. [Prouerbio. in marg.]
Luca. Non è dubio, che molte cose picciole insieme poste, fanno vn corpo assai grande, che per ciò molte e picciole imperfettioni, insieme vnite, fanno notabile imperfettione; se bene alle orecchie di quelli, che sono grossolani, et che sono fuori della buona intelligentia, queste minutezze non dano fastidio, come quelli che vanno assuefacendo il senso à cose dure, aspre, fuori de' termini della ragione; e lontani dal dilettare il senso, e l' intelletto insieme come quelli che hanno l' ignoranza per guida. Hora seguitate il vostro ragionamento, et se talhora io vi interrompo perdonatemi, che il desiderio, che ho d' intendere le cose per quel verso che si deue, mi trasporta à dire qualche cosa.
Vario. Dite ciò che vi piace, che mentre, che voi addimandate qualche dubio, ò che ragionate intorno al proposito nostro, vi vedo vicino al sapere, non essendo poi questo interrompimento senza vtile e sodisfattione vostra. [Il Trombone può sonare qual spetie li piace. in marg.] Il Trombone per incominciare da questo capo, è vn' Instromento libero, et per la sua libertà può Sonare la spetie Syntona di Tolomeo, che ha li Tuoni che sono ineguali, et li Semituoni altresì ineguali: la Syntona di Aristosseno, che ha li Tuoni che sono eguali, et li Semituoni loro ancora eguali: Quella di Didimo, che tiene gran parte con quella di Tolomeo; et [-f.7v-] può anzi imita la natura, et la voce humana, più d' ogn' altro Instromento da fiato; secondo però la perfettione, et imperfettione del Sonatore: Qual di queste spetie affirmatiuamente egli suoni: [Difetti del Sonatore di Trombone. in marg.] bisognerà concludere secondo il mio parere, rimettendomi à chi meglio di me dimostrasse altrimenti: che perche sempre il Sonatore non è disposto ad vn modo istesso, nè sempre dà il fiato ad vn modo istesso, nè ad vn segno istesso moue quella parte del Trombone, che và mossa, nè stringe, ò allarga il labro all' istesso segno: bisognerà dico concludere, che hora Suoni vna spetie, et hora vn' altra, ò per meglio dire, vn' interuallo più corto, ò più longo vna volta dell' altra; [Qual' spetie Soni il Trombone. in marg.] sanno benissimo gli Theorici, che à volta per volta, non hanno il Compasso, che co'l tempo accompagnato si possi misurare ogni interuallo; e 'l senso dell' udito non è iudice tanto sincero, che per se stesso possi iudicare la grandezza di vno, et peggio di dui, ò più interualli in vn' attimo vditi: et perciò non possono essere altrimenti, che variati, et irrationali; di qual specie mò si siano adhuc sub iudice lis est. [Difetti del Sonatore del Cornetto. in marg.] Il Cornetto, se bene ha li fori determinati non si può però affirmatiuamente dire, che suoni più vna specie, che vn' altra; essendo che questi fori sono fatti à caso, e la loro distanza è fatta à tastoni, et non con certi et determinati numeri, di che gli Artefici, che li lauorano ve ne fanno certo; oltra che il darle il vento vna volta più gagliarda dell' altra, inacutisse il Suono; et quando men gagliardo lo aggraua, et abassa: vero è che li Sonatori, quanto più possono, si sforzano di farle proferire li suoni, in quella maggior essatezza, che sia possibile; ma lo stringere, ouero allargare le labra più, o manco di quello che comporta la natura di quel suono, che proferir vogliono, li fa variare di modo, che non è più quella spetie, che si presume di Sonare, ma vn' altra: [Parere di Tolomeo, et Aristosseno. in marg.] Et à questo proposito voglio dirui quello, che Tolomeo nell' Ottauo Capitolo del Primo Libro dice, et nel Duodecimo del Secondo, dice adunque, Nelle Tibre, et fistole non si può hauere certezza della quantità de' suoni, che da loro vsciscono. Et Aristosseno nel Secondo dice, che è grande errore à cercare nello Instromento, la natura della cosa Harmonica: lequali parole, et auttorità altro non vogliono dire, se non che abbagliano alla Luna, quelli che si presumono di sapere la certezza della quantità, voci, o suoni de gl' interualli, che da gl' Instromenti vsciscono, essendo che sono irrationali, et di loro non se ne può affirmatiuamente dar conto: [Opinione dell' Auttore. in marg.] Io adunque per tutte queste ragioni, ardirò di dire, che questi Instromenti suonano vna spetie mista; et che quelli interualli, che da loro vsciscono, talhora possono essere rationali, et tal volta irrationali, secondo la eccellenza, et dispositione del[-f.8r-] Sonatore; di modo che per le cose dette, si può tenere di certo, che questi Sonatori non possono conseguire il fine da loro determinato, in quella perfettione, che desidera; et tanto più potiamo tener questo per vero: Quanto che in questi Concerti; quasi sempre vi si ritroua qualche bell' humore, che si persuade di sapere più de gli altri, et sà manco: [Persuasiua d' alcuni Sonatori. in marg.] persuadendosi, che per far sentire il suo Cornetto più de gli altri, che l' ascoltatore lo habbi da tenere per vn' Apollo, vn Thimoteo, vn' Orfeo, et vn Dio della Musica: Ma come disse quel Poeta,
Ne la Musica pare un gran Gigante, Et benche sappia apenna il Gamaut Si fa ben lui sentir fin' al Leuante. Ma se del La, sapeste fin' à l' Vt, Farebbe tal stropiccio di Giachette, Che lo faria restar un Cefaut.
[Biasimo d' alcuni Sonatori in marg.] Al fine si scuoprono simili al Grembiale del Pittore, perciò vi ritorno à dire, che non possono conseguire quel vero fine, cioè di dilettare perfettamente; ma imperfettamente si: essendo molti li difetti, et dalla parte de gl' Instromenti, et dalla parte de' Sonatori; et talhora sono maggiori e più importanti le imperfettioni, che sono ne' Sonatori, et Cantori, che quelle che ne gl' Instromenti si ritrouano.
Luca. [Opinione del Moderno Parmegiano in marg.] Hora si, che io m' accorgo dell' errore del Moderno Parmegiano, che pur ostinatamente dice, et replica più volte ne' suoi Libri, che sotto questo capo di Musica Instromentale, tutti gl' Instromenti suonano vna cosa istessa, et che fra gl' interualli dell' uno, et dell' altro non vi cade alcuna differenza; et forsi che non fa vn gran romore sopra questo particolare, quasi che habbi ragione da vendere: se hauesse studiato li buoni Auttori, credo, che presto haurebbe mutato pensiero; perche alle cose da voi dette, et alla ragione istessa, parmi che lui s' inganna molto; nè mi merauiglio, è forza che hauesse il senso deprauato di maniera, che queste sottigliezze non fossero dal suo senso comprese, nè dallo intelletto conosciute, et pur si persuadeua più del douere, ouero bisogna che talmente fosse inuiluppato nello studio d' alcuni Auttori, come nelle Scintille del Lanfranchi, ne' Dialoghi del Dentice, nelle cose di Franchino Gafforo, et altri di quella Schola, che poco curandosi di fare esperienza delle cose, sia caminato, come si dice, alla bonissima; dando intiera fede alle cose da questi dette, senza voler cercare se li più Moderni dicano il vero sì, ò nò. [Opere diuerse di Musica. in marg.]
Vario. Lasciamo, che stia, et resti nella sua ignoranza insieme con quelli, che [-f.8v-] giorno e notte s' affaticano con lo Instromento per ritrouare cose strauaganti, fuori della ragione, e lontani dalla esperienza già fatta da' nostri passati, e ridotta in regole certe dal senso abbracciate, et dall' intelletto confirmate; et noi attendiamo al fatto nostro, che al fine s' accorgeranno loro ancora del suo graue errore; per hauer consumato il tempo in cose, che le portano poco honore; potendolo consumare in operationi degne di eterna memoria, come ha fatto il Gabrielli, il Palestina, il Merulo, il Gastoldi, il Nanino, il Luzaschi, il Giouanelli, il Porta, et altri infiniti: [Musici valenti. in marg.] Diciamo adunque, che il senso dell' udito prende gran dilettatione de' Concerti bene vniti, et particolarmente quando sono essercitati, et fatti da huomini, ò donne che per la lunga consuetudine, et essercitio sono fatti eccellenti; [Difetti piccioli non cosi bene dal senso scoperti, et perche. in marg.] et quando ancora fra cosi fatti Concerti vi cade qualche picciola imperfettione, non essendo cosi bene dal senso scoperta per la moltitudine delle voci, et de gl' Instromenti, che la superano, ne piglia gran diletto; ma quando poi per la imprudenza, ò ignoranza de gli Artefici vi si sentono delle cose fuori de' termini, al senso molto bene scoperte, senza dubio, che in vece di dilettarsi, et restar sodisfatto, si cruccia, si storce, e gli abhorrisce.
Luca. [Prouerbio mal inteso. in marg.] In effetto è cosi, bisogna hauere molta pratica, et lungo tempo hauere essercitato questi Instromenti à chi vuol Sonarli, di maniera, che diano piacere, nè basta che l' huomo molto s' affatichi, fidandosi di quel Prouerbio, che la gocciola dell' acqua, per il continouo percuotere, caua la pietra; ma è necessario, che si conosca aiutato dalla natura, altrimenti è vn gittare il tempo: di qui è, che si ritrouano alcuni talhora d' ingegno tanto veloce à vn' essercitio, che in breuissimo tempo fa quello, che vn' altro di tarda apprensiua in molto tempo conseguisce, effetto che da altro non procede, se non dalla natura che all' uno è stata benigna Madre, et all' altro cruda Madregna: [Adriano andò à Parigi per studiar Legge. in marg.] et mi raccordo sentire à questo proposito lo Eccellentissimo Adriano più volte raccontare, che egli era andato alla Nobilissima Città di Parigi per imparare Legge; ma la Natura, che era inclinata alla Musica, ritrouando resistenza grande alle Leggi, imparò la Musica, et fece dipoi con tanta sua reputatione tante, e tante Cantilene, nobilitando questa Italia di Discepoli famosi: Ma lasciamo da parte questo ragionamento, ditemi, questi Instromenti, che imperfettioni hanno, che alcuni ne fanno certe diuisioni; [Diuisione degli instromenti. in marg.] in Instromenti al tutto stabili, et al tutto alterabili, et in stabili alterabili? di queste tre parti, le due non mi dispiaciono; cioè gli al tutto stabili, et gli al tutto alterabili: ma la terza, in stabili alterabili, non mi và per la fantasia; la causa ve la dirò, se sono stabili, come possono essere alterabili? et se sono [-f.9r-] alterabili, come possono essere stabili? in vn' istesso tempo, che siano stabili, et alterabili, non lo direte mai; perche due cose contrarie non possono essere nell' istesso soggetto, e nell' istesso tempo: bisogna, che vna seguiti l' altra, et che la stabilita sia dall' alterezza diuisa; desidero che mi diciate il vostro parere intorno à questo particolare, ad ogni modo, questo pensiero và à ferire, che questi Sonatori non possono conseguire il fine propostosi, se non in un certo modo imperfetto dall' intelletto conosciuto, et dal senso confessato.
Vario. [Altra diuisione de gl' Instromenti. Ordine primo. in marg.] Quelli che hanno fatta la diuisione de gl' Instromenti, in due maniere; alcuni hanno detto, che sono stabili, et altri instabili; nel primo ordine vi posero il Clauacembalo, Monocordi, Spinette, et altri di natura simili, i quali tutti ridotti alla sua participatione, in quella maggior essatezza, che si puote; percossi, ouero Sonati non variano il Concento, che da loro ne viene, sia la percossa debile, ò gagliarda; ma gl' instabili ridotti à quella maggior perfettione di temperamento, che si puote, sempre ò per la percossa vna volta più dell' altra potente, ouero per il diffetto della positura delle dita, vna volta più sù, ò più giù dell' altra variano in qualche parte il suono; et se sono Instromenti da fiato, quando il vento le viene dato vna volta ò più gagliardo, ò più debile fa nascere varietà ne' suoni; et essendo da fori la apertura, ò serratura più perfetta vna volta dell' altra, fa succedere simili effetti: [Qual proportione habbi vn suono all' altro. in marg.] essendo che tal proportione hà vn suono all' altro, quale ha la quantità di quella corda da cui prouiene; et ogni interuallo si dice farsi più graue, ò più acuto di tanta quantità, quanta è la proportione della corda, che se le aggiunge, ò leua, tanto dalla parte graue, quanto dalla acuta; et sarà irrationale, ò rationale, secondo la grandezza sua, et della parte aggiunta, ò leuata; se bene il senso dell' udito non è capace intieramente di quella minima variatione. Nel secondo ordine vi pongono tutti gl' Instromenti, siano quali si vogliano; reputando per vero, che la instabilità, che seco portano, sia ò nasca dalla imperfettione dello Artefice, non mai dallo Instromento per se stesso. Et quando io volessi discorerui della Imperfettione de gl' Instromenti per se stessi, vi direi, che in alcuno di loro non si ritroua nè stabilità, nè fermezza, sia qual si voglia; [Quali cose offendono gli Instromenti. in marg.] perche il caldo, il freddo, l' humido, la nebbia, e il vento, di tal sorte li moue tutti, che li sottopone alla instabilità, inconstanza, et imperfettione; si come sono tutte le cose, che dall' Artefice vengono fatte. Ma quando con voi ragiono della instabilità, dico di quella instabilità, et imperfettione che nasce dalla operatione dello Artefice istesso fatta, et che sia il vero, quando vi ho detto della imperfettione, ò instabilità di quelli Instromenti, che si suonano per il fiato, già [-f.9v-] vi ho concluso, che la imperfettione nasce dal dargli il fiato debile, ò gagliardo, e dal chiudere e non chiudere cosi bene li fori; difetto che nasce dallo Artefice; se de gl' Instromenti da corde, come Lauti, ò Viole: chi non sà, che se men forte, ò più forte sarà la percossa, che il suono varierà statione, et più sù, ò più giù poste le dita farà variare il suono, imperfettione, che nasce dallo Artefice? se mo lo Artefice percuoterà il Clauacembalo, ouero la Spinetta, non potrà la imperfettione dello Artefice fare, che gl' interualli, che da quelli vsciranno siano alterati, ò mossi dall' esser suo; però vi dico di quella instabilità, et imperfettione, che nasce dallo Artefice istesso, et non dallo Instromento. [Instromenti di tre maniere. in marg.] Coloro che dimostrano altra diuisione da questa differente, dicono, che gl' Instromenti sono di tre maniere, alcuni sono detti al tutto stabili, et sotto questo capo vi pongono l' Organo, il Clauacembalo, Arpicordi, Spinette, et Arpe doppie; et gli pouerelli non s' accorgono, che l' Organo per il vento, che talhora le viene con troppo empito mandato da chi lo caccia, per forza bisogna che varij gl' interualli, e suoni; et di maniera s' alterino, che gli ascoltanti ne restino in parte con l' udito offesi. L' Arpe doppie altresì, toccate da mano vna più graue dell' altra, ò leggiera, non le fa variare il suono, e gl' interualli? se fossero rationali, non diuentarebbono irrationali? Non hanno inteso costoro la natura di questo Instromento, nè hanno saputo discernere, e separare quelli Instromenti, che dalla necessità, et natura sua sono stabili, da gl' instabili per accidente. [Seconda maniera. in marg.] Alcuni altri li dissero al tutto alterabili, et sotto questo capo vi posero la Lira, li Rebechini, il Trombone: [Terza maniera. in marg.] et in questo conuengono con noi, cioè con gl' instabili. Ma nel terzo capo, che li chiamano stabili alterabili, mi pare che molto si ingannano, se bene in quest' ordine le pongono li Lauti, le Viole, et altri simili, che perche hanno la tastatura dicono, che sono stabili, et che per la percossa, per la posatura delle dita più sù, ò più giù, che fa variare il suono, sono alterabili: ma se li Rebechini, e la Lira non hanno in atto la tastatura; non l' hanno forse in potenza? et se il Lauto nella sua accordatura è stabile, non sono nella istessa accordatura gli altri stabili ancora? [La tastatura ne gl' Instromenti non è causa di stabilità. in marg.] se per imperfettione dello Artefice, li Rebechini, la Lira, et altri simili sono instabili, non sono forsi per lo istesso Agente altretanto instabili i Lauti, et le Viole? sarà forsi stabile il Lauto, perche habbi la tastatura? sarà forsi instabile il Rebechino, e la Lira, perche non hanno la tastatura? se tal' instabilità non viene dallo hauere et non hauere la tastatura, ma dalla imperfettione dello Artefice Agente? Ad ogni modo tanto è instabile il Lauto, se bene ha la tastatura, quanto il Rebechino, che non ha la tastatura in atto, ma in potenza, e questa potenza sarebbe [-f.10r-] vana, quando non si potesse ridure in atto; e la pone in atto l' Artefice di molto tempo essercitato con la eccellentia sua, quando essercita il suono, che talhora gl' interualli, che da questo Instromento vsciscono, sono più rationali et simili à quelli, che sono dalla natura prodotti, che quelli della Viola, o del Lauto. Bisogna adunque dire, che senza tante confusioni di stabili alterabili, dissero e bene, quelli che diuisero gl' Instromenti, in stabili, et instabili.
Luca. Ditemi di gratia, potrebbesi sapere la causa, perche alli Lauti ponessero la tastatura, et à molti altri Instromenti nò?
Vario. [La causa perche è posta la tastatura alli Lauti. in marg.] Crederei, che molto bene quei primi inuentori, dopò lo hauer sentito diuersi accordi, e diuerse Harmonie all' udito grate; volendo dare ad intender i luochi particolari, doue si potessero hauere simili accordi, s' accorgessero, che le facea dibisogno poner il nome à tutte le corde, et dipoi con qualche segno, significare à quante parti, di dette corde, si potessero di certo hauer questi confronti per ridure sotto regole vniuersali, il modo di far sentire le Compositioni tutte, siano quali si vogliano in questo Instromento, come si vede, che hanno fatto con il dare nel publico tante, e tante variate Intabolature, che seruono à ogni intelligente, et ignorante della Musica, nè era possibile poter fare altrimenti; [Intabolatura serue à Musici, et à ignoranti di Musica. in marg.] et come gl' inuentori lasciando le cose irresolute, et indeterminate, haurebbono potuto insegnare cosi fatte cose?
Luca. Veramente questa ragione mi piace; et tanto più, quanto che essendo questo Instromento di molte corde, et andando toccate talhora tutte insieme in un medesimo tempo, era necessario, nè si poteua far di manco, secondo che detto hauete, di non ritrouare termini vniuersali per liquali ogn' uno potesse intenderli, e seruirsene; ma questa tastatura vogliamo noi dire, che sia da gli Artefici posta con qualche regolato ordine, ò pur à caso?
Vario. Fui à ragionamento con Maestro Venere, che a' giorni nostri è stato valente huomo, e singolare nell' Arte di fare li Lauti nella Città di Padoa; et mi disse, che la tastatura da lui ne' Lauti, era posta à tastone, et senza regola alcuna; [Tastatura ne' Lauti posta à tastoni. in marg.] se bene haueano certe loro forme di cui se ne ualeuano, per far li manichi, che in proportione corrispondessero al corpo dell' instromento; ma quanto alla tastatura non hauea nè regola, nè ordine; se non che dopò l' hauer tirate le corde sopra l' Instromento, et accordate in quella maggior perfettione che la natura e l' arte gli hauea insegnato, ponendo le dita hor quà hor là, ritrouaua il luoco proprio di ciascun tasto: [Diuisione del manico del Lauto. in marg.] et questo è l' ordine osseruato da buoni Maestri in simili fatture, se bene alcuni con la diuisione della metà della corda in 18. parti, si sono dati ad intendere di diuider' il manico del Lauto, et delle Viole secondo la mente d' Aristosseno; et ciò potrebbe facilmente essere il vero, se non vi occoressero molte imperfettioni; si come facendone l' esperienza ritrouarà quello che non crede.
[-f.10v-] Luca. Senza dubio queste imperfettioni per lequali non possono li Moderni hauer certezza alcuna, che ferma sia, della quantità de gl' interualli; vanno à ferire, che non possono perfettamente conseguire il fine da loro propostosi per diuersi rispetti.
Vario. [Persuasiua causa di male. in marg.] Voi dite il vero, ma vna delle principali cause, che à ciò gl' impedisce per mio iudicio è, che tanta è la persuasiua d' alcuni, e quasi tutti, che quando sono per fare simili Concerti, ò siano d' Instromenti, ò di voci, ò de gli vni e gli altri insieme, difficilmente si riducono à far proua, se siano per far riuscita sì, ò nò; et pur si dice per Prouerbio, La essercitatione dà perfettione all' opera, massime quando vi concorrono molte persone; però à questo proposito Aristotele nel Problema Quinto, et anco nel Quarantesimo primo alla decima nona particola disse, e bene: [Sentenza di Aristotele. in marg.] Con più soauità, e contento dell' udito ascoltiamo vna Cantilena di cui ne habbiamo pratica, che quella di cui non habbiamo notitia alcuna; et per consequenza li recitanti, meglio recitano quelle cose di cui ne hanno qualche pratica, che quelle di cui non hanno cognitione alcuna. Bisogna adunque praticare le cose à far sì, che rieschino secondo il desiderio, e s' auicinino al fine da loro propostosi, se perfettamente giungere non vi possono.
Luca. Voi dite il vero, e nella pigritia tanto incallita la caterua de' Moderni Cantori, che difficilmente si possono insieme vnire per far proua della riuscita; et pare apunto, che quelli che manco ne sanno habbino bisogno di maggior preghiere: [Dimanda in marg.] Ma due cose mi restano da dimandarui di molta importanza, l' una sarà, quali Instromenti si possino fra di loro vnire ne' Concerti, hauendo diuerse diuisioni fra di loro: l' altra è, se questa dilettatione ha da essere ne' sensi solamente, ò pur nell' intelletto, ouero nell' uno et l' altro insieme; cioè nel senso, et nell' intelletto.
Vario. M' auedo che voi mi volete ridure à qualche passo tanto difficile, che dipoi haurò che fare à cauarne il piede; tuttauia in breui parole vi risponderò intorno alla prima dimanda, et dipoi cercarò di sodisfarui ancora intorno alla seconda, secondo le deboli forze mie. Intorno alla prima dimanda, la difficoltà consiste nel sapere discernere de gl' Instromenti, quali siano quelli che hanno il tuono, e 'l semituono eguale; et quali siano quelli, che l' uno ò l' altro, ouero ambidui gli habbino ineguali: ilche conosciuto, facilmente potete poi vnirli, et fra di loro gli simili, ouero, con vna terza sorte, che si piegano in ogni verso: Però crederei, che si potessero vnire nel seguente modo.
[-f.11r-] [Ordine di quelli Instromenti, che si possono unire insieme. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.11r; text: Primo ordine. Secondo ordine. Terzo ordine. Instromenti, che sono temperati co'l Tuono eguale, e 'l Semituono ineguale. Instromenti, che si piegano per ogni verso. Instromenti, che danno il Tuono diuiso in due parti eguali, et li Semituoni sono eguali. Voci humane. Organo. Tromboni. Lauti. Clauacembalo. Trombette. Viole. Spinette. Ribechini. Viole bastarde. Monocordi. Cornetti. Flauti. Cetera. Arpe doppie. Dulzaine. Lire.] [ARTIMP 01GF]
Potrete hora dalla sopraposta diuisione conoscere quali Instromenti si possono vnire insieme, et quali siano da questa vnione lontani, che la prima spetie con la terza non può, nè potrà mai unirsi senza offesa dell' udito, conosciuta dallo intelletto; potrà benissimo la seconda con la prima, et con la terza vnirsi insieme, et sarà la risposta per hora, che io voglio dare alla prima vostra richiesta. [Dilettatione non debbe essere ne i sensi. in marg.]
Quanto alla seconda, se io voglio affermare, che tutta questa dilettatione habbi da essere ne' sensi solamente, sarà proprio vn volere, che il Naranzo diuenti vn pomo, et vn ponere in dispregio questa scienza, di cui tanto ne godrebbe vn Contadino rozo, et grossolano, quanto uno che fosse di lei intelligente, et che in questa scienza hauesse spesi li giorni suoi; ilche è falso. Se anco vogliono dire, che il solo intelletto goda di questa cosi soaue, e diletteuole Harmonia, sarebbe senza dubio grandissimo errore; perche l' intelletto non apprende cosa alcuna, che prima non sia dal senso riceuuta, et riceuuta l' appresenta all' intelletto; oltra che si vede manifestamente, che gli huomini rozi ancora si compiaciono, e le diletta questa Harmonia: Bisogna adunque dire, che il senso, e lo intelletto insieme, piglino piacere, e dilettatione infinita di questi Concerti; [Il senso, et l' intelletto pigliano dilettatione de i suoni. in marg.] et necessariamente bisogna, che il senso dell' udito sia il primo; perche il suono, che è il proprio obietto dell' udito, viene riceuuto dall' udito che in lui si compiace, nella maniera che il vedere fa della cosa visibile, e 'l tatto della cosa tangibile, e 'l gusto della cosa gustabile; et dopò hauerlo riceuuto, e dilettatosi di lui, lo appresenta all' intelletto, che poi và considerando quali proportioni habbino fra di loro quei suoni, et quelle parti di quella Cantilena, e quelli interualli, l' inuentione, e 'l soggietto, l' ordine, la forma data à quella materia; [Quali cose considera l' intelletto. in marg.] se il stile è purgato: cose tutte, che allo intelletto s' appartengono, il discernere, intenderle, et giudicarle; et questa è quella parte, che allo intelletto s' appartiene.
[-f.11v-] Luca. [Il senso è il primo à pigliare dilettatione. in marg.] Se bene voi mi concludete, che questa dilettatione debbe essere ne' sensi, et nello intelletto; non negate però che il senso non sia il primo à godere di questa dilettatione, et come primo et principale ne debbe ancora hauer maggior contento di quello che l' intelletto ne piglia.
Vario. Vi confermo, che l' udito è il primo, che gode, et si diletta di quella parte che à lui s' appartiene; cioè del suono, suo proprio oggetto, et è la materia delle Cantilene; ma vi dico ancora, che il senso senza l' intelletto, non può da se solo iudicare cosa alcuna, perche è sottoposto à molti difetti, et à molte imperfettioni; nè riceue le cose, se non in vn certo modo confuse, se bene vicine al vero: ilche è confermato da Boetio nel Primo Capitolo del Quinto Libro della sua Musica, et da Tolomeo nel Capitolo Primo de gli Harmonici; oltra che la esperienza istessa vi dimostra questa imperfettione: [Imperfettione de' sensi. in marg.] quante volte hauete voi Vdito la voce d' uno, et v' è parso di vdire la voce d' un' altro? il bianco, percosso dall' ombra, non pare che perda della sua bianchezza? [Il senso non può senza lo intelletto dar iudicio. in marg.] e 'l bastone piantato nell' acqua corrente, non vi pare che sia rotto in due parti, et pur è intiero? però se il senso non si congiunge con lo intelletto, come l' oro al parangone, non può nè è bastante per se solo iudicare cosa alcuna appartenente al suo obietto.
Luca. Mi pare, che quello che hora detto m' hauete, sia contra la opinione di Francesco Salina, publico Lettore nello Studio di Salamanca, come può essere, che questo sia il vero, ò l' uno ò l' altro erra.
Vario. Ditemi ciò che dice il Salines, che forsi non sarà cosi manifestamente contra la sua mente; et quando fosse, ogn' uno è atto à fallare: [Ogn' homo è atto à fallare. in marg.] et non sapete il Prouerbio, Chi non fa, non falla? tutti non potiamo essere perfetti, ogn' uno dal proprio interesse, et dalle proprie opinioni, secondo il fine può essere ingannato.
Luca. [Opinione di Francesco Salines. in marg.] Nel Quarto Libro della sua Musica nel Capitolo trigesimo primo, dice che il senso in tutte le cose che à lui s' appartengono, sempre è stato, et è ottimo iudice; et per proua di questa conclusione, dice, che non può essere buon Cuoco, et eccellente, se non ha il gusto delicato; nè vn Pittore di gran stima, se non ha la vista acuta, buona, et bene instrutta; cosi il Musico non potrà, dice egli, essere nella sua perfettione valent' huomo, se non haurà l' udito ben purgato, che come buon iudice, iudicar possi le cose appartenenti al suo obietto.
Vario. [Propositione di Aristotele intorno al sensibile. in marg.] Questa propositione appresso tutti i Filosofi è famosa, il senso intorno al proprio sensibile, ouero oggetto proprio mai non erra. Ma se semplicemente s' intendesse, come le parole dicono; non è dubio, che non errarebbe, come si vede che fa, nè patirebbe eccettione alcuna: ma perche sò, che confessate la imperfettione de' sensi, voglio dirui come la intendo. De gli oggetti sensibili, altri sono [-f.12r-] mediati, altri immediati; [Distintione de gli oggetti. in marg.] chiamo mediati quelli, che non si possono sentire se non col mezo d' un' altra cosa, come il suono, che non si puote vdire, se non per il mezo dell' aria, nella quale si fa il suono; si come dichiarò con quelle conditioni conuenienti l' Artusi nell' Arte del Contraponto nel fine. L' oggetto sensibile immediato, chiamo quello, che senza mezo è dal senso compreso, come la cosa tangibile, che sotto il senso del tatto cade senza mezo alcuno: Dicoui però, che quando gli oggetti, che sono mediati, cadono sotto il senso con le debite circonstantie, che l' aere sia purificato, che il senso da qualche impedimento impedito, non potesse fare l' offitio suo, che l' oggetto fosse proportionato col senso: Crederei quasi, che potesse esser vero assolutamente, quello che dice il Salines; ma sempre vi cade qualche cosa, che impedisce il vero, o dalla parte del senso, o del sensibile, ouero dal mezo; di modo che non può da se stesso iudicare il vero intieramente; et se bene, come dice il Salines, lo hauere il gusto delicato; il vedere acuto, et bene instrutto; et l' udito ben purgato, fa che il senso nel sensibile possi, et habbi facoltà di manco ingannarsi; non è per questo, che non sia secondo diuersi rispetti, come ui ho detto, il senso ingannato dal sensibile; ma sarà manco ingannato, quando dopò lo hauerlo appreso, et appresentato allo intelletto, l' offitio di cui è di andare essaminando, e discorendo intorno alla verità; [Il senso ingannato dal sensibile. in marg.] et insieme con lui farne il iudicio. [L' intelletto può errare. in marg.] Ma se l' intelletto può errare alle volte discorendo, come veramente erra; quanto maggiormente il senso potrà ingannarsi? però vi dico, che il senso senza la ragione, e la ragione senza il senso non può dar iudicio, che vero sia di qualunque oggetto si voglia scientifico; ma si bene quando accompagnati, et insieme vniti sono: che sia il vero, se vorrete con il mezo del senso diuidere qual cosa vi pare in due parti eguali, ouero in più, mai la potrete intieramente diuidere, sino à tanto che la ragione non conferma ciò essere ò ben fatto, o mal fatto; essendo che il senso dal poco, et dal troppo resta confuso, si come ne' suoni si dimostra, che l' udito dalla grandezza di alcun strepito è offeso; et dalla piciolezza, ò quantità minima e incapace.
Luca. Conosco benissimo questa imperfettione de' sensi, et vedo che non bisogna intieramente di loro fidarsi, perche sono fallaci; vedo ancora che il Salines per consequenza poteua assai più chiaramente dire questo suo concetto, che non haurebbe dato materia a' Lettori di ragionare sopra di ciò cosa alcuna. Ma lasciamolo, e ritorniamo al proposito nostro; Ecci altra causa per laquale si possi dire, che questi Instromenti non siano, nè si possino perfettamente vnire insieme; di modo che non conseguiscano il desiderato fine?
[-f.12v-] Vario. Non mi souiene cosa notabile, ma per confermatione delle cose dette, posso dichiararui la diffinitione d' Eustratio del Musico, che in se stessa include il tutto, e sarà come il condimento, et vn sigillo delle cose dette, dalla quale discorendo con lo intelletto vostro ne potrete cauare qualche bel pensiero.
Luca. Dite pur, che mi sodisfo assai in queste speculationi.
Vario. Dice, [Diffinitione del Musico di Eustratio. in marg.] che il proprio fine del Musico è il Cantare con modulatione, ouero Sonare ogni Instromento con Harmonia, secondo li precetti dati dal Musico. Che cosa vuol dire, Cantare con modulatione, se non Cantare con maniera tale, che li Cantori s' habbino rispetto l' uno all' altro; che vno non superi l' altro, nè mandi fuori voce più gagliarda, ò più debile dell' altro; che nella pronuntia delle parole non sia hesitante, nè balbutiente, et si guardi dalle cose dette, hauendo quelle auertenze, che hauer deue il buon Cantore? Et quando dice, che il proprio del Musico è il Sonare lo Instromento con Harmonia, che altro vuol inferire; se non che stij bene auertito il Sonatore, di fare che lo Instromento da lui adoperato, imiti la voce naturale più che puote, s' egli è Cornetto, ò Trombone; che habbi risguardo à gli altri, che con lui Suonano nel Concerto; che auertischi di regolare lo Instromento di tal sorte, che non si senta deformità, nè Suoni di alcuna sorte? e facci che quei Suoni, che da gl' Instromenti vsciscono, vsciscano in quella maggior essatezza, e perfettione, che sia possibile.
Luca. A me pare, che come detto hauete, che questa diffinitione in se stessa includa tutte quelle imperfettioni, che di già habbiamo detto ritrouarsi ne' Concerti, per diffetto de' Sonatori e Cantori; et chi vorrà fare qualche Concerto, che habbi del buono, e giudiciosamente sia Concertato, bisognerà auertire di leuare tutti, ò in parte quei diffetti, che già habbiamo scoperti, iquali impediscono, che il Musico non puote conseguire quel fine che si propone; et allhora si potrà dire, che il Concerto sarà vicino à qualche perfettione, sia poi di voci, o d' Instromenti, o dell' uno e l' altro insieme mischiati.
Vario. [Imperfettioni non si possono rimouere tutte. in marg.] Voi dite il vero, se prouedere si potesse à tutte le imperfettioni, che di già habbiamo dette, si sentirebbe vn' Harmonia straordinariamente all' udito soaue, et diletteuole; ma per essere le imperfettioni molte, anzi infinite, à me pare impossibile di potere rimouerle tutte; et se potessero esser rimosse, ardirei dire, che farebbe di quelli effetti istessi, che anticamente si legge, che col mezo della Musica faceano gli huomini di quei tempi, che pur vi douete raccordare d' hauere sparsamente letto ne' Poeti, e ne gli Oratori; [-f.13r-] che Pitagora souenne à vna famiglia, che si ritrouaua in gran pericolo dalla furia di alcuni giouani scandalosi, che contra quella, con maniere insolite erano infuriati; per ilche impose al Musico, che mutasse il modo, e mitigò quello impeto giouanile. Et Domodoco sospinse Vlisse à piangere: Thimoteo incitò Alessandro à pigliar l' arme, et dipoi lo ritirò da quel pensiero: vn' altro, lungo tempo conseruò la pudicitia di Clitennestra: et Talete di Candia liberò dalla Peste li Lacedemoni. [Effetti operati da la Musica antica in marg.] Ma vdite, che gran forza hauea la Musica di quei tempi; Racconta Atheneo, che vn certo Clinia, dalla colera soprapreso pigliaua la Cithara, et Citharizaua: addimandato ciò che facesse: rispose, Io mi tempero.
Luca. Mi raccordo d' hauer letto in diuersi luochi de gli effetti grandi, et importanti, che à quei tempi la Musica operaua; ma mi pare ancora, che questa scienza non fosse cosi volgare, nè che fosse essercitata nella maniera che hoggidì la essercitano questi Musici.
Vario. È il vero, che Anticamente non si ritrouaua vna moltitudine di Musici, come à tempi nostri: [Viltà de Musici Moderni. in marg.] ma erano seminati rari, et perciò in maggior riputatione, che non sono questi; totalmente dati allo esser serui, inclinati al guadagno: Non haueano tante Arie, nè tante sorti d' Instromenti, vniti insieme con tante voci, e tante varietà d' Harmonie; lequali cose tutte, sono il più delle volte, causa di molta confusione, in vece di molta vnione; nè si può fare di meno, perche doue concorre la operatione di molti, bisogna ancora, che molte siano le imperfettioni, per la diuersità de' pareri, e del modo di operare; se bene tutti mirano ad vn bersaglio; [Vno è più eccellente di un' altro. in marg.] ma mentre, che voi andate pensando, che vno è più dell' altro Eccellente, vi farà ancora credere, che vno è più perfetto dell' altro; et per consequenza, vno più dell' altro imperfetto, nè perciò possono conseguire il fine, se non in vn certo modo imperfetto.
Luca. Mi piace, che siamo entrati in questo discorso della Musica Antica, dandomi à credere, che Argomentarete dalla perfettione di quella, alla imperfettione di questa, secondo apunto il nostro proposito.
Vario. Non sarà gran cosa, che argomentiamo dalla perfettione di quella, alla imperfettione di questa; et dalla imperfettione di quella, alla perfettione di questa: che questa propositione si conuerte secondo diuersi rispetti. Ma prima voglio dirui come gli Antichi essercitauano questa Scienza, et sarà come fondamento del ragionamento: dipoi vedremo in faccia qual di loro sia più perfetta, ouero imperfetta. [Poeta, et Musico erano tutto uno. in marg.] Erano Anticamente vna cosa istessa, il Musico, et il Poeta, nè da loro era chiamato vno con [-f.13v-] questo nome di Poeta, se non era Musico; et per il contrario, col nome di Musico se non era Poeta. [Strabone. in marg.] Et come dice Strabone, con nome de sapienti erano nominati; Cantauano loro stessi le loro Compositioni al suono della Cetra, Lira, Pifaro, ò altro Instromento; [Plinio. in marg.] ilche si conferma con l' auttorità di Plinio nella Naturale Historia nel Capitolo 56. che racconta come Lino da Negroponte Compose Hinni, et Cantò al suono della Cetra: [Musici Antichi e Poeti. in marg.] et Terpandro Compose dice Plutarco, Poemi al suono della Cetra: et Oratio nella Poetica dice, che Apollo fu Sonator di Lira, e Cantore: et Orfeo con Arione furono Musici, et Poeti. Questi adunqte Cantauano al suono della Lira, et della Cetra le Compositioni loro, nè adoprauano tante variate sorti d' Instromenti, in vn' istesso tempo, nè tanti Concerti, et Arie; ma al suono d' un solo Instromento Cantauano le cose loro. [A che seruiuano gl' Instromenti de gli Antichi. in marg.] De gl' istessi Instromenti si seruiuano à Cantare le Lodi de' loro Dei, ne' Sacrificij, nelle sepolture, e funerali de' loro Morti; nelle scene, nelle Nozze, e Conuiti; si come Ouidio ne' Fasti: Aulo Gelio Titoliuio, et molti altri Historiografi degni di Fede, nelle loro Opere raccontano; tal costume fu osseruato anco da gli Hebrei nelle sepolture de' loro Morti, di che ne fa chiara testimonianza l' Euangelio nella Resurrettione della figliuola del Prencipe della Sinagoga, per inuitare li circonstanti al pianto; et dice Ambrosio Santo, che ciò faceano per imitare li vecchi loro.
Luca. Questa maniera di Cantare, che noi vsiamo, et di Concertare, non è adunque il modo, che gli Antichi osseruauano; al suono di vn solo Instromento, quei sapienti le cose da loro composte recitauano.
Vario. È verissimo, et se ne volete vna raccolta della maggior parte, legete la Deca Historiale della Poetica del Patritio, e ne restarete sodisfatto apieno. Vn particolare douete intorno à questo auertire, et è che pochi Anni sono, che noi habbiamo quest' ordine d' interualli diuisi nella maniera che voi vedete, con il modo di Cantare tante, e tante Arie insieme.
Luca. Se questo modo non è Antico, chi è stato lo inuentore? quanti Anni possono essere?
Vario. [Guido Aretino ordinò il Sistema in essacordi. in marg.] Guido Aretino Musico Eccellente di quei tempi; il sistema massimo, che prima in tre Tetracordi diuiso; diuise in essacordi, ordine di sei corde, includendo in ciascuno essacordo, vno de' Tetracordi de gli Antichi; et per far questo più commodamente, v' aggiunse vna corda sotto la acquistata, et le pose il nome di Gamaut, segnandola con vn [Gamma] Gamma Greca, et prima lettera dello Alfabetto; volendo dare ad intendere, che li Greci erano stati li primi inuentori, se bene dipoi, da' Latini era stata [-f.14r-] accresciuta, et augumentata, ponendo nomi diferenti alle corde di tutto il sistema massimo, da quelle de' Greci. Fiorì questo valent' huomo sotto la felice memoria di Papa Giouanni XX. come dicono alcuni, che fu l' Anno 1024. et 329. anni dopò nella Città di Parigi Giouanni de Muris, ritrouò le figure, che noi adoperiamo; [Giouanni de Muris inuentore delle figure Cantabili. in marg.] Massima lunga, breue, semibreue, et minima: di modo che si può fare il conto che 1024. con 329. fanno 1553 ilqual numero sottrato, e cauato da 1600. resta 247. anni; se pur vogliamo dire, che all' hora si incominciasse ad adoprare, simili figure significatiue de suoni, et tante arie insieme; ilche non è cosi credibile. Sotto qual millesimo, et qual auttore fosse il primo à componere nel modo, et ordine, che si fa hoggidì, non se ne ritroua vestigia alcuna, se bene Boetio descriue nel Capitolo Terzo del Libro Quarto, alcune Cifre che gli Antichi poneuano sopra le sillabe delli loro versi, dalle quali compredeuano in qual maniera doueuano Cantare, e mouere la voce, quando verso il graue, et quando verso l' acuto, et ad ogni corda haueuano le particolari Cifre; [Boetio descriue il modo di mouere la voce secondo gli antichi. in marg.] et quelle Cifre, che seruiuano alla corda più graue, non seruiuano poi à corde più acute; ma ciascuna hauea le sue proprie Cifre, et queste da loro erano radoppiate, et poste, alcune di sopra, et altre di sotto: quelle di sopra significauano le note, ò caratteri; et quelle di sotto erano applicati alla breuità, ò longhezza di tempo: Con tutto ciò non ho mai veduto, nè sentito che altri habbino veduto forma, nè modo di alcuna Cantilena, fatta in quei primi tempi, dalla quale si possi cauarne vn modello sicuro, in qual maniera si Cantassero tante Arie insieme.
Luca. Leuatemi questo pensiero, et ditemi; Anticamente haueano le Consonanze, che habbiamo noi si, ò nò? Se le haueuano, come io mi dò à credere; perche non Cantauano, e Sonauano nel modo, che facciamo noi? qual cosa gli daua impedimento? se non le haueuano, haueuano ancora in vn modo, molto imperfetto cognitione di questa scienza; et pur à quei tempi fioriuano tutte le belle lettere, et eranui huomini molto segnalati, iudiciosi, et d' ingegno acuti, speculatiui, e pratichi eccellenti; che di ciò ne fanno fede gli scritti loro, che ancora dano da pensare alli Theorici Moderni, più che non vorebbono.
Vario. Qui sta nascosto il vostro errore. Nego che gli Antichi hauessero cognitione di tutte quelle Consonanze, che nelle Compositioni Moderne adoperiamo noi; et se di questo ne volete chiarezza, legete Aristosseno il Tradotto dal Gogauino à carte 16. del Primo Libro, che vi ritrouarete queste parole. Modulamur enim minora interualla, quam diatessaron, [-f.14v-] cum plura quidem tamen omnia dissona: [Gli Antichi non haueano per consonanze le imperfette. in marg.] et nel Secondo Libro à carta 29. à questo istesso proposito replica. Canimus enim quidem nos cum plura ipso diatessaron minora; Dissona tamen omnia. Et Tolomeo nel Primo Libro, nel fine del Capitolo 10. dice, Incompositum verò ditonum, à melo alienum, ut quod in ratione 81. ad 64. sensibus autem faciliora percepta sunt, quae comensurabiliora. Et Euclide Prencipe de' Mathematici, disse, Sunt consone diatessaron Diapente, Diapason, et similia; Dissona autem sunt eaque minora, quam diatessaron, vt diesis. Semitonium, Tonus, Sesquitonus, et Ditonus. Da queste auttorità certificato, vi bisognerà confessare, e credere, che gli Antichi non hebbero mai per Consonanti quelle Consonanze, che noi chiamiamo imperfette, come l' una e l' altra Terza; e l' una e l' altra Sesta, che pur sono la vaghezza delle Compositioni moderne: [Antichi non hebbero le imperfette per dissonanti. in marg.] et se bene si vede dalle loro parole, che hebbero cognitione di queste consonanze, le conobbero però per dissonanti, nè mai da loro furno adoprate; perche teneano per vn' assioma, che fossero dissonanti; nè perciò poterono come noi Cantare tante arie insieme.
Luca. Come può essere adunque, che la Musica in quei tempi operasse, et facesse tanti, et tanti segnalati effetti; essendo cosi pouera di Consonanze? et la nostra, che di queste è ricchissima ne sia priua, et quasi si può dire, che facci contrarij effetti alla loro.
Vario. Non è gran cosa, che vn Musico solo, e Poeta eccellente al suono di un solo Instromento di quattro, ò più corde, ouero di altro Instromento, secondo l' uso loro, Cantasse e recitasse cose conformi alla natura, et volontà de gli ascoltanti disposti à riceuere quella cosi fatta materia, per dir cosi; e in loro si immutasse il senso, e facesse quegli effetti, che già habbiamo detto, che facea, massime che ne' sensi si imprimono le cose più semplici, più facilmente che le miste. [Le cose semplici più facilmente si imprimono ne' sensi, che le miste. in marg.] Sonauano e Cantauano Diatonicamente; et se bene toccauano qualche cosa di altro genere, non era talmente mista, che il senso non la potesse discernere, e conoscere. Ma hoggidì, che si adoperano tante arie, et dopò questo sono le Compositioni di diuersi modi, di diuersi generi di maniera che si sente vna mistura di cose diuerse, vna compositione di voci diuerse, vn romore di Harmonia al senso incomportabile; vno Canta vn moto veloce, un' altro tardo; vno proferisce vna sillaba d' una sorte, un' altro d' un' altra; vno và nello acuto con la voce, vn' altro nel graue, et per fianco si ode vna voce posta fra l' acuto e 'l graue: [Cose contrarie fanno diuersi effetti. in marg.] vno Canta la Diapason Harmonicamente diuisa, vn' altro Arithmeticamente: di modo che non può fare quel buon' effetto, che già faceua. Et se bene l' animo è disposto à [-f.15r-] riceuere ogni forma mentre, che da diuerse cose contrarie è agitato, come uolete che si acqueti? Bisogna per forza, che nello ascoltante generi contrario effetto, et che di là si parta, pieno più tosto di confusione, che di effetto alcuno, che lo habbi da indure in qualche buon habito; è vero che ne rapporta le orecchie piene di romore, ò diciamo Harmoniosi suoni, ma confusi. Quanto poi alla Musica Antica, et Moderna; [Perfettione, et imperfettione della Musica Antica, e Moderna qualsia. in marg.] à me pare che l' Antica fosse, si come fu più pouera, et imperfetta della Moderna rispetto alla priuatione dell' Harmonia, et delle Consonanze; et la Moderna, essendo più ricca di Consonanze, et di Harmonia, più di quella perfetta. Et quella più perfetta quanto al conseguire il suo fine di dilettare, et giouare. Et questa più imperfetta, rispetto à non conseguire altro fine, che di occupare il senso dell' udito, di molte arie, et molti romori, con interualli Harmonici, dilettando solamente qualch' uno; ma non per questo si vede, che gioui in parte alcuna; et se bene alcuni vogliono, che facci, et sia per fare gl' istessi effetti, che già ella faceua; non si vedono, nè sentono però in alcuno, operare simili effetti, anzi si vede, che in quella parte che diletta, non diletta tutti vniuersalmente; ma de gli ascoltanti vno più, et meno dell' altro ne piglia diletto: et se ne ritrouano di quelli, che non possono sentire questi Concerti, nè queste Moderne Musiche: et per concluderui, rispetto à diuerse cose, vna è più perfetta, et anco più imperfetta dell' altra.
Luca. Veramente non sò come possi fare buon effetto vna cosa mista più di vna semplice; essendo che mentre, che era nella sua simplicità, si vedeano effetti tanti e tanti. [Musica mista non può operare nell' animo effetto alcuno. in marg.] Hora che ella è mista, e piena di molte impertinentie, e cose contrarie, mi pare apunto impossibile, che sia per fare, et dimostrare effetto buono: della mistura di questa Moderna pratica, mi raccordo d' hauer veduto vna Cantilena d' un valent' huomo piena, e adornata di molti diesis, et talhora di molti b molli; et eccouene l' essempio.
[Artusi, L' Artusi, f.15r; text: Canto, Alto, Tenore, Basso] [ARTIMP 02GF]
[-f.15v-] Vario. Vedo che la parte del Contr' Alto, recita intieramente il Tetracordo Cromatico, che procede per semituono maggiore posto fra la Corda [sqb] et C. et per vn' altro semituono fra la corda C et la istessa segnata con la cifra #. et per vna terza minore, da questa ad E, secondo la opinione de' Theorici Antichi, et d' alcuni Moderni. [Corde, che non sono nel Clauacembalo ordinario. in marg.] Ma quello che peggio mi pare, nel Soprano l' ultima figura è segnata con il #, et pur quella cosi fatta corda non è Cromatica, nè Enarmonica; ma particolare Diatonica, nè ad altro de generi s' appartiene secondo la mente de' buoni Theorici passati.
Luca. Mi raccordo ancora d' hauer veduto la corda di D. sol, re, in alcuni Madrigali di Moderni Compositori, segnata con il #, laqual corda non si può Sonare nel Clauacembalo ordinario, nè sopra l' Organo; [Instromento di Don Nicola Vicentino. in marg.] ma si bene nell' Istromento fatto secondo la diuisione di Don Nicola Vicentino, che si ritroua in questa Città nelle mani del Signor Antonio Goretti, giouane molto studioso delle cose appartinenti alla Musica, et ne' Madrigali di Cipriano di Rore, di Andrea Gabrielli: vidi già il b molle, nella corda di A la mi re; et E la mi; cose tutte che mi vanno confermando, che queste Catilene, non siano pure Diatoniche; ma vna terza cosa mista: et ecco lo essempio.
[Artusi, L' Artusi, f.15v] [ARTIMP 02GF]
Vario. È vero che Maestro Cipriano vsò in quel luoco il b molle; ma s' io volessi dire, che fosse Diatonico, non è vero; perche non si ritroua simil corda nella diuisione, ò constitutione del Sistema massimo; ma più tosto potrei dire, che fosse Cromatica, quanto alla diuisione del tuono, che si ritroua fra la corda D. sol re, et la E la mi, in dui Semituoni diuiso; tuttauia à chi dicesse, che quel b molle vsato in quella corda, non fosse nè Cromatico, nè Enarmonico, non direbbe forse cosa, che fosse lontana dalla verità. [La Musica Moderna è una mescolanza. in marg.] Et questa è vna di quelle cose, che mi fanno credere con voi, che la Musica Moderna sia vna mescolanza di diuerse cose, non da tutti conosciuta.
Luca. Mi piace, che considerando le cose à poco à poco vi conformiate co'l mio pensiero.
Vario. È vero che considerando molte cose, che nella Moderna pratica io sento, e vedo; non posso far di manco di non confermare, e conformarmi co'l parer vostro in questa parte: Ma dall' altra parte, se li pratici Moderni conoscessero le cordi comuni, et le particolari de' generi, secondo la mente degli Antichi, et de' molti Moderni, che pur non si discostano dalla loro opinione; [-f.16r-] tal volta non farebbono delle cose, che per scapriciarsi, senza ragione alcuna fanno.
Luca. Mi volete concludere, che queste corde non sono nè comuni, nè particolari d' alcuno de' generi; ma se non sono nè comuni, nè particolari; perche le vsano? à me pare che tutte le corde siano comuni, et non particolari; perche li pratici si seruono di tutte indiferentemente, et in tutte pongono # diesis, b quadri, et b molli. [Li pratici si seruono di tutte le corde indiferentemente. in marg.]
Vario. Pur che à quelle corde, che le viene in pensiero di segnare con #, [sqb], et b molli, faccino li pratici, che con gl' istessi segni à quelle corrispondi vna, ò altre corde in ottaua e quinta; questo le basta parendole d' hauer fatto il tutto benissimo, secondo gli ordini, e Regole della Musica; non s' accorgendo, che la maggior parte di quelle cosi fatte operationi, non solo non si possono Sonare nell' Organo, e Clauacembalo; ma volendole con la voce che si piega per ogni verso Cantare, difficilmente riescono: È ben vero, dice il Prouerbio; La comodità fa l' huomo ladro: il pratico si ritroua hauere nel sistema massimo, due terze minori, l' una dietro all' altra; et due maggiori: la prima delle minori è posta fra le cordi D, sol re, et F, fa ut: la seconda fra E, la mi, et G, sol re ut. le maggiori, l' una fra F fa ut, et A la mi re; l' altra fra G sol re ut, et [sqb] fa be mi: se il pratico vuole nella corrispondentia delle parti, che l' una ò l' altra di quelle minori diuenti maggiore; ouero l' una ò l' altra delle maggiori pigli natura di minore: non può con altro mezo, che con li #, et b molli operare, e tramutare questi interualli d' uno nell' altro; [Non possono gli interualli mutar natura, se non co'l mezo de b molli, et # diesis. in marg.] che perciò sono introdotti questi segni accidentali nella Musica; nè per questo resta, che quella Cantilena non sia Diatonicamente fatta; ma lo vsare troppo spesso, et le corde particolari, et il tetracordo intiero Cromatico nelle Cantilene, che vogliono nominare Diatoniche fanno sì, che bisogna confessare, che questa sia vna mescolanza: Et notate, che le terze minori non si possono far maggiori con altro segno, che con il #: et le maggiori minori, se non con il b molle.
Luca. Questa Regola mi piace, ma desidero che mi fate vna demostratione delle corde particolari, et delle comuni de generi, affinche confermato nella loro cognitione possi dirui più alla libera quello, che io ne sento.
Vario. Accioche habbiate occasione di dire quel che vi sentite vi dirò quello di che m' hauete ricercato. [Quello che sia tetracordo in marg.] Sappiate adunque, che in ogni tetracordo, che è vn' ordine di quattro corde, con ilquale gli Antichi diuideano il sistema massimo; vi si ritrouano nella sua inspessatione le corde comuni, et le particolari di ciascun genere; et la prima, e l' ultima del tetracordo, sono sempre [-f.16v-] communi ad ogni genere; et la Terza nella diuisione del genere Diatonico e particolare Diatonica; se bene ella è mobile ne gli altri generi: ma eccoui lo essempio del Diatonico. [Corde communi, et par icolari, quali siano. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.16v; text: Commune, Particolare Diatonica, et mobile.] [ARTIMP 02GF]
[Genere denso, ouero spesso quello che sia. in marg.] Questo genere da gli Antichi era chiamato non Denso, ò non spesso; et tale chiamauano quel genere, che hauea nello accopiamento delli due interualli più graui insieme; maggior interuallo, che non è il restante al compimento del Tetracordo, ò della Diatessaron; Nella diuisione poi di quest' altro Tetracordo, che sarà Cromatico, che vuol dire Colorito; [Genere Cromatico quello che sia in marg.] similitudine tolta da alcuna superficie, laqual essendo leuata, varia il colore; cosi leuando la terza corda al Tetracordo Diatonico, che è la sua particolare, et introducendoui vn' altra corda, fa variare gl' interualli, che in quel Tetracordo si ritrouano; et di Diatonico diuenta Cromatico. [Opinione del Benelli. in marg.] Nè perciò sarà vero quello, che dice il Benelli co'l Salines, ragionando de generi, che si suonano sopra gl' Instromenti da tasti; Cromatico, dice, non importa altro, che colorito sotto questi tasti di color nero diuerso dal color di tutti questi altri tasti ordinarij, viene ragioneuolmente nominata Cromatica: volendo in somma, che, perche nell' Organo sono li tasti, neri colorati, per mezo de' quali si fa una mistura d' interualli, di genere Cromatico co'l Diatonico; sia detto Cromatico: Ma ditemi caro Signor Luca, auanti che fosse ritrouato il Clauacembalo, ò l' Organo, credete voi, che fosse il genere Cromatico, ò nò?
Luca. Senza dubio fu prima il Cromatico del Clauacembalo, ò dell' Organo, inuentato; e sarebbe vna vanità à tenere il contrario: perche non si sà, che al tempo di Thimoteo Milesio, che fu l' inuentore di questo genere il Clauacembalo, nè l' Organo erano per ancora stati dall' Arte ritrouati?
Vario. [Opinione del Benelli non uera. in marg.] Non sarà adunque vero, che sia detto Cromatico perche nel Clauacembalo, ò nell' Organo si suonino gl' interualli del Cromatico sopra gli tasti neri di cotali Instromenti: Et se quelli tasti fossero bianchi, come gli altri, [-f.17r-] essendo fuori dell' ordine de gli altri, tanto sonarebbono gl' interualli del genere Cromatico; ma sono stati cred' io cosi posti neri per due rispetti: l' uno accioche si discernano gl' interualli, ò li suoni che da loro nascono; et che per essere il colore vn' accidente, che anco colorati seruano al genere Diatonico à quei suoni, che talhora per accidente vengono alterati. l' altro, perche quella cosa cosi variata, meglio et più vaga appare alla vista; si come fanno molti Compositori Moderni, che empiono le carte di # diesis, b molli, segni, contrasegni, che niente altro apportano alla vista, che vaghezza; ma dificoltà al Cantore. Horsù, diciamo pur che Boetio ha benissimo detto; Ma vi voglio dire vn' altra ragione contra il Benelli, che hor hora mi souiene. Se nella trasportatione d' alcuna Cantilena Diatonica, mi bisognerà seruire della corda di b molle, che camina sopra li tasti neri nell' Organo: saranno forse allhora quelli interualli Cromatici, ò pur Diatonici?
Luca. Io crederei, che fossero Diatonici; ma se vi seruisti delli # diesis, et de' minori Semituoni troppo spesso, et della diuisione del Tuono nell' istessa corda, come lo essempio di Cipriano; crederei ancora che quei suoni, ò Modulare fosse Cromatico.
Vario. [Tasti neri seruono al Diatonico. in marg.] Voi dite bene; ma io dico, che quei tasti neri non seruono semplicemente al genere Cromatico, ma al Diatonico ancora: et perciò non può esser vero, che sia chiamato Cromatico, perche nell' Organo si suoni cotesto genere sopra li tasti neri.
Luca. Io sono compitamente sodisfatto, seguitate con la demostratione del genere Cromatico.
Vario. Eccoui apunto il Tetracordo, secondo l' esser suo.
[Artusi, L' Artusi, f.17r; text: Commune, Particolare Cromatica.] [ARTIMP 02GF]
La terza corda è particolare Cromatica, et è segnata con il # diesis. Questo genere è chiamato da gli Antichi, Denso, ò spesso: [Genere denso, ò spesso quello che sia in marg.] Et spesso ò denso chiamauano quel genere, che nel suo Tetracordo, era maggiore lo interuallo posto fra la terza, et ultima corda; che fra la prima, e la terza, quelli due insieme accopiati; nel numero de' quali poneuano ancora l' Enarmonico: Ha questo nell' acuto una terza minore, ma incomposta, che pur sapete, come appresso [-f.17v-] di loro era dissonante, et interuallo maggiore delli due posti nel graue; si come l' Enarmonico ha vna maggior Terza, ò Ditono, nella parte acuta, interuallo maggiore de gli due posti nel graue. Ma il Diatonico come ho detto ha il contrario; perche è minore lo interuallo posto nello acuto delli due insieme accopiati, posti nel graue; et perciò era detto non Denso, ò non spesso. [Diuision de' suoni fatta da gli Antichi. in marg.] Haueuano gli Antichi nelli due Generi un' altra consideratione, et era che quelli suoni, che inspessauano la Diatessaron, chiamauano alcuni Graui spessi; altri Mezani spessi; et altri Acuti spessi: li primi erano le corde graue d' ogni Tetracordo: li secondi quelli che erano posti fra l' acuto e 'l graue: e gli vltimi gli acuti, che perciò le voci aggiuntoui lo dimostrano.
Luca. Questi pensieri de gli Antichi, oltramodo mi piaciono; et tanto più che s' affrontano con l' opinione de' Moderni; ò per meglio dire, li Moderni s' adheriscono, et osseruano le cose de gli Antichi: [Memoria de gli Antichi dell' essere conseruata. in marg.] non essendo bene il destruggere la memoria loro, anzi conseruarla, et imitarla; poi che da loro è venuto il buono, e 'l bello della Musica, et di tutte l' altre Scienze.
Vario. [Consideratione de gli Antichi. in marg.] Voi dite il vero; ma perche vedo, che vi compiacete di sentire delle Considerationi de gli Antichi, voglio diruene vn' altra: Dicono li Greci, et è il vero, che fra il color bianco, e 'l nero, vi è vn colore, che fra questi estremi è mezano, e partecipa della natura dell' uno e l' altro estremo: Dicono ancora, che fra il raro, e lo più spesso, vi si ritroua lo spesso, che non è in tutto raro, nè in tutto spesso: Vogliono dire, che fra il Diatonico, che si piglia per il color bianco, e 'l raro: et fra lo Enarmonico, che è lo spesso; e 'l color nero, che sono li due estremi; vi è lo color mezano, et lo spesso, che participa dell' una e l' altra natura; et è il Cromatico, Genere mezano fra 'l Diatonico, e lo Enarmonico; et questo tempera la natura dell' uno, che ha troppo del crudo; et dell' altro, troppo molle. [Consideratione de' Moderni. in marg.] Li Moderni considerano queste cose in altra maniera, per dirui, questo ancora. Imperoche chiamano quel genere, non spesso, ò non Denso, nel quale le Consonanze sono intermediate dalli più rari interualli, che ci siano; ilche vedete nel Genere Diatonico, che la sua Diatessaron dallo acuto al graue, ouero dal graue allo acuto, è intermediata da due Tuoni, et vn Semituono, che sono tre interualli, et quattro Suoni: Genere spesso, ò Denso, vogliono che sia quello, la Diatessaron del quale è con spessi interualli inspessata dal graue allo acuto, ò dall' acuto al graue, et questa è per Semituoni diuisa, iquali sono più spessi del Tuono; et fra gli estremi, la Diatessaron del Cromatico genere spesso, ne gl' Instromenti ordinati dalli Moderni, vi cadono cinque interualli, et sei suoni, si come vi dimostra la seguente figura.
[-f.18r-] [Artusi, L' Artusi, f.18r] [ARTIMP 03GF]
Cosi et il Trihemituono, che gli Antichi diceuano essere incomposto, et particolare interuallo di questo genere; non sarà vero, mentre che noi lo adopraremo come consonante; essendo il douere, che tutte le Consonanze venghino ripiene di Tuoni, et Semituoni; et li Tuoni, et Semituoni, che sono dissonanti, vno sarà inspessato da Semituoni, e l' altro da Diesis. Nè si deue marauigliare alcuno, che in questo genere la Diatessaron habbi sei suoni, se bene secondo la sua Ethimologia, non dourebbe hauerne più di quattro: Basta, che nel genere Diatonico, si ritroui questa osseruatione; et che ne gli estremi di ciascuno di questi altri generi suoni la Diatessaron. Lo Enarmonico cosi detto, quasi ottimamente accomodato; [Enarmonico, quello che sia in marg.] e più d' ogn' altro spesso, et però procede per Semituono e Diesis, interualli spessissimi, et minimi, che nella nostra Musica non patiscono, altra diuisione; di questo genere diceuano gli Antichi, et dicono molti Moderni, che il Ditono è interuallo suo particolare, e lo considerauano incomposto, et dissonante: Quiui mi pare di farui vna consideratione hor hora souenutami, et è che gli Antichi nella constitutione di questi due generi spessi, mi pare che habbino tenuto bellissimo ordine; [Ordine de gli Antichi nel constituire due generi spessi. in marg.] e l' ordine è stato, che considerando il Genere Diatonico primo inuentato, et naturale, che nelle sue corde camina per Semituono, Tuono et Tuono; considerando dico, che fra queste corde non vi nascono altro, che due interualli composti, per dire cosi, di questi; l' uno de' quali è il Ditono, e l' altro il Semiditono: volsero, che l' uno seruisse al Cromatico, e fu il Semiditono; e l' altro allo Enarmonico, che fu il Ditono: et che fossero considerati incomposti, et dissonanti; essendo che appresso di loro erano communemente da tutti tenuti per dissonanti, simili interualli. Ma perche le Scienze nel principio del suo nascimento sono tutte state piene di molti abusi, che poi con successione di tempo, essendo state limitate, accresciute, e polite, sono ridotte à questo stato; [In qual cosa habbino detto meglio li Moderni, che li Antichi. in marg.] potiamo dire, che meglio habbino detto, e dicono li Moderni intorno à questo particolare de gli Antichi, mentre, che considerando questi due generi spessi, non attribuiscono ad alcuno di loro, nè il Ditono, nè il Semiditono, incomposti, essendo che sono più rari questi interualli, che non sono quelli che ordinano il Diatonico; e perciò non si possono con ragione dire più spessi, quanto alla consideratione de gl' interualli; volendo che siano riceuuti come sono in effetto consonanti, però bisogna, che loro ancora riceuano diuisione, e riempimento, et allhora saranno interualli [-f.18v-] de generi più spessi. Et fra le corde della Diatessaron di questo genere più spesso, detto Enarmonico, vi cadrà noue interualli, e dieci suoni; et eccouene la demostratione.
[Artusi, L' Artusi, f.18v] [ARTIMP 03GF]
Suppone il più Moderno, et è il vero, che il Semituono maggiore sia nella constitutione di questo genere, diuiso in due Diesis. Il Tuono minore sia di vn Semituono maggiore, et vn minore, detto, Diesis: e 'l Tuono maggiore sia dall' uno e l' altro Semituono, et vn Comma diuiso; di modo che à fare il conto, saranno tre Semituoni maggiori, et ciascuno sarà diuiso in due Diesis, che sono sei interualli; dui Semituoni minori, et il Comma che sono al compimento di noue interualli, et dieci suoni; nè ci sarà disputa se il Ditono, e 'l Semiditono siano incomposti, ò dissonanti; non conoscendo li Moderni simile incompositione, nè dissonantie; ma tutti consonanti: nè se siano, ò non siano più particolari di questo genere, che di quell' altro; dispute tutte che trauagliano la mente de' studiosi fuori di proposito, et senza frutto alcuno. [Consideratione de' Moderni intorno alli generi. in marg.] Et è da auertire, che non si deue considerare la Constitutione delli tre generi, nella diuisione della Diatessaron, come di già faceuano; ma solamente quella del genere Diatonico; [Ordine naturale cauato da gli eccessi delle consonanze. in marg.] et la Constitutione del genere Cromatico, nella diuisione del Tuono; et quello dello Enarmonico, nella diuisione del Semituono: che l' uno bisogna diuidere in dui Semituoni, et l' altro in vn Semituono minore, et vn Diesis, se bene sono ambidui col nome di Diesis nominati. Et questo ordine non è fatto, e considerato senza che la natura non ce n' habbi dato qualche segno: imperoche la differenza che si ritroua essere fra la Diapason, et la Diapente, che sono le due prime et maggiori consonanze, non è altro che la Diatessaron; et questa vogliono che ordini, e constituisca il genere Diatonico; cioè mentre che si diuide diastematicamente in Tuoni, e Semituoni maggiori, e minori; ordini e constituisca il genere Diatonico: Ma la differenza, che si ritroua fra la Diapente, et la Diatessaron, che sono le parti maggiori fatte della Diapason fonte, et origine, et principio da cui nascono tutte le Consonanze, che è il Tuono; et venendo alla diuisione sua, si constituisca il genere Cromatico: Et la differenza, che si ritroua fra la Diatessaron, e 'l Ditono, che è la parte maggiore della Diapente Harmonicamente diuisa, che è il Semituono; vogliono, che venendosi alla diuisione di lui, in dui Diesis, si constituisca il genere Enarmonico; ordine proprio della natura, cauato da gli eccessi di questi interualli, secondo [-f.19r-] che l' uno supera, ò viene dall' altro superato, gradatamente con ordine naturale. Oltra di questo voglio che sappiate, che questi generi hanno fra di loro quella conuenienza, et rispetto che ha l' ottimo al migliore; [Qual conuenienza habbino li generi insieme. in marg.] et questo al buono; può stare il buono da se solo, et può hauer l' essere senza che vi sia il migliore, e l' ottimo; ma il migliore, non può esser migliore, se non rispetto al buono; nè l' ottimo può da se stesso hauer l' essere, senza il migliore e il buono: E sta il buono adunque come principio, e fondamento del migliore, et dell' ottimo; e 'l buono, et il migliore hanno perfettione nell' ottimo. Cosi diciamo al proposito nostro, che il Diatonico può stare, et hà l' essere da se solo; perche egli è creato dalla natura, et per molto tempo è stato essercitato nell' esser suo naturale, sin tanto che venne Thimoteo Milesio, secondo la mente di Suida, et di Boetio, incominciò à variare, et allontanarsi dal Diatonico; ritrouando la diuisione del Tuono, mollificando la duritie del Diatonico; ordinò nuouo genere detto Cromatico. Questo si vede che non può stare in modo alcuno per se solo, senza il Diatonico; non essendo lui altro che il Diatonico inspessato: et perche mollifica la duritie di quello, di qui è, che s' acquistò il nome di migliore et più perfetto. L' Enarmonico similmente, non può per se stesso hauer l' essere; perche questo et quello sono fabricati sopra il Diatonico, ma questo è più spesso del Cromatico. Tacciano adunque quelli, che ostinatamente vogliono, che il Cromatico, e lo Enarmonico siano stati prima del Diatonico; Che et per il testimonio di Aristosseno, et di Tolomeo, et della ragione istessa, si manifesta il contrario: [Detto di Aristide intorno alli generi. in marg.] Di questi disse Aristide, e Brienio, che per essere il Diatonico naturale, e più facile de gli altri da essere Modulato; il Cromatico, perche è pieno di Diesis, et di suoni, che hanno del molle, e sostentati tiene del difficile; ma lo Enarmonico difficilissimo: perche gli suoni e gl' interualli, che lo compongono, sono più de gli altri spessissimi: et se gli Artefici non sono più che bene instrutti in questo, non è possibile per le sue dificoltà Modularlo.
Luca. Questa opinione de' piu Moderni dichiaratami, intorno alli generi, oltramodo mi piace; perche à me pare che sia più vniuersale, più facile, et assai più conforme alla natura, di quella de gli Antichi. Del genere spesso, ò Cromatico, come dite, due cose v' erano da considerare; la prima, che il Tuono diuideano in dui Semituoni: la seconda, che il Semiditono era interuallo dissonante, et particolare di questo genere. Ma appresso questi più Moderni non occorrono queste dificoltà, ò considerationi: Quando il Tuono sarà diuiso in due Semituoni, et ogni Tuono patirà questa diuisione, sarà interuallo di questo genere spesso; e lo Semiditono sarà consonante, et pieno [-f.19v-] di altri interualli diuisibili, secondo l' occasione. Ma lo Enarmonico, che è il più spesso; in qual modo lo intendessero gli Antichi, per ancora non me ne hauete fatta la demostratione: seguita forse la istessa legge, ò ordine, ò pur muterà forma et ordine?
Vario. Senza dubio muterà forma, et ordine; se appresso gli Antichi in questo genere più spesso, era diuiso il Semituono in due Diesis: hauea ancora il Ditono per interuallo incomposto, dissonante, et particolare di questo genere: Ma appresso li più Moderni, vi basterà che il Semituono sia diuiso in due Diesis, et sarà interuallo di questo genere, e lo Ditono sarà consonante, pieno lui ancora d' altri interualli, che secondo il bisogno saranno del genere più spesso: Et eccoui la demostratione, secondo gli Antichi; che secondo li più Moderni, ve l' ho dimostrata. [Dimostratione del genere Enarmonico Antico. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.19v; text: Commune, Particolare Enarmonica.] [ARTIMP 03GF]
Luca. Se l' ultima corda di questo Tetracordo, è commune ad ogni genere, et che delle cordi communi, se ne debbono li pratici seruire come communi, restando però nell' esser loro naturali, e senza alteratione d' alcuno accidente: perche Maestro Cipriano se n' è seruito come particolare del Cromatico, come già m' hauete dimostrato?
Vario. Et perche quella corda è commune à tutti li generi, se n' è seruito in quel caso, il Cromatico col segno del b molle, come corda à lui appartenente, nè sarebbe conosciuta per sua se non fosse segnata col suo segno: ei come allhora diciamo, che ella è Diatonica quando resta nel suo naturale: Ma perche vi ho detto, che secondo i più Moderni, nel genere spesso, s' attende alla diuisione del Tuono, che constituisce questo genere; però quel Tuono, che si ritroua fra la corda D sol re, et E la mi, con il b molle nella corda più acuta posto, viene diuiso in due Semituoni, et sarà corda Cromatica: Ma lo più spesso si serue di quella corda, quando diuide il Semituono posto fra la E la mi, et F, in due Diesis.
Luca. [Politezza di Cipriano. in marg.] È stato iudicioso compositore Maestro Cipriano, et ha dato gran lume a' pratici; et se io dicessi, che fosse stato il primo, che hauesse incominciato ad [-f.20r-] accomodare bene le parole, et con bell' ordine, non direi bugia; essendo da suoi antecessori, et nel medesimo tempo, molto in vso il fare de' barbarismi.
Vario. È vero, ma ha hauuto buonissimo, et eccellente Precettore; et poi dalla natura è stato fauorito di tal modo che propriamente si è veduto, che la natura lo ha fatto nascere à questo effetto.
Luca. Le Opere sue lo dimostrano; ma al fatto nostro, desidero che per vn' ottaua intiera, mi dimostrate le Corde particolari, secondo l' ordine de gli Antichi, di ciascun genere, acciò possi alle volte più sicuramente discernere il vero dal falso.
Vario. È il douere, nè posso mancare di sodisfarui, eccoui secondo che desiderate la demostratione. [Dimostratione di tutti tre li generi insieme de li Antichi. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.20r; text: Tuono della disgiuntione. Commune ad ogni Genere. Particolare Diatonica. Particolare Cromatica.
Particolare Enarmonica.] [ARTIMP 03GF]
Quiui voi potete vedere distintamente, quali siano le corde Communi, le particolari, e 'l Tuono della disgiuntione, che ad ogni Genere si ritroua esser commune; di qualunque genere si sia; et se bene in questa demostratione, si camina per Tuoni, et che il Cromatico, e lo Enarmonico, nelle loro Modulationi, secondo gli Antichi non haueano simile procedere; tuttauia è stato necessario, volendo dimostrarui tutti tre li Generi insieme, descriuere il Diatonico, et dipoi inspessarlo con le corde de gli altri generi.
Luca. [Li Moderni poco curano le cose de gli Antichi Musici. in marg.] Non mi pare, che la cognitione di queste cose de gli Antichi, intorno a' Generi, sia molto necessaria a' pratici Moderni; poi che nelle loro Compositioni, ogn' uno se la taglia larga, e lunga à suo modo, poco curandosi delle buone Regole; et come poco fa hauete detto, ogni Tuono da loro con b molli, e # diesis viene diuiso, senza hauer altra consideratione, nè risguardo à cosa alcuna, et questo le pare sufficiente scienza di quanto à loro debba essere necessario.
[-f.20v-] Vario. È il vero, che ogn' uno fa à suo modo; et perciò vi dissi poco fa, che la Moderna Musica non è altro, che vna Mescolanza di due Generi insieme, fra di loro confusamente confusi; et questa solenne confusione, nasce dalla ignoranza de' pratici, à cui basta di saper, senza altra intelligentia vnire insieme vn Falso bordone; stia poi bene ò male, basta che à loro pare di far miracoli; et per tale la predicano. Ma poi che siamo in questo ragionamento, voglio dirui vn mio pensiero, ilquale cauo dalle Cantilene di questi Moderni Compositori, et forse non mi discostarò troppo dal vero.
Luca. Aspetto con desiderio qualche bella Consideratione, et mentre che la andate cauando dalle cose de' Moderni, non può altrimenti essere, se non tale.
Vario. [Li Moderni non considerano diferenza, nè di tuono, nè di semituono. in marg.] Mentre che io vado considerando, che li pratici più Moderni non conoscono differenza alcuna de Tuoni, nè di Semituoni; ma tutti diuidono con #, et b molli, senza hauer di loro altra consideratione, che hauere li rincontri delle Consonanze imperfette per fare quegli effetti, che al loro capricio sodisfanno, et molti altri particolari intorno a' quali ne ragionaremo: vado anco pensando, che loro stessi non conoscano qual sia quella spetie d' Harmonia, che si Canti, e Suoni; se bene si può iudicare, che habbino opinione di seguitare Aristosseno, che diuidea il Tuono apunto in due parti eguali: Argomento certissimo ve ne darà quella Cantilena fatta à due voci di Maestro Adriano, da cui ne cauarete la verità di questo fatto: nè sarà molto lontano da questo molti Madrigali, del Porta di Cipriano, del Gabrielli, et altri tanti e tanti, ne' quali si vedono cose per lequali venirete in consideratione sicura di quanto vi dico.
Luca. Mi pare d' hauer sentito mentoare altre volte questa Cantilena à due voci, se pur è quella, che in vista fornisce in settima, le parole di cui dicono; Quid nam ebrietas: ma non ho però sentito discorere sopra di lei cosa che mi sia andata per la fantasia; sono Compositioni insolite, vogliono ancora insolite speculationi, nè credo che s' appartengano à pratici queste pasture, sono cose sottili, intervalli, e belle; vogliono ancora discorsi d' huomini intelligenti d' altro che di mettere insieme quattro solfe, opera da huomini seruili, et non da liberi.
Vario. [Impertinentie usate dal pratico da che nascano. in marg.] Non è dubio che il discorere di cose dificili, et di molta speculatione, non s' appartiene al pratico; ma questo è officio del Theorico; non potendo il semplice pratico penetrare tanto auanti, che arriui alla cognitione di simili particolari: di qui è, che non potendo col loro intelletto giungere al segno di questa verità: si vedono molte impertinentie, et imperfettioni [-f.21r-] nelle compositioni da loro fatte; il che non apporta se non vergogna infinita.
Luca. Di queste impertinentie ne ragionaremo vn' altra volta à miglior proposito; per hora attendiamo à questa Cantilena di Maestro Adriano, che veramente fu vn bellissimo pensiero.
Vario. Fu di merauiglio all' hora, et addesso farà stupire qualch' uno, che più non l' ha veduto, nè sentito nominare; è vero che fornisce in settima, apparente, come voi detto già hauete; ma se noi vorremo con lo intelletto bene essaminarlo, ritrouaremo che la vista viene ingannata; et che questa Cantilena fatta da Maestro Adriano, huomo singolare a' nostri tempi, fornisce in ottaua, et non in settima, come appare; et acciò meglio potiate vederla à vostro comodo, ecco che vi faccio dono di vna Copia, fedelmente dallo originale di mano di Maestro Adriano copiata. [Duo di Maestro Adriano. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.21r; text: CANTO, TENOR] [ARTIMP 04GF]
[-f.21v-] [Artusi, L' Artusi, f.21v,1] [ARTIMP 04GF]
Et se bene Giouanni Spadaro Musico Bolognese, di quei tempi, in vn suo Discorso, ò lettera, già scritta l' Anno 1524. à Don Pietro Aaron alli 9. di Settembre come vi mostrerò di sua propria mano; Conclude, che l' ultima figura Cantabile nella graue parte, posta; fornisca per vn Comma Antico più graue di vn' ottaua, ilqual Comma è maggiore del Moderno, come potete vedere in questa demostratione, et di quanto.
[Artusi, L' Artusi, f.21v,2; text: Comma Antico, Differenza, Comma Moderno, 81. 80. 531441, 530841 3/5, 524288] [ARTIMP 05GF]
[Giouanni Spadaro è stato Boetiano. in marg.] Tuttauia è degno di molta scusa, perche col suo Maestro, che tutto era Boetiano, tenea per fermo, che l' Antica spetie Diatona, che ne' suoi Tetracordi camina per Tuono e Tuono ambidui sesquiottaui, et vn Semituono di proportione super 13 partiente 243. fosse quella spetie che si Cantasse, et Sonasse in ogni sorte d' Instromento: et non la Syntona di Tolomeo, che dallo acuto al graue procede per dui Tuoni, ma differenti di proportione l' uno da l' altro; et vn Semituono di proportione sesquiquintadecima; erra ne' principij et perciò bisogna che nella Conclusione sia falso: et quando ancora hauesse essaminata la Cantilena, secondo la Mente di Tolomeo; per la varietà de' Semituoni, et Tuoni, haurebbe fatta ancora la Conclusione falsa; et pur Maestro Adriano non hebbe mai pensiero di volere che la Cantilena hauesse il fine in settima; nè più graue, nè più acuto dell' ottaua, ma in ottaua perfetta.
Luca. Giouanni Spataro è stato a' suoi giorni huomo acutissimo nella Musica, però mi dà l' animo, che vedremo qualche cosa notabile, e bella.
[-f.22r-] Vario. Eccoui la lettera di sua man propria, legetela, et se nel legerla, legesti qualche parola non cosi Toscana, scusate l' età, e 'l tempo, che cosi comportaua all' hora. ma legete.
Venerabilis vir et Musicorum Decus. Salue. [Lettera di Giouanni Spadaro in marg.]
Alli dì 3. Septembris ho riceputo vna di vostra Eccellentia delli dì 19. Augusti signata, la quale à me non potria esser stata nè più grata, e ioconda; non tanto per essermi clarito d' alcune mie dubietà, e suspetto; ma etiam per hauer inteso, che quella non è impedito d' alcuno sinistro et male, et che come soleui me amati: Circa el Canto di Maestro Adriano, vostra Eccellentia dice, che è vno quarto; et non vn duo, ho bene inteso dire, che da sua Eccellentia prima fu fatto à dui, et dipoi fu fatto à quattro. Ma perche à me assai bastaua vedere come el fine del Tenore con el Canto finiua in Settima concordante in diapason, per tanto io non dimandai à sua Eccellentia se non el Canto con il suo Tenore, perche io voltando la fantasia in molte parte non poteua trouare, che tale fine in Settima producesse integra diapason; pure quando io vidi tal Canto con el segno di b rotondo (in varij lochi locato) statim compresi la sua intentione, et ingegno grande; el quale suo ingegno grande saria stato assai più lodabile, et grande, se l' opra adamussim le fosse reuscita; io pretermeto quello che vostra Eccellentia dice scilicet che tal Tenore è assai deforme dalla natura del Canto, ouero Soprano; perche tal Tenore circa questo Maestro Adriano merita excusatione, perche sua Eccellenza solo attese à dimostrare con arte et industria, el spatio apparente della settima; Virtualiter sia spatio d' ottaua, ouero diapason; el qual Canto dalli nostri Cantori et Musici è stato più volte Cantato, et sopra Instromenti Artificiali Sonato; et cosi prima facie rimasti molto contenti, et satisfacti, perche non hanno atteso, nè considerato più oltra di quello che dimostra l' ordine delli Instromenti vsitati. Ma io cognoscendo, che li Organi, Arpicordi, Violoni, et altri Instromenti predicti, dalla mano dello Artefice; non sono superiori al Theorico, nè dano regola al Musico speculatiuo; Ma bene el Musico è quello che dà regola, et limita tutti li Artificiali Instromenti; non sono stato contento à quello che li pratici pulsatori mediante li soi Instromenti hanno iudicato; Ma considerando con la rasone, et speculando con el lume dello intelletto; credo hauer trouato la mera verità, la qual verità certamente non pò essere apparente, per li Instromenti hoggidì prodotti dalla mano dello Artefice; perche tali Instromenti, mancano di molti interualli, et partimenti, li quali son necessarij volendo Sonare tale Tenore, sopra [-f.22v-] tali vsitati Instromenti; per la qual cosa, Maestro Pietro mio honorando, doue vostra Eccellenza dice che hauete trouato, che dicto Tenore, per el procedere con la experientia dello Instromento termina in lo loco di D sol re; rispondo, et dico che questo è impossibile; et ancora dico, che tale Tenore non manca di vno Comma della integra diapason con el Canto, come dice vostra Eccellenza che molti dicono: perche quando io mensuro tal Tenore con el compasso, et Monocordo Musico; io rationabilmente trouo, che tal Tenore exubera, et transcende oltra la diapason de vno Comma, in modo che fa, che tra esso Tenore, e 'l Canto, cade vno spatio di octo Soni, e vero spatio di sei Tuoni, come era la opinione di Aristosseno, da Boetio recitata; scilicet composta di cinque Tuoni, e dui Semituoni; delli quali dui Semituoni, vno sarà maggiore, et l' altro minore, come per experientia vostra Eccellenza comprenderà, se ponendo da parte li practici Instromenti, per mano delli Artefici facti, con el lume della intelligentia guardarete in tal Tenore à quello segno de b rotondo in G sol re ut posto vt hic
[Artusi, L' Artusi, f.22v,1] [ARTIMP 05GF]
per el qual segno de b rotondo, la nota segnata per tal segno, resta collocata tra G sol re vt acuto, et F fa vt graue, di modo che questo spatio di Tono cadente in tra G et F, predicti resta diuiso per Semitonio minore in graue, et maggiore in acuto scilicet che da F. graue al predetto segno di b rotondo cade spatio di minore Semitonio; et da esso segno de b rotondo ad G acuto, caderà spatio di maggior Semitonio; notate che io parlo Theorice, et non pratice; et perche tale Tono cadente tra F et G predicti nello Arpicordo, nè etiam in altri Instromenti, non resta per tal modo diuiso scilicet con Semitonio minore in graue, et maggiore in acuto; ma per molte cause resta diuiso Theorice loquendo, per maggior Semitonio in graue, et minore in acuto; però primamente dico, che tale Tenore non potrà esser stato bene, nè rectamente modulato da vostra Eccellenza in tale vostro Arpicordo, per non hauere proceduto, secundum naturam ipsius Tenoris. Da poi la nota predicta, vt hic in G signata
[Artusi, L' Artusi, f.22v,2] [ARTIMP 05GF]
tal Tenore procede gradatim ad C acuta, ut hic
[Artusi, L' Artusi, f.22v,3] [ARTIMP 05GF]
circa tal processo habbiamo molto bene da auertire à quella quarta minima Cantabile posita in C acuta predicta con el b rotondo signata, la qual minima, da certi nostri practici pulsatori de Instromenti per Arte facti, è stata considerata, et pulsata in paramese, ouero in nel [sqb] mi di b fa [sqb] mi; laqual cosa da me le fu dimostrata essere erronea; perche se dal segno di b rotondo predicto signato in G acuta vt hic
[Artusi, L' Artusi, f.22v,4] [ARTIMP 05GF]
[-f.23r-] procedemo per diatessaron in lo intenso, tale diatessaron non potria cadere sopra paramese, ouero sopra il mi di [sqb] fa [sqb] mi; perche cosi come tra F graue, et il b rotondo di b fa [sqb] mi cade recta diatessaron, seguitarà che intra la data corda più acuta di esso F per Semitonio minore, et la data corda più acuta del b rotondo, del b di [sqb] fa be mi per Semitonio minore, etiam caderà diatessaron, la qual corda posita in acuto per Semitonio minore, con el b rotondo di b fa [sqb] mi non potrà attingere in paramese, ouero al mi de b fa [sqb] mi, perche se intra tritesynemenon, et paramese cade spatio di maggior Semitonio restarsi, che subtracto el minore Semitonio, dal maggiore Semitonio predicto le restarà quello spatio chiamato Comma, et per tal modo essa corda, ò nota predicta signata in C acuta, con el b rotondo caderà intra tritesynemenon, et paramese, diuidendo el spatio del maggior Semitonio intra el b rotondo, et el b quadro assignato per semitonio minore in graue, et per spatio de Comma in acuto; et perche li vostri Instromenti, et Arpicordi mancano de tale diuisione; dico, che tale Tenore non potrà vostra Eccellenza nè da altri essere stato rettamente sonato. Dal quale predicto segno de b rotondo situato in C acuta, esso Tenore dopoi discende per incomposta distantia de diapente, et dato che in apparentia, tale descenso di diapente, sia signato in F graue, ut hic
[Artusi, L' Artusi, f.23r,1] [ARTIMP 05GF]
pure perche in essentia si disparte da vno Comma più depresso de paramese, restarà che tale distantia signata in F graue, non potrà cadere sopra E graue, come da molti è stato existimato, ma caderà sotto E graue per spatio de vno Comma; perche cosi intra paramese, et Hipatemeson cade diapente remissa, cosi se nui remeteremo per diapente da vn loco ò corda remissa, da paramese per Comma, tale diapente caderà per Comma remisso rispetto Hipatemeson. Et perche tale corda per Comma remissa, sotto Hipatemeson non si troua in li vostri Arpicordi, et altri simili Stromenti; dico che vt supra tale Canto non poterà rectamente essere conducto in tali Instromenti; Ma poi seguitando tal Tenore procede in lo intenso per diatessaron incomposta ut hic
[Artusi, L' Artusi, f.23r,2] [ARTIMP 05GF]
per laqual cosa quella minima punctata, et la sequente, eguale in apparenza, signata in b fa [sqb] mi cadente tra C et A acute; in modo che con A la mi re concurano per spatio di Comma. et perche li Arpicordi, et altri simili Instromenti non sono per tale modo diuisi; restarà che vt supra tale Tenore non si potrà modulare in tale Instromento; dalle quali note predicte per Comma virtualmente soto A acuta considerata; el predicto Tenore, se rimette per diapente incomposta ut hic
[-f.23v-] [Artusi, L' Artusi, f.23v] [ARTIMP 05GF]
et dato che el detto spatio di diapente in quanto alla apparentia sia locato in E graue, tamen virtualiter sarà inteso cadere tra E, et D graue, in modo, che con D resterà depresso per spatio di Comma; la qual cosa è assai clara; perche se da vno Tono, ouero corda; la qual stà posita ad A acuta per spatio di Comma, ci remeteremo per diapente, tale diapente, etiam caderà più graue per Comma rispetto al D graue, et per tale modo accaderà, che procedendo in tale Tenore vsque in finem; ciascuna nota, la quale in apparentia serà locata in C graue, sempre in virtù et essentia caderà sotto D graue per spatio di vn Comma; per la qual cosa concludo, che tal Tenore terminato, et finito in lo loco septimo rispetto el suo Canto, ouero Soprano; non potrà per tale arte esser inteso (realiter) cadere in recta diapason; perche vt dixi in tra tale Tenore, et el Canto predicto, in tali lochi cadono sei suoni, et etiam appare che da vostra Eccellenza tale Tenore non possa essere rettamente modulato in lo vostro Arpicordo; perche manca delli spatij delli Commi di sopra dimostrati; Ma tale Tenore potria meglio essere modulato con l' Organo, et Instromento della natura, perche l' Organo naturale non manca di perfettione; per la qual cosa l' arte con tutto el suo potere sempre cerca imitare la natura: Ma perche lo audito per la sua imperfettione male può iudicare di questi spatij minimi, et inusitati, per tanto la rasone dà soplemento, doue el senso resta deficiente; per tanto io existimo, che Maestro Marco Antonio nostro, si ha portato da sapiente; perche forse cognoscendo sua Eccellenza correre in errore, credo che Vostra Eccellenza sappia, che dalli Musici è stato solo ordinato dui segni, per li quali li soni naturalmente considerati si possono remouere dal loco proprio; liquali segni sono questi scilicet #, b, il primo scilicet # remoue el sono naturale per Semitonio maggiore in acuto: el secondo scilicet b opera per contrario; scilicet che remoue el sono dal loco naturale per Semitonio maggiore in graue: Adunque à Maestro Adriano è stato impossibile, che E graue sia D graue; perche se questo segno b, producerà due volte el suo effetto, tale suo effetto duplicato produce vn Comma più d' vn Tuono sesquiottauo; perche dui Semituoni maggiori insieme tolti superano el Tuono de vno spatio de Comma; perche à tale Tono basta vn Semituono maggiore, et vn minore; per tanto volendo che E la mi graue hauesse il loco in D sol re graue scilicet che E fosse remisso per vn' integro Tono sesquiottauo; bisogneria, che li Musici hauessero constituito dui varij segni, per li quali li naturali soni, fossero remossi in graue, delli quali segni l' uno fosse inteso remouere essi soni naturali, per maggior Semitonio in graue, e l' altro per minore; et per tale modo exercitando mò l' uno, mò l' altro [-f.24r-] ogni spatio de Tono naturale per arte si potria certamente riducere dal sono suo acuto, nel sono suo propinquo graue; ma tali segni non sono stati inuenti, perche si pò far senza; et non sono necessarij, et etiam perche tale modo di rimouere gl' interualli muta la spetie; per tanto son da fuggire, perche son termini da Sophista, li quali apparent et non sunt; et se Vostra Eccellenza bene aduertirà al Contraponto in li lochi predetti con el Canto trouarete, che li caderanno altre distantie non vsitate, lequali nascono da quello spatio di Comma superfluo predicto. Vale.
Bononie die 9. Septembris. 1524.
Vostro Ioannes Spatarius.
Luca. Si vede, che questo Discorso è venuto dalla buona Schola, hauea ben ragione Franchino di dire, che egli era acutissimo nella Musica.
Vario. Secondo quel tempo, che cosi comportaua, ha detto e bene; ma à gusto mio s' è ingannato.
Luca. Et come à gusto vostro s' è ingannato, ditemi come.
Vario. Questo è il loco, et mi contento di sodisfarui. Non è dubio che Maestro Adriano non hebbe mai pensiero di voler fare vna Cantilena, che apparentemente dimostrasse di fornire in settima, et che poi fosse più graue di una ottaua, ouero trapassasse la settima si, ma che non giungesse all' ottaua; ma si bene in vna ottaua iusta et perfetta: et se bene seguitando come faceua lo Spadaro il suo Maestro Bartholomeo Rami Lettore à quei tempi di Musica nello Studio di Bologna, con tutti li Theorici, che à quei tempi, et auanti di lui viueuano, la Diatonica Diatona, veniua à fornire più nel graue d' un' ottaua per vn Comma Antico di quella proportione, che io ui ho dimostrato, et secondo che lui nel Discorso suo vi conclude; non per questo dobbiamo noi tenere, che questa sia stata la Opinione di Maestro Adriano. [Intentione di Maestro Adriano qual fosse intorno al Duo. in marg.] Manco potiamo credere, che la intentione sua fosse di seguitare la opinione di Tolomeo, et de' Moderni; per due cause: l' una è perche al suo tempo non si nominaua la Diatonica Syntona di Tolomeo, non essendo in consideratione ad alcuno, se non da certi anni in quà, che il Fogliani, et dopò il Zarlino, e 'l Salines, che hanno introdotto questo modo di Filosofare, dopò lo hauer fatto molte esperienze, e belle speculationi, come ne' loro scritti si vede. L' altra è, perche se vogliamo essaminare questa Cantilena, secondo il modo di Filosofare de' Moderni, leuato da Tolomeo, ritrouaremo, che ella non arriuarà alla ottaua; ma sarà di manco, di maniera che secondo la Diatonica Diatona [-f.24v-] spetie, ella trappassa l' ottaua; et secondo la Diatonica Syntona, non arriua all' ottaua; e la intentione di Maestro Adriano è stata come ho detto, che in apparenza sia in settima il fine di questa Cantilena, ma in virtù e forza sua in ottaua altrimenti, à che proposito il Cantarla? à che il Sonarla con diuersi Instromenti? tutto sarebbe frustatorio et vano?
Luca. Et come potrei io chiarirmi, che secondo la opinione di Tolomeo non arriuasse all' ottaua? poi che secondo gli Antichi lo Spadaro m' ha dimostrato che passa nel graue per vn Comma.
Vario. Douete senza altro considerare, che nella corda di G, vi è posto il b molle come vedete
[Artusi, L' Artusi, f.24v] [ARTIMP 05GF]
il quale fa questo secondo la mente di Tolomeo, et de' Theorici suoi seguaci, diuide il Tuono sesquinono, in due Semituoni, vno di proportione sesquiquintadecima; [Diuerse considerationi intorno al Tuono. in marg.] l' altro di proportione sesquiuentesima quarta, ambidui superparticolari; perche da questi dui come da sue parti viene questo Tuono reintegrato: se il Tuono sarà sesquiottauo, bisognerà hauere vn' altra consideratione, essendo che li dui Semituoni, parti di lui fatte uno sarà sesquiquintodecimo, l' altro super 7. partiente 28. per vn Comma sesqui 80. maggiore del sesqui 24. Hora non è dubio, che il Tuono posto fra F, et G, è Tuono maggiore di sesquiottaua proportione; et fra la F, et il G, signato con la zifra b, secondo il suo effetto vi si ritroua il Semituono sesquiquintodecimo; adunque vi restarà il super 7. partiente 28. per il restante. Stando questo fondamento, per caminare dalla G signata col b molle, alla C. per ritrouare la distantia di vna Diatessaron nella sua modulatione dal graue allo acuto, è necessario, che la C naturale si ponga nel graue per altre tanto interuallo, quanto resta la G, col b molle; più del suo naturale nel graue; et perciò ponendo in C il b molle lo fa corrispondere alla G, col b molle per vna diatessaron, il qual suono verebbe ad essere più graue del [sqb] fa b mi, se di là per modulare vn salto di quinta, vorrete partirui; necessariamente quella quinta, non sarà nella corda D sol re; nè manco nella E la mi, nè come dice il Spadaro più graue della D sol re; ma sarà fra la D sol re, et la E la mi: di modo che la intentione di Maestro Adriano non è stata, nè di fornire in settima se non apparente, nè secondo il Spadaro per vn Comma più graue della D sol re, nè manco fra la corda E la mi, et la D sol re; ma nella D sol re iusta per Diapason integra, et perfetta.
Luca. Come può dunque essere? che cosa ne pensate voi, è ben necessario che Maestro Adriano habbi hauuto nella intentione sua, et per meglio dire il fine corrisponda al principio, et al mezo.
[-f.25r-] Vario. Auanti che io vi dimostrassi il Duo, vi accennai la intentione, che io tengo che hauesse Maestro Adriano; hora ve la dirò alla scoperta. Tengo per fermo, che Maestro Adriano habbi seguitata la opinione di Aristosseno, il quale diuideua il Tuono in due parti eguali, cioè in due Semituoni; [Opinione di Maestro Adriano in marg.] ilche vedete osseruato ne' Lauti, et nelle Viole, et voglio anco credere, che Maestro Adriano come huomo prudente, sauio, et accorto, et che in queste cose hauea priuilegio particolare dalla natura, accompagnata da una grande esperienza, facesse proua ne' Lauti, et Viole, conoscendo che ne' Clauacembali, che tengono diuisione da questa differenti, non era possibile hauerne l' essato. [Dificoltà del Duo doue consiste. in marg.] Sta però tutta la dificoltà di questa Cantilena in quelle poche di figure Cantabili, che hora vi dimostro nella parte più graue poste
[Artusi, L' Artusi, f.25r] [ARTIMP 05GF]
intendendo, che il b molle posto nella corda di G sol re ut et è la prima nell' essempio posta; habbi forza di ponere nel graue quella tal figura per un mezo Tuono; et di terza minore che si ritroua essere col Soprano, per l' aggiunta di questo Semituono, diuenta terza maggiore. [Terza secondo Aristosseno da che contenuta. in marg.] Et era quella terza minore, secondo Aristosseno, di tre Semituoni, hora essendo di quattro, vengono ad essere dui Tuoni maggiori. Seguitando poi dopò la pausa di minima verso lo acuto, con quest' ordine di terze maggiori di quattro Semituoni accresciute d' un Semituono dall' antecedente b rotondo, quella figura che posta è in C sol fa ut con il b molle viene à discendere lei ancora per un' altro Semituono, che si ritroua nel b di C, et quello di b fa [sqb] mi per b molle; di maniera che viene à ritrouarsi quella figura ch' è in C, col b, nella b fa [sqb] mi: et di quinta che è apparente al Soprano diuenta una sesta; da questa partendosi per modulare una quinta incomposta, se bene la figura seguente si ritroua segnata nella corda di F, tuttauia uiene ad esser in E la mi; cosi seguitando poi tutto il Canto sino al fine, non solo fornirà in ottaua perfetta; ma haurà ridotto la meta di questa Cantilena, più graue in dui colpi, per vn Tuono: [Duo di Maestro Adriano non si può sentire ne gl' Instromenti ordinarij. in marg.] et che sia il vero, se vorrete ne gl' Instromenti ordinarij Clauacembali, Organi, et simili, sentire questa Cantilena; perche hanno li Semituoni ineguali, se bene li Tuoni eguali non potrete: ma se questa esperienza la farete ne' Lauti, et nelle Viole, ne' quali li Tuoni, et Semituoni sono eguali secondo la mente d' Aristosseno, sentirete, et in effetto confessarete, che quanto ui ho detto è la istessa uerità. Dicano pur li Moderni quanto uogliono, che non tutti diranno, che questa sia la spetie Syntona, che si Canta ò Suona, dico di quella di Tolomeo, ma bona parte tenirà che sia quella d' Aristosseno, di che ce ne fa fede Maestro Adriano con questo Canto, et ce ne assicura la diuisione di tutti li toni posti nelle Cantilene, e le molt' altre cose da pratici poste in pratica, se bene questi Teorici [-f.25v-] litigano insieme, et che per ancora non essendo fornita la essamine: Adhuc sub iudice lis sit.
Luca. Molte volte sono andato considerando à questi particolari; ma per non hauere quella buona cognitione delle cose, che mi bisogneria, son restato ne' miei pensieri più tosto posso dire confuso, che chiaro; ma hora che Vostra Signoria mi apre la mente, incomincio ad assicurarmi, et à conoscere assai più di quello che fin' hora non ho conosciuto.
Vario. Di bene in meglio andrete considerando queste cose, et n' haurete gusto infinito; et se vi occorerà qualche dubitatione lasciareteui intendere, che ad ogni mio potere cercarò di sodisfarui.
Luca. [Natura delle zifre #, et b rotondi in marg.] Apunto mi souiene di dirui, che mi pare che tanta sia la forza di queste Zifre, che non solo mutano vna Consonanza in l' altra, dico di b rotondi, ma ancora rimouono tutto vn Sistema intiero dal suo natural essere; et questo rimouimento non mi pare che si possi fare ogni volta che s' habbino da considerare i Tuoni maggiori, et li minori: perche non patiscono vna istessa diuisione; nè mi pare che sia vero quello che dice il Benelli della Musica finta; però andrò considerando, che li Tuoni siano eguali, et li Semituoni, secondo che voi hauete concluso per opinione d' Aristosseno.
Vario. Mi sarà caro sapere ciò che il Benelli dice.
Luca. [Imperfettione che nasce nella Musica finta. in marg.] Dice che la Musica finta è quella che vera non è; percioche esce fuori de' suoi veri Tetracordi; e 'l Tuono che dicono della diuisione di maggiore ch' egli è, tra le cordi Mese, et la Paramese; ò vogliamo dire A la mi re, et b fa [sqb] mi diuenta minore, tra la Licanos Meson, et essa Mese; cioè tra G sol re ut, et A la mi re, mentre che per un Tuono più basso si riduce la Musica finta: et s' egli è vero, che si Canti la spetie Syntona di Tolomeo come vogliono loro apunto, non si può in modo alcuno rimouere questo Sistema dal suo loco proprio; ma si potrà mentre che saranno li Tuoni eguali, et li Semituoni similmente eguali, come dice Aristosseno.
Vario. Mi piace, che voi la intendiate, et hauete gran ragione: non può il Tuono, che dice il Benelli, di maggiore diuentar minore, come dite voi; troppo grande sarebbe il disordine: [Parole del Zarlino dichiarate. in marg.] et à questo proposito voglio referirui quello che dice il Zarlino huomo di molta Dottrina, et auttorità, nella Quarta Parte delle Institutioni Harmoniche, quando dice, che vuole insegnare di trasportare li Modi in due maniere; vna con li b molli, et l' altra con li # Diesis: molto bene bisogna auuertire, che lui dice, che li Moderni chiamano queste trasportationi; Modi trasportati per Musica [-f.26r-] finta, la quale secondo che la dichiarano, dicono essere, vna trasportatione di figure intendendo però di tutto l' ordine, che si ritroua in ciascun modo, dalla propria lor sede, ad vn' altra; ilche si confronta con quello che lo Stapulense dimostrò nella 24. et 25. proposta del quarto della Musica da lui dimostrata. Molte cose ci sono degne d' auertimento in quelle parole dette dal Zarlino; la prima che non è lui, che dice questa cantafauola; ma li Moderni pratici, che la dichiarano cosi, dicono cosi, e la intendono cosi; nè ci vuole il valent' huomo mettere cosa alcuna del suo, come iudicioso; ma semplicemente recita l' opinione d' altri. La seconda, che intendono di trasportare tutto l' ordine, et non che vn Tuono sesquiottauo, habbi da diuentare sesquinono, nella sua trasportatione, ma che resti nell' esser suo; et per diruela come la intendo, sono inuentioni più tosto ritrouate per dar piacere alla vista, che all' udito, di cui quei Suoni sono obietto; ma voglio dimostrarui il Sistema massimo, da questi Musici finti dipinto, et poi ne ragionaremo secondo il bisogno. [Systema Massimo della finta Musica. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.26r] [ARTIMP 05GF]
Vna delle due à questa volta bisognerà, che confessino questi Benelli; ò che l' Organo e 'l Clauacembalo, volendo ò potendo Sonare simili Cantilene, sarà necessario che habbino li Tuoni eguali, et che in due parti siano diuisi; [Inconueniente, che nasce dalla finta Musica. in marg.] di modo che li Semituoni siano la intera metà del Tuono, ouero che in vn' istesso Instromento si suoni la spetie Syntona di Tolemeo, come vogliono apunto loro, et quella di Didimo; ma la spetie di Tolomeo non ha Tuoni eguali, nè meno quella di Didimo: Bisognerà adunque dire, che quella spetie, che Aristosseno ci è andato descriuendo, sia quella che si Suoni in questi Instromenti; e pur è il falso.
Luca. Voi venite alla conclusione, auanti che m' habbiate dichiarate le promesse: non v' intendo ancora bene.
Vario. Quando Tolomeo considera il Systema massimo, ordinato secondo la sua da lui fatta diuisione in Tetracordi; [Semituono Antico. in marg.] considera ciascuno Tetracordo diuiso in vn Semituono, non più di proportione, come v' ho detto vn' altra volta super 13. partiente 243. ma in vn' interuallo sesquiquintodecimo [-f.26v-] nè super particolari, in vn sesquiottauo, et vn sesquinono nell' ultimo loco verso l' acuto. Et quando Didimo và ordinando la sua Constitutione, partisse il Tetracordo in vn sesquiquintodecimo, in vn sesquinono, et vno sesquiottauo nella parte acuta; si come vi dimostra la seguente figura, e sarà il fondamento di quello, che sopra di questo io vi ho da ragionare. [Constitutione di Didimo et di Tolomeo. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.26v; text: Constitutione di Tolomeo. Dissonante. Consonante. semitono maggiore, tuono maggiore, tuono minore, Constitutione di Didimo] [ARTIMP 06GF]
Di modo che dalla Constitutione di Tolomeo, à quella di Didimo, non si ritroua altra differenza, che la mutatione del Tuono maggiore di luoco à luoco; cioè quello interuallo, che nella Constitutione di Didimo era posto nell' ultimo luoco del Tetracordo: in quella di Tolomeo è posto nel mezo; et quello che nella Constitutione di Tolomeo tiene il luoco vltimo; in quella di Didimo è posto nel mezo: come essaminando l' una e l' altra Constitutione da voi stesso potete conoscere; vedrete ancora per la mutatione di luoco à [-f.27r-] luoco di questo interuallo, quante consonanze acquistasse Tolomeo, di che quella di Didimo n' era priua. Hora me ne vengo al proposito nostro. Questa propositione è vera; Raccolti insieme l' una e l' altra propositione del maggiore, et minore Semituono ne viene la forma del Tuono di propositione sesquinona; et eccouene la dimostratione.
25 24 Proportione, et forma del Semituono minore. 16 15 Proportione, et forma del Semituono maggiore. ---------------- | 400 360 40| | .10 .9 Proportione sesquinona. [Diuisore in marg.]
Stando questo fondamento, se considerarete, che al Semituono maggiore posto fra la corda di E la mi, et F. nell' una et l' altra Constitutione naturale; le viene in questa Musica finta, aggiunto vn Semituono minore, leuato et tolto dal Tuono posto fra D sol re, et E la mi; cosi non è dubio che quello interuallo, che prima era Semituono maggiore fra le dette Corde; Hora non sia Tuono sesquinono, et minore; et quello che fra D sol re, et E la mi, era Tuono minore secondo Tolomeo, non resti hora Semituono maggiore; essendo ridotti in quest' ordine per forza della zifra b molle. Adunque dietro al Semituono maggiore accidentalmente posto fra D, et E, principio del Tetracordo, le seguita il Tuono minore, et dopò questo necessariamente bisogna che le seguiti il maggiore per riempimento del Tetracordo. Ma già vi ho detto e dimostrato, che nella Constitutione di Didimo si camina con quest' ordine; onde ne seguita che in questa Musica finta si Suoni la Constitutione di Didimo, et non quella di Tolomeo di cui ne fanno professione questi saccenti Musici. [In un' istesso Instromento non si possono Sonare due diuerse spetie, nel' istesso tempo. in marg.] Ma naturalmente vi si Suona la Constitutione di Tolomeo, adunque in uno istesso tempo, et in vn' istesso Instromento vi si Suona e la Constitutione di Tolomeo, et quella di Didimo; ilche non può essere à modo alcuno: Bisognerà adunque dire, che in quest' ordine necessariamente ui siano li Tuoni eguali, et eguali li Semituoni; di modo che si perderà l' ordine di Tolomeo, et quello di Didimo, risoluendosi in quello d' Aristosseno; può essere et voglio credere, che in questi Instromenti li Tuoni siano eguali, et ineguali li Semituoni: et se cosi è tenirà più della natura della Constitutione et ordine di Aristosseno, che di quella di Tolomeo, ouero di Didimo; essendo che alla Constitutione del Diatonico si considera la moltiplicità del Tuono, come anco vi ho detto, et alla Constitutione del Cromatico quella del Semituono, et dell' Enarmonico quella del Diesis. Ma se si potesse ridure il Clauacembalo alla temperatura de gli Tuoni eguali, [-f.27v-] et li Semituoni similmente eguali; sentiresti vna insolita Harmonia: ma mi raccordo d' hauer temperato per vna ottaua intiera, in quella maggior essatezza che sia stato possibile, un Clauacembalo con vn Lauto; [Proua fatta dall' Autore in marg.] ma Sonato per esser fuori della sua natural temperatura, offendeua oltramodo l' udito; tengo però che questa sia vna temperatura, e vn' ordine da sua posta, che ha li Tuoni eguali, et li Semituoni ineguali; et perche non sò che alcuno habbi descritto simile Constitutione; mi dò à credere, anzi voglio tener per fermo, che questa sia vna mescolanza del Tetracordo d' Aristosseno, et di Tolomeo insieme, nè credo che vi sia Instromento alcuno distribuito sinceramente, secondo la mente di Tolomeo, nè di Didimo, eccetto il Lauto, et Viola che Suonano la intera Constitutione d' Aristosseno: [Imperfettione di alcuni Instromenti da che nasca. in marg.] la Imperfettione mò che nel Clauacembalo, et Organo io v' ho scoperto, non può nascere da altro, che dalla inegualità de' Semituoni, et ineguali di Tuoni, se pur fosse vero, che fosse la Syntona di Tolomeo: Diciamo adunque, che se questi Moderni speculatiui, affirmaranno, che nel Clauacembalo ordinario, cosi fatta Musica detta da loro Finta, si suoni; mentre che sarà nelle corde sue naturali potrebbe essere che difendessero, che ne' suoi Tetracordi s' auicinasse alla spetie Syntona di Tolomeo; ma mentre che la leuaranno fuori de' suoi termini naturali, et che per causa de gli accidenti la voranno chiamar Finta, bisognerà che s' allontani dalla natura della Syntona di Tolomeo, e s' auicinarà à quella di Didimo: Ma già vi ho dimostrato, che nell' istesso Instromento si potrebbe dire, che si Sonasse la spetie e di Tolomeo, et quella di Didimo insieme; [Quali Instromenti soneranno la Musica finta. in marg.] ilche è vno assurdo. Sonerà cosi fatta Musica senza sorte alcuna di discomodo, e d' inconueniente, il Lauto, la Viola, il Trombone, et tutti quelli Instromenti, che si possono piegare in ogni verso, a' quali non è data determinata quantità de gl' interualli da loro proferiti: ma non sarà poi conosciuta per Musica finta, perche nel Cantare con la voce, ò Sonare con Tromboni, Cornetti, Violini, e Lauti parerà sempre l' istessa, nè si conoscerà dalla naturale; non seruendo ad altro quei b molli, che alla vista, et per dimostrare, che ogni Cantilena si può trasportare nell' acuto, et nel graue per qual interuallo piace al Compositore; nè si potrà per questo dire, che il Tuono della disgiuntione, di maggiore diuenti minore, non potendosi conoscere, nè nelle voci, nè meno ne gli' Instromenti cotal mutatione, e diferenza; e particolarmente in quelli, che hanno li Tuoni, et li Semituoni eguali. Nè voglio per hora scoprire e fare altra essamine intorno à questo particolare, perche troppo longo sarei, però qui lascio: andate mò voi confortando à vostra commodità il Sistema naturale con il loro accidentale, et intenderete [-f.28r-] di bello.
Luca. Queste Considerationi m' acquetano assai lo intelletto, se bene costoro l' hanno con quel Tuono della disgiuntione; volendo che tutto il restante habbi forza di natural Sistema, da loro detto Artificiale; ma quel Tuono le guasta il gusto.
Vario. Vi ho detto l' inconueniente, che nascerebbe con questo Tuono della disgiuntione, ogni volta che mutasse forma nel mutal loco; ma notate, se la Constitutione secondo la quale sono diuisi gl' interualli nel Clauacembalo, ò nell' Organo, e quella di Tolomeo, come vogliono costoro; et che già come ui ho fatto toccare con mano, in queste Musiche finte, ella diuenta quella di Didimo; perche affermano che il Tuono della disgiuntione di maggiore, minore diuenti? l' hanno ben posto fra quelle corde, che sono naturali nella Constitutione, che contiene il Tuono sesquinono; ma tuttauia viene ad essere sesquiottauo; et se anco volessero, che fosse sesquinono, il che non è, non sarebbe nè di Tolomeo, la Constitutione, nè di Didimo: [Inconueniente che nascerebbe se si mutasse il Tuono di maggiore in minore. in marg.] perche ciascuno di loro vogliono, che dopò il Tetracordo mezano le seguiti il Tuono della disgiuntione; e 'l Tetracordo mezano, secondo la loro descritta forma incomincia nella corda D sol re, et arriua al G sol re vt: sarà adunque il Tuono della disgiuntione da G sol re vt, in A la mi re; e sarà sesquiottauo, et non sesquinono, come dicono. Se mò li Tuoni in questi Instromenti, come ho detto sono eguali, sarà il Tuono della disgiuntione quello che è posto fra le dette corde: nè sarà sesquiottauo, nè sesquinono non ci essendo di loro altro conoscimento, che la egualità; se mò volesti che la Syntona d' Aristosseno fosse quella che si suoni in questi Instromenti; ilche per la inegualità de' Semituoni non può essere, non occorerebbe à trattare de' Tuoni maggiori, nè minori, nè de' Semituoni. Si più se per forza della Cifra b molle, essi trasportano nel graue tutti li Tetracordi intieri per vn Tuono; anzi tutto il Sistema massimo, che tanto vogliono dire le parole, che poco fa vi recitai dette dal Zarlino à nome di tutti li pratici, per qual causa vogliono, che quel tuono di maggiore si muti in minore, et non gli altri tanti Tuoni, e Semituoni, che di minori diuentano maggiori, et di maggiori minori? Tutti li Tuoni entrano nel luoco de' Semituoni, et li Semituoni nel luoco de' Tuoni, et vn Tuono nel luoco dell' altro; [Il Tuono maggiore si muta nel minore. in marg.] et se ne' Tetracordi vogliono, che vi sia vn Tuono maggiore, et l' altro minore, è necessario che abbassando, ouero inalzando tutto il Sistema massimo, per vn Tuono, che li Tuoni maggiori entrano nel luoco de' minori; et che li minori occupano il luoco de' maggiori: [Spetie di Tolomeo in marg.] et cosi di spetie Syntona di Tolomeo, secondo la loro opinione [-f.28v-] diuentarà tutta quella di Didimo; non essendo altra diferenza fra Tolomeo, et Didimo, che la mutatione del Tuono da luoco à luoco: [si trasmuta in quella di Didimo. in marg.] Ma sono baie, et imperfettioni da loro non conosciute; restano tutti li Tuoni nella loro forma, e li Semituoni; et si trasporta tutto il Sistema massimo, senza variatione d' alcuna cosa.
Luca. Dalli inconuenienti, che nascerebbono è necessario, come voi dite, che si trasporti tutto il Sistema massimo intiero in quella forma, che egli è naturalmente, et cosi trasportato, s' habbi come per naturale; [Natura del b molle. in marg.] essendo che se bene il b molle si chiama zifra accidentale, vogliono però che sia accidentale, quando vien posto per il mezo delle Cantilene; ma quando è posto nel principio, dicono ancora che è naturale, perche all' hora non mutano forma, alcuno interuallo, ne le spetie delle Consonanze; ma restano nell' esser suo: che à questo pouero Tuono della disgiuntione toccasse la mala ventura, che mutando luoco mutasse forma, sarebbe troppo gran priuilegio questo; sono queste imperfettioni molto ben conosciute da voi; et uado pensando che in quella Musica finta con tanti # diesis composta ve ne siano de maggiori.
Vario. Vi risponderò intorno à questo nome di Musica finta, et dipoi seguitarò secondo il desiderio vostro; non ritrouo, che con ragione, che acqueti l' intelletto questa Musica, si debba addimandare, Musica finta: ma si bene trasportata. [Non si può addimandare Musica finta. in marg.] Ditemi, nel recitare il Cantore vna Constitutione nel suo luoco naturale, che sia del Quarto Modo; se la istessa sarà trasportata, ò più nel graue, ò nell' acuto per vn Tuono per forza de b molli, ò # Diesis; non recitarà ancora la istessa Constitutione? voglia ò non voglia, bisogna recitare la istessa altrimenti, mutando in vn' altra, si mutarebbe il modo; il che sarebbe vn' inconueniente. Qual sorte adunque di fintione cadrà in questa cosi fatta Musica? io per me non lo sò dire.
Luca. Ve lo dirò io, perche nel luoco di C fa ut, naturalmente, se le dice, fa, ouero ut; vi poneranno vn #, et intenderanno, che vi si debba dire, mi; ouero poneranno vn b molle in A, et le diranno fa; et nel principio di vna Cantilena ci poneranno tre ò quattro b molli, ò # Diesis, et cosi muteranno nome à tutto il Sistema massimo; et perche in quel luoco se le dice fa, in luoco di dirle la, ouero ut: vogliono che sia come vna fintione, et la chiamano Musica finta; et in somma perche si muta il Semituono nel Tuono, e 'l Tuono nel luoco del Semituono la chiamano Musica finta.
Vario. [Difinitione della Musica finta. in marg.] Hora mi souiene, che alcuni la difiniscono, non esser altro che un Canto fuori della traditione regolare della Mano, ouero vna fintione ritrouata per vna certa neccessità estraordinaria delle deduttioni; et deduttione dicono [-f.29r-] non esser altro, che vna progressione naturale di sei sillabe che sono, Vt, Re, Mi, Fa, Sol, La: [Deduttione quello che sia in marg.] et ha questa deduttione principio in tre luochi in C, F, et G, et ciascuna volta che fuori di questi luochi, questa deduttione ha il suo principio estraordinariamente la dicono Musica Finta.
Luca. Cosi ho voluto dire, se bene con diuerse parole da queste ho detto il mio pensiero, et credo che sia cosi.
Vario. La chiamauano Musica trasportata, et non finta; si come si trasporta vna Cantilena, per cosi dire del primo Modo, con la zifra b molle, per vna Quarta più verso l' acuto; nella quale trasportatione, doue prima si diceua vt, hora se le dice Re, nè per questo si chiamerà Musica finta; ma Trasportata fuori delli suoi Tetracordi naturali, nelli accidentali; perche quella zifra, che è causa che si Canti Re, in luoco di vt, si addimanda accidente, si come poco fa vi dissi, quando vi dichiarai le parole del Reuerendo Zarlino, dette in persona, et à nome di tutti li pratici Moderni; subito che il Cantore vede il b molle posto in tre, ò quattro luochi, nel principio delle Cantilene, incomincia à merauigliarsi, come quello che vede cose insolite, et fuori della espettatione, et vso: Ma quando il senso dell' udito le sente, non fa sorte alcuna di moto; perche quelli accidenti non mutano il Suono, nè gl' interualli; se non quando accidentalmente per entro le Cantilene viene vsato, che all' hora trasmuta vna Terza, ò Sesta maggiore in vna minore, et per il contrario; ma quando simili zifre sono nel principio della Cantilena, non fanno altro effetto, se non che trasportano le Cantilene, ò nel graue, ò nell' acuto; ilche è lo istesso, che le naturali: si moue il senso del vedere, ma l' udito resta nell' esser suo.
Luca. [Fingere per imitare. in marg.] Hora mi souiene, che questi Musici pigliano questa voce Finta; ouero fingere per imitare; et in questo senso fu esplicata, quando secondo che narra Plinio nella Historia naturale; Zeusi finse l' una tanto simile al uero, che gli vccelli ne restarono ingannati; et Parasio finse il velo che la coperse tanto bene, che Zeusi ne restò affrontato; di modo che fingere, mi pare che si possi dire, imitare; et questa imitatione fu fatta dall' uno e dall' altro di questi valenti Pittori, solo per auicinarsi alla natura più che poterono.
Vario. Voi trattate dell' inganno, ò fintione fatto alla vista, et noi trattiamo dell' oggietto dell' udito; ilqual discerne benissimo, che se il Cantore Canterà, re mi fa sol la; dando principio à questa deduttione in D sol re. Quando ponendo il b molle in E la mi; modulerà in C re, in D mi, in E fa, in F sol, in G la, che sarà vn trasportare per un Tuono più nel graue la deduttione; [-f.29v-] nè sarà ingannato, perche sempre sentirà lo istesso. Ma se si potessero trasportare queste Cantilene, et per vn Tuono, ò per altro interuallo, e nell' acuto e nel graue senza la zifra del b molle, non sarebbe bene?
Luca. Anzi crederei che fosse di molto commodo, et cosa noua, non hauendo per ancora alcuno fatto simil proua.
Vario. [Nuouo modo di trasporta senza accidenti alcuna Cantilena. in marg.] Secondo che la Chiaue, che dimostra la natura del Canto, è posta sopra la righa sia qual si voglia delle cinque; ponetela sopra il spacio, e sarà trasportata ò nel graue, ò nell' acuto per vn Tuono, come più vi piacerà.
Luca. Voi mi fate inarcare le ciglia, come volete che si ponga la Chiaue di C sol fa vt, che sempre è stata posta sopra la righa; hora si ponga sopra lo spatio? che nouità sarebbe questa? all' hora si che questi pratici Cantarebbono le Trasformationi d' Ouidio.
Vario. Vi merauigliate tanto? qual ragione vi sforza più à ponore la Chiaue sopra la righa, che nello spacio? hauete forsi qualche potente argomento in contrario? Ha forsi determinato la natura ò l' Arte, che si debbano ponere queste Chiaui nelle righe? se la natura, sarebbe errore à rompere gli ordini suoi; se l' Arte, perche non potrà l' Arte istessa immutare le cose da lei fatte? non sono à beneplacito de gli huomini?
Luca. Non vi posso rispondere altro, se non che l' uso, e la consuetudine è vn' altra legge, et se il Mondo vedesse di cosi fatte nouità, che direbbe mai?
Vario. [Natura della Chiaue nel Canto. in marg.] Dica chi vuole, che in quel luoco doue sarà posto quel segno detto Chiaue, che apre la intelligentia della Cantilena, si come la Chiaue aperta che ha la porta si vede quel che è nella casa; che iui, se sarà di C sol fa ut bisognerà dire, sol fa, ouero vt: et quando sarà posta nello spatio, quella Cantilena, nel graue sarà per vn Tuono trasportata, et la deduttione tutta per vn Tuono, senza tanti b molli, ò # diesis.
Luca. Mai ho veduto a' giorni miei Cantilena alcuna, cosi accommodata, nè sò che alcuno habbi mai ragionato di simil particolare.
Vario. Nè io credo che siate per vederne mai; perche troppo sarebbe dificile il volere vna cosi fatta nouità mettere in vso: Bastaui, che quanto alla forza, e la natura della cosa, potrebbe stare, et starebbe bene; nè ragione alcuna ho in contrario, che mi sforza à mettere le Chiaui più sopra la righa, che sopra lo spatio; [Fingo, fingis, verbo ciò che significa in marg.] et di questo basta: ritorniamo al proposito nostro, et diciamo che questo verbo, fingo, fingis, è generale che si estende à tutte quelle cose, che con ingegno, et con le mani si possono formare; di modo che non è in proposito il dire Musica finta, ma trasportata; si piglia anco per [-f.30r-] la imitatione, come detto hauete; et in questo senso potiamo dire, che quelli, che propongono cose simili, habbino intentione d' imitare il Sistema massimo naturale, essendo l' Arte imitatrice della natura, se bene non può arriuare al perfetto di essa natura. Non potrà imitare l' Artefice la cosa naturale, se non conoscerà prima la natura di quella cosa, che vorà imitare, per conuenire con lei più che puote, mosso dalle ragioni, le quali và considerando nella cosa naturale: [L' Arte imita la Natura] Imita l' Arte però la natura, quanto puote, ma non sarà mai vero, che vna cosa fatta dall' Arte, si trasmuti in cosa naturale; et che vna cosa fatta dalla natura si trasformi in vna che sia fatta dall' Arte; però la trasformatione del Sistema naturale di Tolomeo, si trasmuta in quello di Didimo, che è pieno di molti et importanti imperfettioni, più di quello di Tolomeo, il quale dicono essere lo naturale, et vero.
Luca. Questa Musica con commodità si può Sonare con li Lauti, Viole, Dulzaine, Cornetti, et altri Instromenti, che se bene hanno li fori determinati, può nondimeno il diligente Sonatore, accommodarsi come le piace: Ma quelle Cantilene, che sono con tanti diesis #, vogliamo noi credere che per hauer nome di Finte, habbino loro ancora tante imperfettioni?
Vario. Muteranno forma, natura, et essenza; et sarà piena d' imperfettioni, come quella di b rotondi, et se con loro vogliamo affirmare, che la Syntona di Tolomeo sia quella, che si Canta et Suona ne gl' Instromenti, per queste zifre, ritrouaremo, che bisognerà che sia vn' altra, et non più quella; si potrà però dire, che sia trasportata per vna terza nel graue, ò nell' acuto, come quel Ricercare di Annibale Padoano, che a' giorni nostri è stato huomo di gran valore. Ma per venire all' essamina della Constitutione; eccoui la Constitutione ordinata con li # diesis. [Sistema di Musica detta Finta. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.30r] [ARTIMP 06GF]
Quelle zifre # poste in C, F, G, et C altro non dimostrano, che la trasportatione di questa Constitutione per vna terza nel graue; et se leuando quelle zifre hauesti la Chiaue trasportata vna righa più nel graue sarebbe stato lo istesso, et la Constitutione nel luoco suo naturale. Questa Constitutione è diferente da quella di Tolomeo, et anco da quella di Didimo; perche il Tuono, che si ritroua fra la corda di C fa vt, et quella di D sol re, è vn Tuono sesquiottauo, secondo la diuisione dataci da Tolomeo; dal quale cauatone vn Semituono [-f.30v-] sesquiuentiquattresimo, acciò ne resti il sesquiquintodecimo; ci rimane in suo luoco vn Semituono di proportione superbipartiente venticinquesimo; ilquale è maggiore per vn Comma, di proportione sesquiottantesimo fra li termini 81.80. suoi radicali del sesquiquintodecimo; si come dalla seguente dimostratione voi potete conoscere.
[Artusi, L' Artusi, f.30v,1; text: Restante. 225, 216, 200, Semituono, 25.24. Cauato, proportione, 27.25, Tuono sesquiottauo, 9.8] [ARTIMP 07GF]
Ouero per maggior facilità potete sottraere l' uno dall' altro in questo modo: et vedrete il restante.
9 8 Tuono sesquiottauo. 25 24 Semituono minore. -------------- Diuisore 8.| 216 200 Fuori de' suoi termini radicali. -------------- 27 25 Ne' suoi termini radicali.
Et dalla seguente demostratione vedrete la differenza di questi dui Semituoni, cioè del sesquiquintodecimo, et del superbipartiente 25. che sarà il Comma dettoui.
[Artusi, L' Artusi, f.30v,2; text: 81, 80, 75. Comma, semituono maggiore, superbipartiente. 25.] [ARTIMP 07GF]
[-f.31r-] Ouero sottraendo l' uno dall' altro haurete la istessa verità.
27 25 16 15 --------- Diuisore 5 | 405 400 Ne' numeri fra di loro composti. --------- 81 80 Ne' numeri radicali.
Ne resta adunque fra la corda C fa vt segnata con la zifra #, et D sol re, vn Semituono maggiore del sesquiquintodecimo per vn Comma della proportione detta; se mò al Tuono minore di proportione sesquinona, contenuto fra le corde D sol re, et E la mi, aggiungeremo il superbipartiente 25. non è dubio, che si haurà la sesquiquinta proportione forma della terza minore, che sarà Consonante, et eccoui la demostratione.
10 9 27 25 ---------- Diuisore.45 | 270 225 6 5
Ma se vorremo, come è opinione, aggiungerui il sesquiquintodecimo, sarà vn Comma di manco, et dissonante; siano poi participati, ò nò questi interualli, che le Cantillene fatte in questa maniera non sono secondo l' ordine di Tolomeo, nè quello di Didimo, nella loro purità, et simplicità considerati.
Luca. Volendo hauere vna ordinata constitutione, nella quale non ci nascano queste imperfettioni, et che trasportata resti nella sua forma, et essenza, et nell' esser suo, come naturale si ritroua: Qual cosa s' haurebbe à fare? Non si potrebbe ritrouare vna diuisione di Tetracordi, che talmente fosse accommodata, che ci leuasse queste dificoltà, et questi inuiluppi? Con certi, et determinati numeri, non lo posso credere; perche mentre che nelle proportioni v' entra la maggioranza, non è possibile, volendo venire alla diuisione, poter hauer le parti che siano eguali; et in questo parmi che consista tutta questa dificultà.
Vario. [Intorno à che si debbono affaticare li Moderni Theorici in marg.] Voi credete e bene; bisogna che li Moderni Theorici s' affaticano à inuestigare proportioni tali, che fra di loro siano eguali; et le forme de' Tuoni che entrano à ordinare il Sistema massimo, fra di loro siano eguali, insieme con le proportioni de' Semituoni: Non vogliono essere ambidui sesquiottaui; perche nel loro accoppiamento generano interualli dissonanti; non vogliono essere sesquinoni, perche loro ancora congiunti insieme, rendono dissonanze, et sarebbe la cosa molto imperfetta: ma bisogna che li interualli, [-f.31v-] che si hanno da constituire, siano fra l' una e l' altra di queste due proportioni, et che diano perfettione, et non imperfettione, nè in tutto nè in parte alla Constitutione; laqual cosa appresso di me tengo per impossibile: Et veramente questi belli intelletti Moderni, che fanno professione di voler ritrouar Regole noue, possono in questo migliorare assai questa Scienza, et accrescerla con molta loro riputatione; et se bene io la tengo per impossibile forsi che la sottigliezza loro sarà tale, che facilitarà questo negotio. Tengo bene per possibile io, che senza proportioni bisognerà diuidere il Tuono in parti eguali, e 'l Semituono per la metà del Tuono, come faceua Aristosseno; et all' hora crederò, che con ogni commodità, et senza imperfettione si farà questa trasportatione, et nel graue, et nello acuto à voglia sua il buono Artefice.
Luca. Veramente tutte queste cose mi concludono, che la spetie Diatonica, che hoggi si tiene per quella di Tolomeo, sia quella di Aristosseno; ò almeno vna che sia mista dell' una e l' altra: et quasi vado accommodando il gusto à questo particolare: Ma ditemi di gratia, come poteua lui prouare, che il Tuono fosse diuiso in due parti eguali; lo dimostrare, che la quantità continua si può diuidere in due parti eguali, e facile à chi nelle Mathematiche è versato; ma il Suono, che è posto nel Capitolo della qualità, mi pare che tratta del dificile, se non dell' impossibile.
Vario. Vi ingannate, se credete che secondo la mente di questo valent' huomo, non si possi dimostrare questa sua ragioneuole volontà; la quale si vede che nelli Instromenti fa mirabile riuscita; però voglio sodisfarui con patto che ritorniamo poi al proposito nostro.
Luca. Et questo ragionamento è in proposito; però seguitate, et fatemi la demostratione.
Vario. Aristosseno acutissimo Filosofo, volendo dimostrare, che la Diatessaron Constitutione consonante, e ripiena di dui Tuoni, et mezo; et che il Tuono, si diuide in due parti eguali, et quelle parti ciascuna di loro serue per semituono; piglia per suo fondamento la istessa Diatessaron, et dice, Sia la Diatessaron Consonantia, contenuta fra le cordi A, et B, per conseguire lo intento: Alla A corda più graue della Diatessaron verso l' acuto, aggiungo vn' interuallo di dui Tuoni, et sia A, C, similmente alla B corda più acuta della Diatessaron, verso il graue, aggiungo vn' interuallo di dui Tuoni, et sarà B, D, ne seguita per la eguaglianza di questi dui interualli di dui Tuoni ciascuno de gli eccessi, che l' uno è C, B, et l' altro A, D, siano fra di loro eguali; perche se da cose eguali fra di loro saranno leuate [-f.32r-] [Dimostratione come Aristosseno diuida il Tuono in dui Semituoni eguali in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.32r; text: Diatessaron. Ditono, Diapente, F, A, D, C, B, E, #, b, [sqb]] [ARTIMP 07GF]
cose eguali; quelli che restaranno ancora fra di loro saranno eguali; supponendo che siano due Diatessaron, et fra di loro eguali, vna da A à B. et l' altra da B, ad A, contenute; ma ciascuno di questi eccessi è di tanta grandezza, quanto manca à ciascuno di questi dui Ditoni, per riempimento della Diatessaron, essendo il Ditono superato dalla Diatessaron per vn Semituono. Oltra di questo constituisco nell' acuto vna corda che con D, faccia vna Diatessaron, et sarà E, similmente nel graue, che con C sia la Diatessaron, et sarà F. Perche B, A, è vna Diatessaron, et C, F, altresi vn' altra Diatessaron, sarà anco eguale lo interuallo, F, A, allo interuallo C, B. Similmente perche A, B, è vn' interuallo d' una Diatessaron, et D, E, è dell' istessa grandezza; eguale sarà ancora B, E, à A, D, per il commune parere che dice, quelle cose che ad vn' altra sono eguali; ancora fra di loro saranno eguali: Eguali adunque sono fra di loro questi quattro interualli A D, A F, C B, et B E; per laqual cosa essendo A B, vna Diatessaron et F E vna Diapente; et la Diapente è della Diatessaron maggiore per vn Tuono: Adunque resta à questo Tuono li dui interualli F A, et B E, ma già habbiamo prouato che sono fra di loro eguali; adunque il Tuono si diuide in due parti eguali: et perche habbiamo dimostrato, che sono eguali [-f.32v-] fra di loro F A, B E, A D, et C B, ciascuno di questi interualli adunque sarà la metà del Tuono; per esser la Diatessaron composto di dui Tuoni: et vno di questi interualli A D, ouero C B, concluderemo ancora che la Diatessaron è composta come da sue parti di dui Tuoni, et vn Semituono, che è la metà del Tuono, come ho promesso di dimostrarui: Cosi riferisce Aristosseno in breuità di parole, nel fine del Secondo Libro de' suoi Fragmenti Harmonici: et Tolomeo nel Decimo Capitolo del Primo Libro de gli Harmonici.
Luca. Questa è vna demostratione molto ingeniosa, à me pare che habbi ragione; nè è merauiglia, se tanti instromenti da pratici sono temperati in questa maniera; ella è molto consentanea al senso, et anco ha qualche ragione in se stessa demostrabile; non è seguita, cosi manifestamente, la opinione di Tolomeo.
Vario. Anzi che Tolomeo ha delli seguaci assai, et molto più che Aristosseno, perche ha congionto al senso la ragione; et dall' altra parte Aristosseno, ha dato piena fede, dicono loro, al solo senso. Si vede però che quanto alla egualità de' Tuoni, secondo che dice Aristosseno, tutti gl' Instromenti, cosi gli hanno ordinati, et non come dice Tolomeo ineguali. Francesco Salines nel Libro Terzo Capitolo 12. dice che quei Tuoni, che noi Cantiamo nelle Cantilene vocali, sono eguali, et la Natura li proferisce eguali; se l' Arte imita la Natura; la imita per auicinarsi à lei quanto puote: se in tutti gl' Instromenti si vede, che li Tuoni sono eguali, è necessario che la Natura, come dice il Salines, gli proferisca eguali; et se gli proferisce ineguali, ineguali gl' imitarebbe l' Arte: et quanto à me credo che sarà il vero; però se alcuno mi vorà dire, che nel Clauacembalo, ò nell' Organo li Tuoni siano ineguali, et li Semituoni similmente ineguali, et che nel detto Instromento vorrà Sonare vna Cantilena nelle corde sue naturali; et che dipoi dirà, che si puote trasportare per vn Tuono, nel graue, questo non potrà essere à modo alcuno, per gli molti inconuenienti, che ne nascerebbono, come già detto habbiamo; et à voler far bene bisogneria che li Tuoni, come sono, fossero eguali si, ma che li Semituoni non fossero ineguali; come quelli del Lauto, Viole, Lire, et altri Instromenti; se bene l' Auttore, del Benelli, dice che Suonano il mezo Tuono participato, et poco auanti, che Suonano il mezo eguale; quasi che non ci sia differenza à dire mezo Tuono eguale, et mezo Tuono participato. [Errore del Benelli. in marg.]
Luca. Et che gran differenza può esser questa, da mezo Tuono eguale, à mezo Tuono participato?
[-f.33r-] Vario. Dallo interuallo naturale, al participato, sempre vi è qualche differenza; et la differenza è che il naturale ha li suoi termini prefissi, et è di vna grandezza ineguale al participato, che sempre diuenta ò maggiore, ò minore di quella particella, ò che le viene leuata, ò di cui viene accresciuto; la quale se bene è minima, ella è però tale che lo leua fuori dell' esser suo naturale; et però è vna imperfettione à dire che vna volta si Suoni il mezo Tuono eguale; et vn' altra il mezo Tuono participato, non potendosi nell' istesso Instromento, nel medesimo tempo Sonare questi dui mezi Tuoni, l' uno dall' altro differenti.
Luca. Grande imperfettione mi pare quella de' Theorici, che quando ragionano de gl' interualli; ò che egli è naturale, ò participato, ò ha la sua proportione rationale, contenuta da numeri certi et determinati, ouero che è irrationale; di modo che la grandezza sua è notta à nissuno.
Vario. [Opinione del Salines. in marg.] Rispettiuamente considerati, non è imperfettione; se bene Francesco Salines dice, che li numeri, et le proportioni sono state ritrouate con tutti gli altri termini, che seruono alla speculatione, per speculare; et non perche sia cosi di certo; et per prouare questa conclusione nel Libro Quarto Capitolo 31 Soggiunge, che li pratici, accordano a tastoni gl' Instromenti, senza sapere la grandezza nè la passione d' alcuno interuallo, nè da qual proportione siano contenuti; et la voce Canta quelli interualli, che le paiono più in proposito, et che ella puote, nè possono essere misurati, da chi si voglia. Ma volete conoscere questa verità, et imperfettione? sia qual si voglia Cantilena composta da chi si sia, se sopra l' Organo, ò il Clauacembalo sarà Sonata, non renderà Harmonia all' udito grata?
Luca. Se la Cantilena sarà fatta secondo l' ordine delle regole date dallo Theorico all' Artefice, credo che sarà grata all' vdito.
Vario. Se sarà Sonata ne' Lauti, Viole, et altri Instromenti simili, non pigliarà il senso dell' udito, piacere di tal Harmonia?
Luca. Senza dubio, e tanto più dilettarà, quanto il Sonatore sarà più Eccellente.
Vario. Se dalle voci, che sono naturali, sarà Cantata non vi dilettarà senza fine?
Luca. Quando saranno buone voci, et buoni Cantori bisognerà per consequenza, che ella dia dilettatione, e piacere à gli ascoltanti.
Vario. Ma le voci, che sono prodotte da Instromenti naturali, non proferiscono interualli differenti da quelli del Clauacembalo, et dal Lauto? Sò che direte di sì: Ma il Lauto non è egli nella diuisione del suo Systema massimo, differente [-f.33v-] da quella del Clauacembalo, et della voce naturale? [Diferenza de Suoni diuersamente prodotti. in marg.] anco questo affirmarete; ma non è ancora la diuisione del Clauacembalo, differente come habbiamo di sopra detto dalla diuisione del Lauto, et dalle voci, che sono naturali? Qual di queste adunque diremo, che in verità sia la diuisione, che possi il senso e lo intelletto confessare esser quella di cui si desidera saperne l' essatto? Se vna sola Cantilena serue alle voci, che sono naturali; serue a' Lauti, et Viole, che sono diuisi secondo la mente di Aristosseno; se serue al Clauacembalo, che s' auicina alla Syntona di Tolomeo; che diranno questi speculatiui, e pratici Moderni? In qual maniera haurò io da essaminare, il Sistema massimo, dipinto sopra le carte? se secondo la natura della spetie Syntona da Tolomeo descritta, et da molti detta, Naturale; sono tanti gli assurdi che ne nascono, che è vn stupore; non ci mancano imperfettioni; ci piouono à sette à sette. Se secondo il temperamento degl' Instromenti, sono Instromenti Arteficiali, fatti dall' Arte, et da loro, per la instabilità sua, non si può hauere certezza alcuna della grandezza de gl' interualli; di modo che io credo, che non essendo per ancora prodotto auanti al iudice tutte le ragioni dell' una parte et l' altra, che produr si possono, la lite penda. [Opinione del Salines. in marg.] Dico bene, che se fosse vero quello che dice il Salines, che sarebbe frustatoria la demostratione, frustatorio lo speculare; perche non seruendo la demostratione; non occorre pensare nelle proportioni, et nella natura sua; et pur alla inuestigatione delle proprie passioni de gl' interualli, ci fa bisogno delle forme loro, che sono le proportioni, per mezo delle quali si viene in cognitione di molte cose, che senza di loro, se ne andrebbono gli Musici al buio.
Luca. Credo à quanto voi mi dite; ma credo ancora che li pratici pensino poco à quello che dice il Salines; perche mentre che si affaticano à mettere insieme quelle solfe, che le gioua la cognitione dello speculare?
Vario. [La cognitione delle proportioni à chi gioua. in marg.] Ha giouato alli primi inuentori, i quali hanno dipoi lasciato tante belle regole, et tanto facili, che ogn' uno, che non sia più che insensato, entra in questa Schola, per esser chiamato Musico. Et gioua alla cognitione di saper conoscere la natura, e la proprietà, et la passione de gl' interualli; in qual luoco particolare debbano essere collocati, e disposti di modo che faccino miglior effetto, che non farebbono essendo come sono talhora, et per il più dalli pratici posti nelle Cantilene à caso; et le basta che secondo la volontà loro faccino romore: Gioua al saper render conto di quelle cose che opera; essendo in obligo ogni Artefice di render conto delle cose che egli fa nell' arte sua; ma ha questa imperfettione la Musica, che rari, et si può dire, che siano come li Corui bianchi,[-f.34r-] quelli, che sappino render conto delle loro operationi, et Cantilene da loro fatte.
Luca. Mi venirete concludendo, che se il pratico haurà cognitione delle speculationi, saprà meglio la natura delle cose, che concorrono alla operatione, e tessitura delle Cantilene; che il semplice pratico.
Vario. Senza dubio alcuno; ma vi dirò ancora che il puro Theorico sarà nell' istesso laberinto; e l' uno et l' altro cadranno in mille imperfettioni; sarà più perfetto mentre che haurà ciascuno cognitione dell' una, e l' altra. Et se mi domandasti qual di questi dui più à mio gusto, fosse meglio; [Meglio è l' essera puro pretico, che puro Theorico. in marg.] crederei, che il puro pratico, bene instrutto nelle Regole del componere fosse meglio, del puro Theorico; perche la pratica serue più all' uniuersale, che non fa la Theorica.
Luca. Mi auedo benissimo che infinite sono le imperfettioni, che alla giornata, al puro pratico occorrono, nelle loro compositioni; delle quali vn' altra volta ne ragionaremo; per hora ritorniamo al mio primo proposito, che à me pare che molto ci siamo allontanati.
Vario. Siamo discostati, ma questo discostamento non è stato senza vostro gusto e sodisfattione, e mio contento ancora.
Luca. È cosi, ma ditemi, credete voi che nella trasportatione delle Cantilene Cromatiche, vi naschino di quelle imperfettioni, che nelle Diatoniche, mi hauete scoperto?
Vario. Quanto più voi entrate in quelle cose, che seco portano delle dificoltà, tanto più ci sarà che pensare, e pensandoui ritrouarete delle imperfettioni assai, nè possono essere per natura sua altrimenti, perche mentre che gl' interualli si vanno diuidendo in parti più minute, tanto maggiori sono le imperfettioni, sono più lontane dal suo principio et perciò mancano dall' intelletto intese, e dal senso possedute; et pur sono imperfettioni degne di molta consideratione.
Luca. In effetto bisogna che sia cosi; là doue li Tuoni sono ineguali e che li Semituoni loro ancora si ritrouano ineguali, è necessario che vi naschino delle imperfettioni assai; et à vietarli sarebbe bene come molte volte hauete detto voi, à credere che la Syntona d' Aristosseno, fosse quella, che si Cantasse, e Sonasse ne gl' Instromenti; che all' hora si potrebbe trasportare ogni Cantilena verso doue più al Compositore fosse di comodo.
Vario. Ritornarebbe il tutto benissimo fatto; et all' hora potrebbe il buon pratico ponere ouunque volesse e 'l # diesis e 'l b rotondo; perche essendo li Tuoni eguali, sarebbono da questi accidenti egualmente diuisi, in dui Semituoni; ma come altre volte ho detto, mentre che si andrà dicendo, che la Constitutione di Tolomeo sia quella, che noi adoperiamo, non è dubio, che sempre ci sarà che pensare [-f.34v-] intorno à queste imperfettioni.
Luca. Et per fuggire tutte queste dificoltà, bene sarebbe seguitare Aristosseno, che mi pare che sia stato vn' huomo molto segnalato, e molto accorto; non si lasciò mai intendere di che proportione fossero gl' interualli, conoscendo molto bene tante imperfettioni, che dallo assignar le forme loro nasceuano.
Vario. Necessariamente bisogna, che sia cosi; ma con tutto questo non ha potuto fuggire, di non esser tassato da molti valent' huomini, et di molte cose.
Luca. Dice il Prouerbio, Chi non fà non falla: et se bene talhora non si falla, vogliono questi Galli d' Esopo, che la verità sia falsità; perciò mi vado imaginando, che à questo valent' huomo sia intrauenuto vna cosi fatta disgratia.
Vario. Gli errori, se pur errori vogliamo nominarli, che da gli Antichi, et da' Moderni sono attribuiti ad Aristosseno sono molti; et per essere d' huomini segnalati, sono degni di matura consideratione; alcuni de' quali s' io non m' inganno, e stia la verità al suo luoco; nascono che gli oppositori non gli hanno bene intesi; et credo che in molte cose habbino preso vna cosa per vn' altra: et per incominciare dal primo errore dice Franchino nel Capitolo 16. del Secondo dell' Harmonia de gl' Instromenti; e quando diuide il Tuono in due parti eguali.
Luca. Et come non ha veduto egli la demostratione, che poco fa, m' hauete dimostrata? non l' ha considerata? et non s' è acquetato?
Vario. [Errore primo attribuito ad Aristosseno. in marg.] Sta Franchino in questo supposito, ilquale è verissimo; nissuna proportione superparticolare, può essere diuisa con certi, et determinati numeri rationali, in due parti eguali; et perche la proportione sesquiottaua forma del Tuono è sotto à questo genere, dice però che ha fatto errore; se bene Michel Stifelio Eccellente Mathematico, tenga che ciò si possi fare con certi, et determinati numeri, et con lui corre la posta Nicolò Tartaglia, allontanandosi l' uno et l' altro da Boetio, dal Stapulense, et da Euclide, et in somma dalla Schola de' buoni Mathematici. [Errore secondo. in marg.] La seconda imputatione è quando lo riprendono, che gl' interualli che compongono la Diatessaron, sono da lui descritti con numeri semplici, et non con le proportioni, si come fatto haueano auanti di lui li Pitagorici: essendo, che le differenze delle cose sensibili, non possono essere comprese accuratamente con tali numeri, ma si bene con lo assignamento delle proportioni, come Briennio nel Secondo della sua Musica dice. [Errore terzo. in marg.] Nel terzo luoco, dicono, che mentre che Aristosseno leua dalla ragione il iudicio della facoltà Harmonica, e vuole che il solo senso dell' udito [-f.35r-] sia il iudice; erra grauemente, perche è manifesto ad ogni Filosofo, che il senso dell' udito è fallace, et inganneuole. [Errore quarto. in marg.] Nel quarto luoco di Tolomeo, che mentre che egli constituisce due spetie del Cromatico, il Molle, e lo sesquialtero; et che al Cromatico molle assegna interualli di otto vnità; et al sesquialtero, interualli di noue vnità, nella parte più graue d' ogni Tetracordo, che questo è graue errore, essendo che fra di loro non sono differenti, per altro che per la sola vnità, che viene ad essere la vigesimaquarta parte del Tuono, et è parte insensibile; et pur queste spetie debbono essere constituite d' interualli tali, che conoscer si possi la differenza loro; et che il senso molto bene li discerna. [Errore quinto. in marg.] Seguita Tolomeo, e lo fa colpeuole di errore notabile, quando nella Constitutione del Cromatico, ordina nella parte graue del Tetracordo ciascuno de' primi interualli fra di loro eguali, che la natura del mezano interuallo del Cromatico, e lo essere maggiore più del graue, et non suo eguale. Ha mancato, dice Franchino, nella Constitutione delle spetie Diatoniche, potendone constituire assai più, che si ritrouano atte alle buone Harmonie. [Errore sesto. in marg.] Vltimamente dice il Salines, che, perche nel Constituire queste spetie egli s' è attenuto à quello, che gl' Instromenti Artificiali gli hanno dimostrato, ne' quali le Consonanze sono dall' ottaua in fuori, imperfette, et li Tuoni sono per la imperfettione loro eguali. [Errore settimo. in marg.] Lo riprendono poi tutti insieme, che nel Constituire la prima Consonanza, Regina e Madre, da cui dipendono tutte l' altre Consonanze, egli l' habbi constituita di sei Tuoni, et dodeci Semituoni eguali; ilche parue, che confirmasse l' Abbate Odo nel principio della Seconda Parte del suo Enchiridion; quando vuol dire quello, che sia l' Ottaua; dice che è quella la quale per dir le sue parole; Sex Sonis interpositis per octaua loca canitur: la qual cosa ha spinto buona parte de' Theorici à dimostrare, che i sei Tuoni sesquiottaui, superano lo interuallo della Diapason; il che ha dimostrato Boetio, il Stapulense, il Zarlino, et quasi tutti gli altri Theorici.
Luca. Si potrebbe anco dimostrare, che sei Tuoni sesquinoni, fossero meno della Dupla forma della Diapason.
Vario. Sono minori di vna proportione contenuta fra questi termini, 500000. à 531441.
Luca. Adunque sarà vero, che à voler fare vna ordinatione, che habbi li Tuoni eguali, bisognerà, come già hauete detto, cercare proportioni che siano fra la sesquiottaua, et la sesquinona; ma questi riprensori hanno detto il vero, ò pur si sono appigliati al falso? credo, che dificilmente lo difenderete da queste calumnie, et in particolare quest' ultima, che versa intorno [-f.35v-] al primo principio; mi pare che porti seco molta dificoltà.
Vario. [Difesa di Aristosseno. in marg.] Se bene sono d' importanza, si possono però arditamente difendere; nè sono cosi ruuide come paiono: Ascoltate la difesa della prima. Non ha mai detto Aristosseno di voler diuidere il Tuono sesquiottauo, in due parti eguali, con certi et determinati numeri rationali, come dicono li suoi auuersarij; ma ha preso il Tuono per quella diferenza, che si ritroua, fra le prime Consonanze, in quanto alla magnitudine, non hauendo lui mai assignato, proportione di sorte alcuna, ad alcuno interuallo; Ma dopò forsi lo hauer sentito l' uno e l' altro de' maggiori interualli, render più grato suono irrationali considerati nella magnitudine; che rationali considerati nella moltitudine: di qui è, che volendo lui nominare il Tuono, non disse quello che è di proportione sesquiottaua; ma quella diferenza, che è fra le due maggiori Consonanze, nella magnitudine considerate: perche se queste sono irrationali, irrationale è ancora la loro diferenza: là onde hanno creduto gli auuersarij, che essendo le maggiori Consonanze, la Diapente, et la Diatessaron; l' una dalla proportione sesquialtera contenuta, e l' altra dalla sesquiterza, la diferenza di cui è la sesquiottaua, hanno preso e considerato la grandezza di questa diferenza al modo loro; non secondo la mente, et volontà di Aristosseno. E lui ancora come buon Mathematico versato intorno à questi studij, sapeua benissimo, che non si poteua diuidere la proportione sesquiottaua in due parti eguali, con certi et determinati numeri rationali: si come non intese mai, che la Diapason fosse ne' suoi estremi contenuta da sei Tuoni sesquiottaui; ma diuidea lo eccesso della Diapason in dodeci parti eguali, quanto al Suono nella magnitudine, et ciascuna di quelle parti chiamaua Semituono, uolendo che due di quelle parti fosse detto Tuono, et erano irrationali, nè poteuano quelle parti essere descritte, con certi et determinati numeri rationali. [Aristide. in marg.] Aristide fra Greci Auttore non ignobile, nel Terzo della sua Musica dice, che Aristosseno diuise la Diapason in sei Tuoni, alla similitudine del verso essametro, che consta di sei piedi spondei; et si come questo verso si diuide in due parti ineguali, vna delle quali è diuisa in dui piedi e mezo, et l' altra in tre e mezo; come nel verso
Arma virumque cano: troieque primus ab oris.
Cosi la Diapason si diuide in due parti ineguali, in vna Diapente, et vna Diatessaron; che l' una consta di dui Tuoni e mezo, e l' altra di tre e mezo: et si come il spondeo si diuide in due sillabe lunghe, cioè in dui mezi eguali, et in quattro sillabe breui, ciascuna delle quali è la quarta parte del spondeo; cosi il Tuono si diuide in due parti dette Semituoni, et in quattro [-f.36r-] diesis enarmonij detti da lui Tetartemoria, che vuol dire quarta parte: Talche à me pare, che intorno à queste due oppositioni habbino grandemente il torto gli oppositori, et credo che queste oppositioni, più tosto le apportino gloria, che vergogna.
Luca. Se Aristosseno non dice di voler diuidere il Tuono sesquiottauo; nè meno che l' ottaua, sia ripiena di sei Tuoni sesquiottaui; che proposito è questo, attribuire quello che lui non ha mai detto, nè forsi pensato di dire? si sono mossi à torto contra di lui; ma se sarà stata inuidia al restante ce ne accorgeremo.
Vario. [Difesa di Aristosseno. in marg.] Si lamentano, che li numeri applicati à gl' interualli della Diatessaron, per riempirla, non siano proportioni; ma numeri semplici, che non hanno relatione, l' uno all' altro: à cui si risponde, che ciò ha fatto per dare ad intendere, che vuole, che quelli interualli siano eguali fra di loro quanto al Suono, et non quanto alla magnitudine; perche se bene si diuide in due parti eguali; ilche non potea dimostrare Aristosseno con le proportioni, che l' una è sempre dell' altra maggiore; nè erano bastanti à concludere nella magnitudine il suo pensiero: et credo che quei numeri siano più tosto per dimostrare la egualità nel Suono, che perche sia altrimenti. Quanto à quello che dicono di mente di Aristosseno, che il senso dell' vdito sia il iudice della facoltà Harmonica, et non la ragione; hanno il torto: perche lui istesso dice nel Secondo de gli Elementi Harmonici, dopò il principio, che tutto il negotio della contemplatione, delle cose appartinenti all' Harmonia, tanto della voce, quanto de gl' Instromenti, si riduce à due cose, al senso dell' vdito; et alla intelligentia: conoscendo lui benissimo, che il solo senso dell' udito, non è bastante à conoscere, e iudicare le cose appartinenti alla Harmonia: et se bene daua maggior credenza al senso, che alla ragione; ciò faceua, perche li Suoni, sono il proposito obietto dell' vdito; et come à quello, che essendo il loro proprio senso, non si può cosi facilmente ingannare, concorrendoui quelle conditioni, che si ricercano; che alla ragione posta nello intelletto, sapendo benissimo lui, che non vi è cosa alcuna nello intelletto, che prima non sia stata dal senso compresa. Et se bene non vsaua apertamente la ragione de' numeri, non lasciaua però da parte la ragione; il che si scuopre nella diuisione che fa del Tuono, in due, tre, et quattro parti; le quali diuisioni non può fare il senso da se solo, senza la ragione, che iudica, se è ben fatto sì, ò nò: Hanno adunque il torto coloro, che si lamentano di questo. Che importa poi à Tolomeo, ò ad altri, se Aristosseno constituisce alcuni interualli ad vna spetie, che siano poco differenti da vn' altra, se bene sono quasi insensibili, [-f.36v-] ogni volta, che vi sia differentia fra di loro; sia poca ò assai, questa basta alla intentione dell' Autore: Alla imputatione de gl' interualli applicati al Cromatico, che sono eguali: Qual legge vuole, che sia di necessitade fare il contrario? altretanto si potrebbe dire del Diatonico; et pur lo tassano della egualità de gl' interualli posti nel Cromatico, et non in quelli del Diatonico; et se lui ha cosi ordinato nel Diatonico, l' ha fatto ancora nel Cromatico, acciò vadino del pari, parendole di ritrouare, gran conformità nella egualità con la natura; et se hauesse fatto altrimenti, sarebbe stato degno di riprensione; perche, se nel Diatonico vuole, che li Semituoni siano eguali; vuole ancora, che gl' istessi Semituoni eguali seruano al Cromatico. Ma per rispondere à Franchino, che dice, che molte spetie si ritrouano atte alle buone Harmonie, di cui Aristosseno, non ne ha fatto alcuna mentione: che importa questo ad Aristosseno, è forsi in obligo di fare vna Raccolta di tutte le cose? descriue quelle che al suo proposito sono necessarie, et quelle di cui egli n' è stato lo inuentore, et questo le basta: et forsi che questo ancora l' ha fatto; ma se per la malignità de' tempi, le Opere sue non si ritrouano, et se si ritrouano sono tenute sepolte, che colpa è la sua? Che poi come dice il Salines nel Quarto Libro Capitolo 23. Aristosseno da gl' Instromenti, ne' quali non si ritroua interuallo alcuno, dalla Diapason in fuori, che sia nella sua perfettione, et proportione; ma i Tuoni sono eguali, imperfetti, et lontani da quello che la ragione ricerca: Habbi cercato, e cauato la ragione della cosa Harmonica. Non deue esser ripreso, perche egli non ha inuestigato la natura della facoltà Harmonica, da gl' Instromenti; anzi che lui biasima quelli, che ne gl' Instromenti vanno cercando la verità delle cose, essendo à lui manifesto la instabilità loro; però nel Secondo de' suoi Fragmenti disse. Maximum ergo, et in summa Flagitiosum est peccatum, referre ad Instrumentum rei Harmonice naturam.
Luca. Di maniera che in vece di render gratie ad Aristosseno, che ha dato lume di molte cose appartinenti alla facoltà Harmonica; lo biasimano, e lo riprendono: mi vado persuadendo, che siano inuidie.
Vario. Cosi credo, e stiano loro nella propria opinione, che quel che ve ne ho ragionato, tanto credo, et non altro.
Luca. Resto sodisfatto di questo discorso; ma al proposito nostro; Mentre che io vado considerando al Duo di Maestro Adriano già dimostratomi; et à gli accidenti di b rotondo, che sparsamente in diuerse Cantilene sono posti, nelle corde che sono particolari di alcun genere; et che nella Musica, che dicono Finta, vi cadono tante e tante dificoltà; con tanti # diesis hora in una [-f.37r-] corda, hora in vn' altra; et che ogni Tuono indiferentemente, dalli pratici viene diuiso in dui Semituoni. Vado iudicando, et affirmatiuamente affirmando, che la opinione di Aristosseno sia sicuramente seguita, et piu che mai nella mente de' pratici stabilita; se bene essi non la conoscono, nè sanno esplicarla. Oltra di questo bisogna credere ancora, che le Cantilene che hoggidì si Cantano, e suonano, non siano nè Diatoniche semplici, nè Cromatiche, nè Enarmoniche; ma vna terza cosa mescolata, e fatta di diuerse cose particolari, come poco fa pur anco me ne hauete detto.
Vario. [Euclide dice del genere Misto. in marg.] Intorno à questo particolare voglio dirui ciò che Euclide acutissimo Mathematico, et Musico Eccellentissimo che fu 420. anni auanti l' Auenimento di Nostro Signore secondo le Historie; nella sua Musica, doppo lo hauere dato notitia delli tre Generi d' Harmonia; dice che pur u' è un' altro genere detto da lui misto; et quando uiene alla difinitione di questo dice, ch' egli è quello nel quale appaiono le uestigia di due, ò tre de' predetti generi insieme; di maniera che uoglio andar credendo, che sino à quei tempi, se bene Cantauano, ò Sonauano una sol Aria, che toccassero, dirò cosi, una due, tre, e quattro corde Diatoniche; et doppo queste tal' hora una Cromatica, et quando una Enarmonica; et cosi facessero una mescolanza di diuersi generi insieme; la qual cosa, me lo dà a credere, lo istesso Euclide poco doppo il principio della sua breue Institutione Harmonica; quando dopò lo hauere dimostrato le corde di ciascuno delli tre generi, dimostra poi le corde, ò uogliamo dire il Sistema massimo di questa mescolanza. Et Aristosseno nel secondo de suoi Elementi, nel mezo in circa, doppo lo hauer detto, che li generi delle Harmonie sono tre; u' aggiunge la quarta che si fa di queste insieme poste, da noi detto Mescolanza; ò Mista. [Il componere d' hoggi è vna Mescolanza. in marg.] Et Tolomeo nel 2. libro capitolo 15. insegna come far si debba questa Mistura; argomento certissimo, che non si canta, nè suona il Diatonico puro, et semplice. Nè quiui gioua l' argomento di coloro, che dicono; Quelle corde Cromatiche, che nel genere Diatonico sono usate, ò per meglio dire, quelli # diesis, et quei b rotondi, che posti sono per mezo le Cantilene, sono accidentalmente adoprati; et non come proprij d' altro genere, et però sono pure Diatoniche; perche pure et semplici sono quelle cose, che da altre cose, non sono accompagnate, e miste; nè mai si potrà dire che siano, semplici mentre che in sua compagnia vi saranno dell' altre cose di natura diuersa, che faccino effetto diuerso, saranno adunque miste, et non pure.
Luca. Cosi tengo io ancora; nondimeno mi uiene nella mente un dubio; et è che se il Genere Diatonico, è Genere che ha del uirile, et in se include tutti gli altri Generi; perche le corde de gl' altri generi altro non sono che l' inspessamento delle corde Diatoniche secondo che m' hauete dimostrato; come generante adunque è più [-f.37v-] nobile del generato; et se la denominatione debbe essere fatta dalla cosa più nobile, sarà vero ancora, che bisognerà che sia Diatonica, et non vna mescolanza, di diuerse cose poste insieme: oltra di questo se frà le corde Diatoniche, ue ne sono interposte alcune Cromatiche, vi sono interposte per indolcirlo, essendo egli troppo uirile, et per se stesso più tosto crudo che delicato; la onde talhora con l' aggiuntione di qualche corda Cromatica, cosi interpostaui, viene mollificato, et indolcito; ma non per questo mi pare, che si debba addimandare, nè Cromatica nè Mista; Ma Diatonica, si come se ad una quantità d' oro fino, ui sarà mescolato qualche altro metallo; di modo che non perda la sua essenza, si addimandara oro; sarà tenuto per oro; et adoprato per oro.
Vario. Mi piace di sentire, che siate risentito; Ma per risponderui alla prima vostra dubitatione; dico che la spetie si conosce per il proprio; il proprio del Genere Diatonico è di modulare per Tuoni; quello del Cromatico, per Semituoni, et quello dello Enarmonico per diesis; mentre che noi usiamo quelli interualli, et quel modulare che è proprio di un genere, insieme col modulare di un' altro genere, bisogna per forza dire, che sia una Mescolanza, et non che sia per un' accidente; et maggiormente quando si fanno delle impertinentie come hoggidi molto si costuma di fare. Quanto alla seconda, voi dite in mio fauore, perche se bene si fa questa mescolanza per indolcire, con le corde Cromatiche il Diatonico; et per hauere in alcuni luochi talhora qualche consonanza, che non si haurebbe, non lo nego; ma dico bene che questo è un uiluppo di molte cose; nè credo che fin' hora vi sia stato, che intieramente habbi potuto dire che sia più questa che quell' altra spetie che uero sia, non hauendo certezza maggiore, et che s' auicini piu al vero di quella di Aristosseno pura Diatonica, nè una nè l' altra sarà mai.
Luca. [Disputa di Don Nicola Vicentino. in marg.] Questa mi pare quella bella disputa, che già fece Don Nicola Vicentino, et Don Vincenzo Lusitano l' anno 1551. nella Nobilissima Città di Roma, che l' uno si presumeua che le Cantilene Moderne, fossero Diatoniche, pure, et semplici, et fu il Lusitano; l' altro che fu Don Nicola disse che quest' era vna mescolanza, delle parti più longhe del Genere Cromatico et Enarmonico, et delle spetie del Genere Diatonico; di modo che tutta questa Questione, o per dir meglio la ragione di Don Nicola era che Cantando, la terza minore incomposta, ella fosse interuallo particolare del genere Cromatico, come afferma tutta la Scola de gl' Antichi, et la terza maggiore dello Enarmonico; che queste sono le parti piu longhe de' detti generi, et per questo diceua Don Nicola, mentre che nel Diatonico, si canta l' vno, e l' altro di questi dui interualli; si Canta vna Mescolanza, di questi generi insieme fatta. Dall' altra parte, [-f.38r-] il Lusitano diceua, che questi interualli, sino prima nel Diatonico, che in qualunque altro genere, nè il Cantare lo Ditono, o lo semiditono, fa varitione alcuna di genere, siano tramezate ò non, da altri suoni.
Vario. In questa parte io tengo col Lusitano, perche nel Diatonico si ritroua naturalmente il semiditono, fra la terza et prima corda del Tetracordo; et nel Cromatico fra la Terza e la quarta: Se Don Nicola hauesse fatto distintione, da questa terza minore, à quella che si ritroua fra la E, et la C signata col # diesis, non sarebbe gran cosa à credere che questa fosse del Cromatico, et quella del Diatonico, per essere signata col #, e fuori delle corde naturali; ma dalla corda Cromatica fatta esser tale; Ma assolutamente dicendo il Semiditono e del genere Cromatico, questo non credo che sia il vero, nè ve lo dico per verità, nè lo douete in modo alcuno credere.
Luca. Ma e 'l Ditono che nel Diatonico, si ritroua fra la seconda, et quarta corda del Tetracordo; nello Enarmonico fra la terza et quarta; non è adunque tutt' uno?
Vario. Senza fallo non è lo istesso; però ha il torto Don Nicola: Se hauesse per fondamento della sua opinione, volendo dimostrare che queste Cantilene non sono pure Diatoniche, nè semplici Cromatiche, ma vna mescolanza dell' una e l' altra insieme; Detto, nelle Cantilene, s' adopra il Semituono minore, che è proprio del Cromatico; et si tramezano gl' interualli Diatonici, con # diesis et b molli, secondo il proprio essere del Cromatico; Direi che hauesse ragione da vendere; ma il suo fondamento, in altro non consiste che nel constituire le parti longhe del Genere Cromatico, et Enarmonico, le quali sono in potenza nel Diatonico, anzi vi si ritrouano in atto; ma non già nelle corde che lui dice; si come si ritroua lo interuallo di quarta nel Cromatico, et nello Enarmonico; et si Canta nel Diatonico similmente, senza varietà alcuna di genere; perciò mi pare, che quella sentenza, del Ghiselino, Dancherts, et Bartholomeo Esgobedo, pronuntiata, contra Don Nicola fosse iustamente, data. [Sentenza contra Don Nicola. in marg.] Voglio concluderui che Don Nicola hauea ragione, à tenere questa Conclusione; Che la Musica, che si canta et suona sia vna mescolanza, di diuersi generi insieme; ma il non saperla dire per le sue cause propinque, le fecero ben perdere la scomessa fatta col Lusitanio. Et questo voglio che vi basti per conclusione del mio ragionamento d' hoggi, et vi lascio il buon giorno.
Luca. Poiche cosi piace à voi, cosi piace à me ancora, resta che io vi rendi, mille gratie di questa vostra amoreuolezza; prometeteui di me in ricompensa tutto quello che le forze mie se bene deboli possono.
[-f.38v-] Vario. Tra di noi amici vecchi, non ci vogliono cerimonie; vn' altra volta, con vostra maggior comodità, ragionaremo d' un' altra cosa, che vi sarà non manco diletteuole di questa, e forsi di più vtile, anzi necessaria.
Luca. Questo mi sarà di sommo fauore; ma di che sarà il soggietto?
Vario. Se bene io m' ero proposto di tacerlo, tuttauia, poiche me ne pregate, voglio accennaruelo, accioche potiate con qualche comodità, farle vn poco di studio.
Luca. Poco tempo haurò io da far studio sopra cosa alcuna, massime, se domani noi fossimo à ragionamento; le giornate sono corte, la seruitù è grande, e grande l' obligo, nè mai forniscono le cerimonie Cortegianesche; però non mi dà l' animo di veder molto, ma poco sì; ditemi pur il soggietto.
Vario. Era il mio pensiero di ragionarui di segni; ma perche vedo che non hanno stabilità in se stessi; ma mettono in rumore, e disturbano la buona Musica, et si può dire, che siano pazzi, come dalla natura sua ogni intelligente conosce; nè apportano altro che confusione; però lo imbrattare la carta, et affaticare la penna è vna vanità: sarà il nostro ragionamento de' Modi Antichi, et Moderni; vedremo quel che ne dice Euclide, Aristosseno, Tolomeo, Boetio, il Stapulense, et poi ciò che ne dicono li Moderni; et con questo vi lascio il buon giorno, à riuederci domani.
Luca. All' hora di questa matina sarò quà in Santa Maria del Vado, et quiui godrò la vostra amoreuolezza; vi bacio la mano à Dio.
IL FINE DEL PRIMO RAGIONAMENTO.
[-f.39r-] L' ARTVSI, OVERO DELLE IMPERFETTIONI DELLA MODERNA MVSICA, DEL REVERENDO PADRE DON GIOVANNI MARIA ARTVSI.
Ragionamento Secondo.
SPONTAVA l' alba del giorno decimo settimo, quando il Signor Luca da casa partito, se ne andò verso il Monasterio delli Reuerendi Padri di Santa Maria del Vado; luoco doue habitaua il Signor Vario, seruitore dell' Illustrissimo et Reuerendissimo Signor il Cardinale Pompeo Arigoni; veramente Illustrissimo per le molte virtù, bontà, iustitia, et pietà, che in questo Illustrissimo et Reuerendissimo Signore vniuersalmente, à seruitio d' ogni qualità di persone risplende. Quando giunto colà, fu fatto sapere al Signor Vario, l' arriuo del Signor Luca, che pur s' andaua pensando, che presto douesse giungere; il qual subito, si leuò di Camera, et alla cima delle scale incontratolo; fatte le douute cerimonie, e salutationi, si ritornò per ragionare, secondo l' ordine dato il giorno auanti, in vna Camera assai remota, et da' strepiti lontana, per la loro maggior comodità: là doue postosi a sedere disse,
Luca. Heri dopò ch' io lasciai Vostra Signoria verso la Piazza inuiatomi fui da alcuni Gentilhuomini, inuitato à sentire certi Madrigali nuoui; cosi trasportato dalla amoreuolezza de gl' amici, et dalla nouità delle Compositioni, andassimo in casa del Signor Antonio Goretti Nobile Ferrarese, giouane virtuoso, e amatore de' Musici, quanto ogn' altro, che per ancora habbi conosciuto: là doue ritrouai il Signor Luzasco, e 'l Signor Hippolito Fiorini, huomini segnalati, che con loro s' erano ridotti molti spiriti nobili, et della Musica intendenti: Furono Cantati vna, et due volte; ma tacciuto il nome dell' Auttore: era la tessitura non ingrata, se bene come Vostra Signoria vedrà, introduce nuoue Regole, nuoui modi, et nuoua frase del dire, sono però aspri, et all' vdito poco [-f.39v-] piaceuoli, nè possono essere altrimenti; perche mentre che, si trasgrediscono le buone Regole, parte fondate nella esperienza Madre di tutte le cose: parte speculate dalla Natura; et parte dalla demostratione demostrate: bisogna credere che siano cose deformi dalla natura, et proprietà dell' Harmonia propria, et lontane dal fine del Musico, che come heri Vostra Signoria disse, è la dilettatione; ma accioche vediate il tutto, et me ne diciate il parer vostro, eccoui li Passaggi che sparsamente, sono sparsi per entro alli sudetti Madrigali; li quali distesi per mio diporto hiersera sopra questa carta.
Vario. Signor Luca voi mi apportate cose nuoue, che mi dano non poca merauiglia; et mi piace à giorni miei, vedere nuouo modo di comporre; ma molto piu mi piacerebbe s' io vedessi che questi Passaggi fossero fondati sopra di qualche ragione che acquetare potesse, lo intelletto; ma per Castelli in Aria, chimere fondate sopra l' Arena non mi piacciono, sono degne di biasimo queste nouità, non di lode. Ma vediamo li passaggi.
[Artusi, L' Artusi, f.39v; text: 1, 2, 3, 4, 5, 6] [ARTIMP 08GF]
[-f.40r-] [Artusi, L' Artusi, f.40r; text: 7, 8, 9] [ARTIMP 08GF]
Luca. Veramente per quella poca d' esperienza che io hò di questa pratica; mi pare che queste non siano cose, per le quali gli auttori ò inuentori di esse, possino e siano per fare casa à tre solari, come si dice; atteso che sono contra 'l buono, e 'l bello della institutione Harmonica; sono aspre all' udito, e l' offendono piu tosto che lo dilettano; [Imperfettione di questa moderna Musica. in marg.] et alle buone regole, lasciate da quelli, che posto hanno ordine, e termine à questa scienza, apportano confusione, et imperfettione di non poca importanza, e in vece d' arrichirla, accrescerla, e nobilitarla con varij e diuerse cose, come fatto hanno tanti nobili spiriti, la vogliono indure à tale, che non si discernerà il bello e purgato stile; dal Barbaro: tuttauia vanno scusando queste cose con diuerse loro ragioni, conforme allo stile.
Vario. Voi dite bene; ma come possono scusare, e coprire queste imperfettioni che per se stesse sono tanto impertinenti, che non possono essere di più?
Luca. Come impertinenti, non so come voi possiate difendere questa vostra opinione; chiamano loro impertinentie le cose fatte in altro stile, e vogliono che questo sia il vero modo di componere; affirmando che questa nouità, et nouo ordine di comporre, sia per fare molti effetti, che non fà, ne farà la Musica ordinaria, piena di tante, et cosi belle e soaui Harmonie; et vogliono che sentendo il senso cosi fatte asprezze, si moua, e facci cose merauigliose.
Vario. Dite voi da douero, ò pur mi burlate?
[-f.40v-] Luca. Come s' io dico da douero? anzi che essi si burlano di quelli che tengono altrimenti.
Vario. Poi che io vedo che non burlate, vi dirò quel che ne sento, ma auertite che io non sarò cosi facile a condescendere nella loro opinione; [L' acuto è parte del graua. in marg.] et per la prima ragione contra di loro vi dico; che l' acuto è parte del graue, e nasce dal graue; et essendo parte di lui deue ancora hauere relatione al graue, come a suo principio; come da vn fonte dal quale il nuuolo deriua; che sia vero la esperienza nel Monocordo, ve lo dimostra; perciò vi dico che se saranno tirate due corde di vgual longhezza et vgual grossezza, sopra vn' istesso spacio vguale, et perfettamente accordate vnisone; reputate dal Musico per vn solo suono; si come due superficie che si toccano da Vitellione sono tenute per vna sola; et che da vna di loro, ne tagliarete vna parte, o con vn fonticello sottopostoli ne cauarete il suono acuto, non è dubio dico, che quella acutezza, sarà parte del graue, et volendo sapere, che quella parte renda il suono acuto, percoterete il tutto, et poi la parte che sarà acuta, rispetto al tutto; et douerà hauer relatione al graue come parte al tutto; [La parte ha relatione al tutto. in marg.] et come à suo principio: di qui è che nel più graue luoco del Sistema massimo; o d' alcuna Cantilena, viene dipinto, un' occhio, dal quale vscendo diuersi raggi visiui, và mirando à tutte le parti; con qual proportione corrispondano, al suo principio, et al suo fondamento; Come potrà adunque stare la prima Casella, seconda, quarta et quinta; et l' altre; doue la parte acuta non ha corrispondenza, nè proportione Harmonica, con la parte graue?
Luca. Pretendono che habbino relatione Harmonica, et perciò dicono, che quella Semiminima nella prima Casella posta, dopò la pausa dello istesso valore; la quale con la parte graue viene ad essere vna sestadecima; già sarebbe cattiua se il Canto modulasse in questa guisa
[Artusi, L' Artusi, f.40v] [ARTIMP 09GF]
et poi che il Tenore modula per un' ottaua più nel graue la prima Semiminima; fa sentire lui nello acuto la seconda, che viene ad essere la dissonante; oltra a questo; perche la terza delle quattro Semiminime, è consonante; che importa a far sentire alquanto più d' asprezza, et di due Semiminime vna buona e l' altra cattiua; per mutarle in vna minima tutta dissonante? egli è come se modulasse quattro Semiminime, et che vna fosse buona e l' altra cattiua, secondo la regola di tali figure; cosi vanno grossando le cose loro.
Vario. Horsù io vi intendo, benissimo; et vi rispondo, che il senso dell' vdito, non riceue quelle cose, che non ode; nè riceuendole, puote appresentarle [-f.41r-] all' intelletto, non essendo cosa nello intelletto, che prima non sia stata dal senso riceuuta; [Il senso non iudica quelle cose che non sente. in marg.] che disproposito è à dire, il Tenore sta con la voce in vna statione, et subito il Soprano seguitandolo nello acuto, fa quello effetto, che egli dourebbe fare? massime dopò la pausa, che più è nota al senso modulare una sestadecima; et poi vna quartadecima? altro è che il senso oda vna dissonanza, che fa una parte dopò la pausa; et altro è quando per grado più semiminime seguitandosi vna dietro all' altra, se ne sente vna buona, et una cattiua, si come ancora altro è, sentire due semiminime poste secondo la natura loro, per grado, et altro sentire vna minima posta nel luoco della semiminima dissonante, et per salto: questa offende, et quelle non offendono l' udito; perche il moto è di grado.
Luca. Voi dite bene, ma dicono, che tutto questo s' addimanda gratia, et è un modulare accentato.
Vario. Non mi raccordo d' hauer letto in Auttore alcuno, et pur infiniti hanno scritto di Musica, et eccellenti, che ci sia Musica Accentata; mi sarà caro che mi diciate ciò che ella sia, secondo il volere di questi Moderni compositori.
Luca. [Musica accentata descritta da alcuni Moderni. in marg.] Dicono, che gli accenti nelle compositioni fanno mirabile effetto, et non si fanno se non quando la parte ascende alla più alta nota; come per essempio, se ci fossero quattro note, che ascendessero per grado, l' accento và fatto sopra l' ultima figura, et non sopra l' altre, prononciando la voce una terza più bassa di quella nota, alla quale si vuol dare l' accento, portandola con leggiadria in sino al luoco, oue si ritroua la nota; Ma ciò vuol fatto, con grandissima discrettione, et giudicio del Cantante, acciò sempre facci buono accordo: et eccouene lo essempio.
[Artusi, L' Artusi, f.41r] [ARTIMP 09GF]
Vario. Due cose voglio dirui, la prima, che queste parole non esplicano con termini chiari la natura, la proprietà, e l' essenza di questo modo di Cantare accentato: Ma parmi una circonlocutione di parole ritrouate per dimostrare che più tosto uogliono confondere tutte le cose, che perche siano per regolarle con [-f.41v-] regole, che siano fondate sopra il vero: bisogna difinire che cosa sia questo accento, et vedremo poi se quella difinitione haurà quelle parti, che se le conuengono; cosa che fin' ad hora non sò che Auttore alcuno graue, habbi fatto: La seconda, è che questo modo di Cantare detto da voi accentato, non suppone che faccino li Compositori delli barbarismi, come ne gli essempi, da voi di sopra mostratomi, si uedono; vogliono che faccino buono accordo, il che douete sopra il tutto notare et bene; et che il Cantante habbi discretione, e giudicio grande nel portar la uoce, in simili occasioni. Et se mi dicesti che quello effetto che il Tenore fà, nella settima Casella, egli fosse per dimostrare questo modo di cantare accentato; vi risponderò che, perche, non fa buono accordo; e il Cantante non sa il luoco doue debba, con discretione portare, quella voce; secondo la opinione e 'l voler loro; percio è necessario che sia errore in gramatica; sarebbe stato meglio, che quando intendono di volere che il Cantante porti quella voce con giudicio e discrettione; che hauessero in quel luoco introdotto qualche segno, che dimostrasse la volontà del Compositore, a fin che accortosi del bisogno, facesse miglior accordo, e rendesse più grata Harmonia, di quello che cantando uia, liberamente farebbe.
Luca. [Lo Eccellente sensibile corrompe il senso. in marg.] Non sarebbe ingrato, questo auertimento, ogni volta che si potesse, con qualche ragione ritrouare, vn segno vniuersale che significasse, al Cantante cosi fatto modo, di portar la voce; ma mentre che forsi questi nuoui inuentori si vanno affaticando, di nuoua inuentione, per fare questa demostratione, vanno spargendo per entro alle sue compositioni, cosi fatti passaggi, liquali, mentre che sono cantati e sonati con diuersi instromenti, et da Cantori, che à questa sorte di Musica accentata, piena di suppositi, sono auezzi; non rende ingrata Harmonia; et me ne merauiglio.
Vario. da due cose può ciò auenire; la prima, che li Cantori, non la recitano come veramente stà; ma vanno portando la voce, e sostentandola di maniera, che quando sentono, che vuol fare qualche cattiuo effetto, la riuoltano altroue, portandola in luoco, doue le pare che manco offendano l' vdito. La seconda è, che lo Eccellente sensibile corrompe il senso; il che altro non vuol dire, se non che l' altre parte tutte occupano l' vdito di tal maniera, che non puote udire intieramente l' offesa fattale, come farebbe se fosse la Cantilena a due, ouero a tre uoci; ma la ragione, che conosce, e discerne il buono dal cattiuo, molto bene iudica che è un' inganno fatto al senso, che non riceue la materia, se non in un certo modo confuso, se bene uicino al uero; questo manifestamento si conosce chiaro, quando gl' Organisti, à gli altri registri, v' aggiungono, quello della duodecima, che con gl' altri scuopre la ragione, le molte dissonanze, e non il senso; che fra di loro occorrono. [Il senso non riceue le cose se non in vn certo modo confuso. in marg.]
[-f.42r-] Luca. Si conosce che il senso è ingannato; et a questo attendono alla gagliarda questi Compositori, ò nuoui Inuentori; le basta di sodisfare il senso, che perciò il giorno et la notte s' affaticano intorno a gl' instromenti per sentire lo effetto che fanno, cosi fatti Passaggi; et li meschini non s' accorgono, che gl' instromenti le dicono il falso, et altro è cercare con le uoci, e i suoni vna cosa appartenente alla facoltà Harmonica; et altro è con la ragione accompagnata col senso ritrouare il vero et l' essatto. [Gl' instromenti insegnano il falso. in marg.]
Vario. Vorrei dirui il mio parere, ma dubito che non vi incresca.
Luca. Dite pure, che io vi ascolterò volontieri.
Vario. Vado credendo che non ci sia altro nel capo di cosi fatti Compositori, che fumo, et che tanto siano di se stessi inamorati, che le pare di poter corrompere, guastare et rouinare quelle buone Regole, che di già hanno lasciate tanti Theorici, e Musici Eccellentissimi; et quelli apunto da' quali, questi hanno imparato di insfilzare quelle poche di solfe con mala gratia; ma sapete ciò che à questi tali per il più intrauiene? quello che Oratio disse nel libro 2. de Carminibus Oda decima. [Oratio libro 2. Oda. 10. in marg.]
Saepius ventis agitatur ingens Pinus, et Celsae grauiore casu Decidunt Turres, feriuntque summos Fulmina Montes.
Al fine, perche sono fabriche fatte senza fondamento presto dal tempo sono consumate et gitate à terra, et restano gli edificatori delusi, et scherniti.
Luca. Tutto vi concedo che sia vero; ma ditemi se questa scienza si può con nuoui modi di dire accrescere: perche non volete, ò non vi piace, ò non vi pare che sia bene augumentarla? il Campo è largo ogn' vno, s' affatica intorno alle cose nuoue, deuono ancora li Musici dilatarsi; che il fare le Cantilene tutte ad vn modo, genera nausea è fastidio all' vdito.
Vario. Non nego, che il ritrouare cose nuoue non sia bene, anzi necessario; ma ditemi voi prima, perche causa volete adoprare quelle dissonanze, nel modo che le adoprano costoro? se lo fate per dire io voglio che si sentano manifestamente, et che il senso dell' vdito ne resti offeso: [Musici Eccellenti. in marg.] perche non le vsate al modo ordinario, et con ragione, secondo che e Adriano e Cipriano, il Palestrina, il Porta, Claudio, il Gabrielli, il Gastoldi, il Nanino, il Giouanelli, et tanti e tanti altri che in questa Academia hanno scritto? non hanno forsi fatto sentire delle asprezze? vedete Orlando lasso, Filippo di Monte, Giaches Vuert, et ne ritrouarete le Cataste piene: Se volete [-f.42v-] che il senso dell' vdito, non ne pigli tanta offesa; ne gl' istessi auttori, ritrouate il modo, e l' ordine di vsarle; se mò volesti che ella diuentasse consonante: [La dissonanza è contraria alla consonanza. in marg.] bisogna che per esser contraria alla consonantia; ella per natura sempre sia dissonante; et all' hora diuentarà consonante, quando la consonanza diuerrà dissonante; ilche tratta dell' impossibile; a benche questi nuoui inuentori potrebbono forsi, tanto affaticarsi col tempo, che ritrouassero questo nuouo modo; che la dissonanza diuentasse consonanza; et la consonanza, dissonanza: e non è gran cosa; che ingegni eleuati come questi faccino, e ritrouino, intieramente di queste cose.
Luca. Vogliono apunto temperare in qualche parte la asprezza delle dissonanze, in altro modo, di quello che fatto hanno li passati; e in questo s' affaticano.
Vario. Se con la osseruatione de' precetti, et delle buone regole lasciate da Theorici, et osseruate da tutti li pratici, si puote hauere lo intento; che proposito è volere fuori delli termini, cercare delle strauaganterie? [Le scienze tutte, et le Arti sono state da sapienti passati regolate. in marg.] Non sapete, che tutte le scienze et tutte l' Arti sono state da sapienti regolate, et di ciascuna ci sono stati lasciati i primi Elementi, le Regole, et li precetti, sopra le quali sono fondate, affin che non deuiando da i principij, et dalle buone regole, possi vno intendere, quello che dice, ò fa l' altro? et si come non è lecito, per vietare la confusione, delle scienze et dell' Arti, ad ogni semplice Pedante, immutare le regole lasciate da Guarino; nè ad ogni Poeta ponere una sillaba longa in vece d' una breue, nel verso; nè ad ogni Arithmetico deprauare quelli atti, e quelle Demostrationi, che sono proprie di quell' Arte; cosi non è lecito ad ogni insfilza solfe, deprauare, corrompere, et volere con noui principij fondati nell' arena, introdurre nuouo modo di Componere; però benissimo disse Oratio; [Oratio. nella poetica. in marg.]
Est modus in rebus, sunt certi denique fines Quos vltra, citraque nequit consistere rectum.
Luca. È il vero, che tutte le Scienze, e l' arti sono state regolate; ma tuttauia, perche le dissonanze, sono adoprate nelle Harmonie per accidente, pare che si possono di loro seruire li Musici come le piace.
Vario. Non nego, che le dissonanze, non siano accidentalmente adoprate da Compositori nelle Cantilene; ma dico bene, che essendo contrarie per natura alla consonantia, non possono in modo alcuno conuenire allo istesso modo, nè si debbono vsare all' istesso modo: s' usano le Consonanze nelle Harmonie liberamente, per salto grado senza rispetto alcuno; ma delle dissonanze bisogna hauere altra consideratione; perche sono di vn' altra natura: e 'l modo fu dimostrato dallo Artusi nell' Arte del Contraponto; [-f.43r-] ma non già nella maniera che fanno questi nuoui Maestri.
Luca. [Noua regola de' Moderni qual sia. in marg.] Osseruano questi Musici, che quella parte, che fa la dissonanza con la più graue, habbi corrispondenza Harmonica col Tenore; di maniera che accorda lei, con tutte l' altre parti; e 'l più graue accorda lui ancora con tutte l' altre; et cosi fanno vna mistura à lor modo.
Vario. Io vedo che questa loro regola è osseruata nella Casella prima, quarta, quinta, sesta, settima: Ma nella sesta Casella, che quelle Crome non hanno relatione che Harmonica sia; nè col Basso, nè col Tenore; con qual sorte di regole vi parerà che si possino saluare?
Luca. Io non sò come da questo si potranno aiutare, non ci vedo osseruatione alcuna, se non che io credo che siano cauate dal sentire ne gl' Instromenti, per il loro moto presto, che molto non offendano l' udito.
Vario. Non vi ricorda ciò che dice Aristosseno à proposito di questi tali? Heri vi recitai la sua intentione; hora vi dirò le sue parole istesse: nel secondo de gli Harmonici dice Maximum ergo, et flagitiosum in summa est peccatum, referre ad instrumentum rei Harmonicae naturam. Quanto poi à quello, che per il loro moto presto non offendano l' udito; [Lo intelletto conosce lo inganno fatto al senso. in marg.] lo intelletto, che conosce lo inganno fatto al senso, dice che non essendo quelli interualli consonanti, ma dissonanti, et posti a caso, non possono in modo alcuno, fra di loro hauere relatione Harmonica; nè perciò possono generare Harmonia che grata all' vdito sia; et che quella prestezza, accompagnata con tante parti, che insieme fanno il romore; altro non è, che lo Eccellente sensibile, che corrompe il senso.
Luca. Tutto il loro pensiero, è di sodisfare al solo senso; poco curandosi, che la ragione, entri quà a iudicare le loro Cantilene. [Moderni non curan di sodisfare altro che il senso. in marg.]
Vario. Se questi tali hauessero letto Boetio nel Capitolo nono del Primo; et nel Primo del Quinto: et Tolomeo nel capitolo primo del Primo Libro de gli Harmonici, non è dubio che sarebbono d' altro parere.
Luca. [Perfettione della Musica d' alcuni Moderni, qual sia. in marg.] Manco stimano, di vedere li Cartoni di Boetio; ma che di sapere ciò che dicono, a loro basta di sapere insfilzare quelle Solfe, a modo loro, et insegnare di Cantare alli cantanti, le loro Cantilene con molti mouimenti del corpo, accompagnando la voce con quei moti, et nel fine si lasciano andare di maniera, che paia apunto che muoiano, et questa è la perfettione della loro Musica.
Vario. Apunto l' hauete detto, muoiono loro, et le operationi insieme, et fra li molti accidenti che rendono dubiosa la strada, a qualunque Artefice, del bene operare, per poter conseguire quel fine che lo conduce alla immortalità; [-f.43v-] suole più d' ogn' altra, per comune giudicio de sauij, et dotti, essere reputata maggiore la ignoranza, per la quale non si sa discernere, delle operationi, quali siano le migliori, et quali le peggiori, dal che non conosciuto, nasce che il più delle volte abbraccia, et fa elettione di molte cose, che da lui dourebbono essere fuggite; [Strada che impedisce la immortalità qual sia. in marg.] et fugge quelle, che da lui dourebbono essere seguite, et abbracciate. Indi ne nascono poi questa sorte di Cantilene, che come mostri se ne vanno per le mani, di questo et di quell' altro, et la cognitione delle quali non sanno loro stessi, qual si sia: Basta di fare vn romore di suoni; vna confusione d' impertinentie, vna Congregatione d' imperfettioni, e 'l tutto nasce da questa ignoranza, dalla quale sono offuscati.
Luca. Fu sempre la ignorantia causa di male, e tanto più, quando ella è accompagnata dallo amore di se stesso, che come disse Oratio, [Oratio. in marg.]
Est Caecus Amor sui.
Non lascia conoscere le imperfettioni proprie; ma ciò che fa, et pensa, crede che tutto sia ben fatto; et è come quell' ebrio, à cui pare d' essere sobrio, et che il sobrio sia ebrio.
Vario. Troppo importante è 'l trattare le cose d' una scienza con vno che ne sia ignorante; è proprio come il Contadino, che pone l' aratro in vn campo pieno di sterpi, e spine, et altre cose che lo impediscono a poter mettere in coltura quel cosi fatto terreno; rispetto ad vn campo, che sia auezzo allo aratro, et al riceuere seme che facci frutto. Ma sentite che passaggio è quello, aspro et inculto, che pur si pensano che sia esquisito; della terza Casella, che nella parte più graue si ritroua percuotere la più acuta con una Semidiapente doppo la pausa di minima; che per la sua asprezza, fa stare in dubio il Cantore, se falla, ò pur se dice bene. Questo interuallo da tutti li Compositori è stato adoprato, ma in altra maniera; in altra maniera dico, perche, se bene l' adoprano, nell vna e l' altra parte della battuta detta Arsis et Thesis; [Arsis et Thesis ciò che sia. in marg.] non l' adoprano però nell' vno, ò l' altro modo doppo la priuatione del suono; ma le precede vna sesta, ò altra consonanza secondo, che l' Artusi dimostrò nell' Arte del Contraponto.
Luca. Non ho mai veduto, nè vdito cosi fatto interuallo, vsato nel modo, che fanno questi tali; suppongono, che quella pausa di minima, serua per vn' altra consonanza, ma come detto hauete, non iudica il senso quello che non ode. Vsò questo interuallo Cipriano nel Madrigale; Non Geme, non fin' oro; ma in altra maniera: [Cipriano et Morales. in marg.] et Morales nel Magnificat del quinto Tono, nel versetto, Sicut locutus est: Et molti altri Eccellenti Compositori, ma nel modo che da' nostri vecchi è stato insegnato, e lasciatone ben mille essempij. [-f.44r-] Et è veramente cosa merauigliosa, che quelli interualli, che dalla natura istessa sono stati creati dissonanti, habbino li vecchi con la loro molta fatica et diligenza insegnato il modo; non di fare che diuentino Consonanti, ma di usarli di maniera che propriamente pare che perdano di quella asprezza, e acquistino dolcezza; ma vsati et posti assolutamente, discostandosi da quel modo da loro insegnato, non possono fare buono effetto.
Vario. Questa è vna di quelle cose, che la esperienza, gli ha fatto conoscere, qual sia il buono, e 'l bello, e quale il cattiuo.
Luca. Non è dubbio che la esperienza molta intorno à molti particolari, fra' quali questo n' è vno; manifesta la verità.
Vario. Li nostri vecchi non insegnorno mai, che le settime si douessero vsare cosi assolute et scoperte, come vedete nella Casella 2. 3. 4. 5. 6. 7. perche non dano gratia alle Cantilene; et come poco fa vi dissi non ha la parte acuta corrispondenza, al suo tutto, principio, e fondamento.
Luca. Questo è vn nuouo Paradosso.
Vario. Se questo nuouo Paradosso fosse fondato sopra di qualche ragione, ragioneuole; sarebbe degno di molta lode, e caminarebbe à perpetua vita; ma è per hauer corta vita non potendosi dimostrare, se non contra di lui la verità.
Luca. Questa demostratione, che induce in noi il sapere, per se, et non per accidente desidero io; et all' hora potrò dire di sapere per le sue cause propinque, le quali acquetano lo intelletto.
Vario. Ad ogni modo voglio farui questa demostratione, ma bisogna che alquanto di lontano ripigli il ragionamento: dicoui adunque, che nelle cose attenenti alla facoltà Harmonica vi sono dui Iudici; il senso dell' vdito per il primo; et la ragione per il secondo; che come dice Tolomeo; [Iudici della Musica. in marg.] il senso iudica quelle cose che versano intorno alla materia: et la ragione s' affatica intorno alla forma; dalle quali parole si caua che si come riceue perfettione la materia dalla forma; cosi il iudicio che fa il senso d' alcuna cosa, viene fatto perfetto dalla ragione. [Proprio del senso. in marg.] Il proprio del senso è di ritrouare almeno da sè il piu vicino, e dalla ragione riceuere la perfettione; ma alla ragione accade il contrario; imperoche riceue dal senso il più vicino, et da se stessa; riceue la perfettione: et quello che il senso nella instabile materia confusamente conosce; la ragione in astrato, e lontano dalla materia spogliato, lo iudica; per la qual cosa concludono, non solamente questi Theorici Moderni; ma gli Antichi ancora; che il iudicio dell' Harmonia, non solo appartenga al senso dell' udito, ma alla ragione ancora; nè può in simil iudicio stare l' uno senza l' altro, [-f.44v-] nè l' uno si può dire perfetto senza l' altro. Il senso dell' udito è necessario, perche è il primo à riceuere in se stesso tutte le cose à lui appartenente, e senza di lui la ragione non può fare il suo offitio: ma è poi imperfetto, perche se la ragione non le porge aiuto, si vede, che è manco, et debile et totalmente instabile. [Il proprio del senso et della ragione qual sia in marg.] La ragione, in vn certo modo, è imperfetta; perche è parte dell' intelletto, nè può conoscere, nè iudicare cosa alcuna se come per fenestra, non è prima entrata per il senso, che come heri dissi, riceue in se le cose, et le appresenta allo intelletto. Hanno perciò nella facoltà Harmonica, il senso, e la ragione tal' auttorità, che quello che il senso approua ne' suoni, la ragione conferma con le proportioni; accioche non vi possi essere cosa contraria al senso dell' vdito, et alla ragione. Di qui è, che il considerare semplicemente il suono, come subietto della Musica, è grande errore, essendo che uppartiene al solo senso dell' vdito, et è il suo obietto: et il considerare il solo numero, è errore, perche s' appartiene alla sola ragione; ma bisogna, che il soggietto della Musica, sia vna terza cosa di queste due formata; et è il numero sonoro. [Numero souoro, che cosa fia. in marg.] Ma il numero sonoro, altro non è, che le parti del corpo sonoro diuiso, ilquale riceuendo ragione di quantità discreta, ci fa certo della quantità del suono da lui prodotto; et di molti e diuersi suoni delle parti di lui fatte insieme comparate. [Corpo sonoro qual fia in marg.] Chiama il Musico corpo sonoro, quella cosa, dalla quale si possi hauere, et cauare suono atto all' Harmonia. Stando questo fondamento potiamo dire con Aristotile nel secondo della Fisica. Ipse proportiones sunt forme, aut cause formales interuallorum, et Consonantiarum. Le proportioni sono le forme, ouero cause formali de gl' interualli, et delle Consonantie; ciascuno interuallo adunque ha la sua forma, et sono differenti l' una dall' altra; si come gl' interualli sono differenti di grandezza l' uno dall' altro. Qualunque volta, che il Compositore compone vna Cantilena à due voci, tutti quelli interualli, che sono dissimili di suono, sono ancora contenuti da dissimili proportioni; et si come l' acuto ha relatione al graue, per esser parte di lui; cosi il minor termine delle loro proportioni ha relatione al maggiore, perche è parte di lui, e 'l maggiore termine include, et in se contiene il minore, come poco fa io vi dissi. Ma quando il Compositore compone à tre voci, et che tutte tre le parti insieme Cantano, è necessario, che nel mezo di questo interuallo, vi si ponga vn termine mezano, che come dice Pietro d' Abano, sopra il Problema 22. d' Aristotile della particola 19. è quello che genera l' Harmonia: [Aristotile Problemata 22. parte 19. in marg.] et come dice Boetio nell' ultimo Capitolo dell' Arithmetica, in lui consiste tutta la perfettione. Questo termine mezano, ò che diuide quello interuallo in due parti eguali, ouero in due parti ineguali; [-f.45r-] se eguali sarà come la quintadecima che dall' ottaua viene diuisa, in parti eguali; se ineguali, sarà come l' ottaua che da vna quinta nel graue et vna quarta nello acuto viene diuisa; ouero per il contrario. [Proportionalità vsata nella Musica et come. in marg.] Questa diuisione cosi fatta, è chiamata da Boetio, et da tutta la Schola de' Mathematici, Proportionalità; et si come la proportione, secondo Euclide, non è altro che quel rispetto, che hanno due determinate quantità, fra di loro: cosi la proportionalità, non è altro che quel rispetto che dui interualli s' hanno fra di loro, i quali constano di tre termini; parlo della proportionalità congiunta, non della disgiunta, che consta di quattro termini. Queste proportionalità secondo Boetio, Iordato, et altri Mathematici sono molte; ma le più famose, et quelle che da Musici sono adoprate, le ritrouo essere quattro. [Quattro proportionalità da Musici adoprate. in marg.]
L' Arithmetica. La Geometrica. L' Harmonica. La Contra Harmonica.
Luca. Bisogna adunque concludere, che tutti quelli interualli, che sono tramezati da altro suono, siano secondo l' una di queste quattro proportionalità tramezati, diuisi, et adoprati da Moderni Musici; et ciò che vi si ritroua di più, altro non è, che vna replica dello istesso Suono, ò nello acuto, ò nel graue, per qualche spatio di ottaua.
Vario. Cosi stà.
Luca. Mi sarà cara la demostratione di queste quattro proportionalità, acciò possi conoscere molte cose nella Musica, che io veramente non le conoscendo, conosco che me nè camino al buio; ne posso penetrarle come desidero.
Vario. Con la demostratione impararete molte infallibili regole, che vi faranno conoscere il buono dal cattiuo; e quali compositori vanno à tentoni, et quali intendono le cose per il verso buono.
Luca. Sopra il tutto desidero, et ve ne prego, datemi lo essempio in pratica, acciò più facilmente intendi, ciò che sete per dirmi.
Vario. Lo farò tanto più volentieri, quanto che me ne pregate, se bene nell' animo mio già haueuo determinato di farlo.
Luca. Seguitate adunque che vi osseruo. [Modo di ritrouare il termine mezano Arithmetico. in marg.]
Vario. Hauerete la proportionalità Arithmetica, ciascuna volta, che ritrouarete vn termine mezano, fra dui proposti numeri, che diuidano talmente quella proportione; che la differenza, che si ritroua [-f.45v-] tra 'l maggiore termine, e 'l mezano; sarà eguale alla differenza, che si ritroua fra il mezano, et il minore; et che maggior proportione sarà, fra il minor termine, e 'l mezano; che fra il maggiore, et il mezano: il che si conseguisce a questo modo. Ridurete in vna somma ambidui li termini, di qual si voglia proportione; et la metà di tal somma, voi la ponerete nel mezo delli termini già insieme accopiati, et hauerete la proportionalità, et termine mezano Arithmetico: Eccoui lo essempio; la settima minore è contenuta dalla proportione super 4. partiente 5. fra li termini 9. et 5. se questi accopiarete insieme, l' auenimento sarà 14. la metà 7. ilqual posto nel mezo di 9. et 5. starà cosi 9.7.5. et sarà il termine mezano Arithmetico, et la proportione, sarà diuisa secondo la proportionalità Arithmetica: che sia il vero, questi termini 9. 7. 5. sono l' vno dall' altro superato, per egual quantità; si come vn numero naturale, supera l' altro per egual differenza. [Qual proportione sia fra li termini, della proportionalità Arithmetica. in marg.] Et maggior proportione si ritroua fra il mezano e 'l minor termine; che fra il maggiore, et il mezano. Ma quando vi occoresse ritrouare, il termine mezano, fra dui numeri, che l' vno fosse pare, e l' altro impare, dalla aggregatione de' quali non si può hauere numero che in due parti eguali si diuida; duplicarete ambidui li termini, et accopiati insieme, di tal produttione, nè ponerete la metà nel mezo de' termini proposti, et sarà il termine mezano, secondo questa proportionalità; essendo vero che da dui numeri; vno pare, e l' altro impare accopiati insieme, ne venga vn numero impare, che non si può in due parti diuidere senza rotti.
Luca. Voglio prouarmi, se vi intendo, ascoltatemi vi prego, si ha da diuidere la sesquialtera contenuta ne' suoi termini radicali fra 3. et 2. con vn termine mezano Arithmetico; perche l' vno di questi termini è paro, e l' altro disparo; radoppio l' vno e l' altro, et fanno 6. et 4. questi aggiungo insieme, et ne faccio la somma di 10. che diuiso in due parti sarà 5. il qual pongo nel mezo del 6. et 4. et starà cosi 6.5.4. i quali termini dico che sono diuisi secondo la proportionalità Arithmetica; perche le differenze loro sono eguali; et fra il termine mezano, e 'l minore, si ritroua maggior proportione, che fra 'l mezano, et il maggiore; però in pratica starà cosi
[Artusi, L' Artusi, f.45v] [ARTIMP 09GF]
di modo che fra il mezano termine, et lo acuto, è maggior interuallo; che fra il mezano e 'l graue; come aponto rappresentano le proportioni: ma per applicare questo concetto al proposito nostro, credo che habbiate voluto dire; che quella settima posta nella Casella settima, che sta cosi
[-f.46r-] [Artusi, L' Artusi, f.46r] [ARTIMP 09GF]
non è diuisa, secondo questa proportionalità; cioè che dal termine mezano, al termine acuto, rappresentato per il termine minore, sia maggior proportione, cioè che lo interuallo sia maggiore, che non è dal mezano al maggiore, rappresentato per la parte più graue; ma pare à me che sia il contrario; che maggior proportione si ritroua, dal mezano al maggiore, che dal mezano al minore; di modo che, è maggior interuallo dal mezano suono al suono più graue; che dal mezano allo acuto.
Vario. Molto mi piace, che m' habbiate inteso, sete patrone di quanto ho detto, et ho voluto dire.
Luca. Non potrebbe essere, che se nelle proportioni, questo interuallo non è diuiso secondo questa proportionalità, che nel corpo Sonoro, si potesse diuidere?
Vario. E lo istesso, non può essere, bisogna come vi ho detto, che se nel corpo Sonoro, vorrete ritrouare questo interuallo, et diuiderlo con vn termine mezano, secondo questa proportionalità; bisogna dico che sentiate ambi dui quelli interualli insieme dissonanti; doue il mezano termine non potrà rendere Harmonia con il graue, et con lo acuto; separatamente sì, ma non insieme, fatene la esperienza, e ritrouarete, quanto vi dico essere il vero; ma accioche intieramente conosciate il tutto, vi farò la demostratione, e in qual maniera, nel corpo Sonoro, ouero nel Monocordo potiate ritrouare questa verità; chiaramente vedrete. Siano due linee date A. B. et C. le quali vi rappresento con questi ponti in vece de numeri; et siano in proportione superquadripartiente cinque, frà li suoi termini radicali 9. et 5. fra li quali vogliamo ponere vn termine mezano, secondo questa proportionalità: Alla linea C. minore farò eguale la. F. G. et sarà in H. et dalla A. B. taglierò tanta quantità, che resti eguale lei ancora alla F. H. et sarà A. D. diuiderò mò il residuo di A. B. che è D B. in due parti eguali: et sarà D E. et E B. di poi alla F H. aggiungo, tanto di Corda, che sia eguale alla A E. onde sarà F. G. Dico F. G. essere la Corda mezana, posta fra la A. B. et C. secondo la medietà Arithmetica. [Demostratione della proportionalità Arithmetica. in marg.]
B . . E G . . . . D H . . . . . . . . . . . . . . . A F G
Supera A. B. la F. G. della quantità B E. et F. G. supera la C. della istessa quantità che è H. G. ouero D. E. essendo adunque gli dui eccessi B E. D E. eguali; dalla construttione manifestamente appare A B. F G et C. [-f.46v-] essere Arithmeticamente proportionali: Di qui si conosce, che la mezana linea F G. è la metà delle due estreme insieme poste; il che vi dimostro cosi. Tanto è A D. ad F H. eguale; quanto C. adunque A D, et C posti insieme sono il doppio di F H. Ma D B. è il doppio di H G. Adunque la somma di A B, et C, è il doppio di tutta la F G. et per questo la F G. sarà la metà della A B, et C. insieme poste, che è quello che douea dimostrarui.
Luca. Vedo che veramente questo interuallo, non è mediato secondo questa proportionalità, nè si può in modo alcuno dire, che patischi questa diuisione.
Vario. [Proprietà della proportionalità Geometrica. in marg.] Molto meno sarà diuiso, secondo la Geometrica medieta: Questa diuide vn' interuallo in due parti eguali; e fa si, che la proportione, che si ritroua fra il termine mezano, e lo maggiore, sia eguale à quella che posta è fra il termine mezano, e lo minore termine: et ciascuna di queste, da sua posta sarà eguale alla proportione, che si ritroua fra le differenze; et il proprio di questa proportionalità è di diuidere vno interuallo in due parti eguali. [Modo di diuidere un' interuallo, secondo la proportionalità Geometrica. in marg.] Si conseguisce nelle proportioni con questo ordine: proposta qual proportione si voglia da diuidere ne' suoi termini radicali contenuta; moltiplicasi il minore nel maggiore; et dal prodotto cauandone la radice quadrata, l' auuenimento sarà il termine mezano, che diuiderà la proposta proportione in due parti eguali: Come per essempio, la proportione super 4. partiente 5. si moltiplica il 5. ne' 9. et farà 45. la radice quadrata di 45. sarà il mezano termine di questa proportionalità, e sarà proportionalità Geometrica: et perche non si può con certi, et determinati numeri, cauare questa radice; [Radice irrationale, come si dimostra. in marg.] per dimostrare la sua irrationabilità si scriue à questo modo R. 45 cioè quando si potesse cauare la radice di questo numero, quella sarebbe il termine mezano Geometrico.
Luca. Adunque questo interuallo, non si può diuidere secondo questa medietà con certi, et determinati numeri rationali.
Vario. Cosi stà, nè si potrebbe nella quantità continoa dimostrare, et hauere il termine mezano, ò corda mezana proportionale; ma si bene irrationale.
Luca. Et come si può diuidere questo interuallo in due parti eguali, et proportionali, nella quantità continoa, secondo questa medietà?
Vario. [Proposta 13. del sesto libro. in marg.] La terzadecima proposta del Sesto Libro di Euclide ve lo dimostra, laqual dice; Date due linee, potiamo ritrouare la mezana proportionale: la trigesimaquinta del terzo del Stapulense: il Mesolabio descritto dal Zarlino nelle Institutioni, Demostrationi, et Supplimenti: bastaui che al proposito nostro, [-f.47r-] quella settima non è capace di questa diuisione, nè si può diuidere con certi, et determinati numeri rationali.
Luca. Io son chiaro, che secondo questa medietà non è diuiso, nè si può diuidere; perche è maggiore lo interuallo nella parte graue posto, di quello che nella parte acuta si ritroua; ilche è contra la natura di questa proportionalità: Ma non potrebbe essere diuiso secondo la Mediocrità Harmonica, ouero secondo la proportionalità Contra Harmonica?
Vario. [Modo facile di ritrouare il termine mezano Harmonico. in marg.] Presto, presto vedrete, che secondo l' una, ò l' altra di queste Mediocrità, questa settima non sarà diuisibile; et l' ordine, che douete tenere è questo; Moltiplicata la differenza delli dui dati numeri, siano di qual proportione si voglia, con il termine minore; et il prodotto partito per la somma d' ambidui li termini della data proportione; e l' auuenimento aggiunto al minor termine, sarà il termine mezano Harmonico: Ouero moltiplicata la differenza nel maggior termine, e 'l prodotto partito per la somma d' ambidui, l' auuenimento detratto dal maggiore, si haurà il termine mezano ricercato. Et eccoui al proposito nostro lo essempio, sia 9. et 5. la proportione nel mezo della quale vogliamo ponere vn termine mezano, che sia Harmonico: moltiplico la differenza, che è fra 'l 9. et 5. et è 4. nel termine minore, che fa 20. ilquale auuenimento, diuido per la somma d' ambidui 9. et 5. che fa 14. et ne viene 1 3/7 ilquale aggiungo al termine minore, per il mezano termine Harmonico: et starà cosi 9 6 3/7 5, interuallo Harmonicamente diuiso: Ouero moltiplico il 9. per la differenza 4, et farà 36 il qual partito per il 14. sarà l' auuenimento 2 4/7, che detratti dal 9. maggior termine, restarà 6 3/7 per il mezano termine Harmonico: di modo che à volere, che questa settima sia secondo questa mediocrità diuisa; bisogna, che fra la corda mezana, e la graue, vi sia vn' interuallo di vna quinta, e si può dire vna meza terza minore; e 'l residuo sia fra la corda mezana, e l' acuta; che cosi vogliono dire queste proportioni. Hora vi potete accorgere, quanto feriscano lontano dal bersaglio gl' inuentori di queste nuoue chimere. [Lucano. in marg.]
Luca. Vedo che questo è vn' errore notabile, et come disse Lucano,
Sed multum à veri, recta ratione labantes:
Nè è possibile à poter ritrouare, che questo interuallo sia à questa mediocrità sottoposto: ma la demostratione di questa Regola, come si fa?
Vario. [Euclide. in marg.] Per non vi trattenere tanto in farui longhe demostrationi, potrete à vostro comodo, leggere il Padre Clauio, nel Comento sopra il Sesto d' Euclide, dopò la propositione terzadecima, se bene mi raccordo; et hauerete[-f.47v-] questa regola, dimostrata, la quale non vi dimostro, perche vi concorre, la cognitione, di molte altre proportioni; et troppo longo sarebbe, il volere fare la demostratione di tutte, che come Catena sono insieme collegate.
Luca. Basta lo hauermi accennato il luoco, che poi à mio agio lo vedrò, et pensatamente; ma della Contra Harmonica, come andrà la cosa, bene, ò male?
Vario. Andrà di male in peggio: assicurateui in somma, che non è possibile potere diuidere, questa settima in modo alcuno, con un termine mezano di maniera che resti, ò rendi Harmonia, che grata sia all' udito, ma perche è di natura sua, all' vdito dispiaceuole, accomodatela, in qual modo vi piace, sempre sarà cosi fatta; et acciò vediate il vero, non hauendo potuto questo interuallo riceuere, nè l' Arithmetica, nè la Geometrica, nè meno la Harmonica diuisione; non riceuerà altrimenti la Contra Harmonica: per vederne la verità osseruarete quest' ordine. [Modo di ritrouare il termine mezano contr' Harmonico. in marg.] Sommati insieme li termini, della proportione da diuidersi, che essendo. 9. 5. farà 14. moltiplicasi questa somma per l' uno e l' altro, de' termini proposti, gli auenimenti saranno contenuti; ò conteneranno la istessa proportione: et sarà 126 -- 70. proportione super 4. partiente. 5. per ritrouare il termine mezano moltiplicasi la differenza de' primi termini che è 4. con il minor termine, cioè con il 5. et farà 20. questo cauato dal maggior termine, restarà il residuo, et termine mezano 106. che posto nel mezo starà cosi 126. 106. 70. li quali schisati e ridotti alli minimi termini radicali; faranno 63. 53. 35. numeri proportionali, che non danno, interuallo alcuno che sia consonante. Questa mediocrità, è contraria all' Harmonica; perche nella Harmonica, le differenze nate frà li termini, maggiore, mezano, et minore; sono di maggiore inegualità, et nella Contra Harmonica; di minore inegualità; che è come l' habito, et la priuatione, che dicono questi Filosofi; la demostratione, per non hauere da recitarui molte altre proposte, il che troppo longo sarebbe; l' haurete nel primo delle Demostrationi del Zarlino, alla proposta Decimanona: [Zarlino nelle Demostrationi. Proposta. 19. in marg.] il che ui concludo che questa settima minore, per se stessa, aggiuntosi l' auttorità di tutti quelli che hanno scritto di Musica, è interuallo dissonantissimo; nè secondo alcuna di queste quattro Medietà, come ui ho detto, si può diuidere; nè per questo si può assolutamente senza li debiti rispetti, e regole, accommodarla nelle Cantilene, di modo che all' vdito rendi grata Harmonia.
Luca. Se questa settima è diuisa, in vna quinta nel graue, et vna minor terza nello acuto, non è diuisa secondo alcuna di queste proportionalità; come si dimanderà quella cosi fatta diuisione?
[-f.48r-] Vario. Dicalo chi lo sa, che quanto al mio poco sapere, confesso di non saperlo; nè lo conosco.
Luca. Sarà facilmente vna noua trouata.
Vario. L' habbiamo detto altre volte.
Luca. Credete voi, che à qualche modo, ò con qualche argomento, si possino saluare, et difendere queste cosi fatte nouità, che sono contra l' uso, e le buone regole?
Vario. Io non ci ritrouo, cosa alcuna, ò ragione alcuna che veramente possi dimostrare che queste cose siano fatte con ragione che acqueti l' intelletto, essendo che questo passo è per se stesso dissonante, e bisogna che sempre sia tale, e riesca tale. Et se bene l' accompagnamento delle parti, fa che l' vdito manco lo scuopre, essendo occupato dal rumore di quello accompagnamento; non è per questo, che l' vdito non sia offeso, e gl' intrauiene in quella maniera propriamente, che fa al uedere; quando da mezo giorno, che il Sole, è mai più chiaro, le viene appresentata vna lucerna accesa, che per la presenza di vna luce maggiore di lei non può chiaramente vedere quella della lucerna per essere minore; però vi dissi poco fa, che lo Eccellente sensibile corrompe il senso.
Luca. Per le molte ragioni da voi addottomi, credo che veramente questo modo di comporre, sia vna vanità, et vna chimera, ben leggiera; et maggiormente mi vado in quest' opinione confirmando; perche vedo che nel modulare delle parti, mi pare che vsano certi interualli, discomodi e lontani dal bel modulare; il che deue molto bene auertire il compositore, accioche il Cantore, habbi gratia nel cantare.
Vario. Non vi raccordate, quali modulationi, siano quelle, che da questi vengono vsate?
Luca. Anzi si, eccouene la mostra,
[Artusi, L' Artusi, f.48r] [ARTIMP 09GF]
Che ve ne pare, crederemo che queste compositioni siano pure Diatoniche ouero modulare Diatonico, ò pur diremo che sia vna mescolanza di modulare Diatonico, et Cromatico insieme?
Vario. Bisogna per forza dire, che questo sia propriamente modulare, mescolato di vna corda Cromatica, et vna Diatonica; ma che questa cosi fatta modulatione, sia lecita ò illecita; io direi che fosse illecita, la ragione è impronto: le corde Cromatiche, sono ritrouate per edificatione delle buone [-f.48v-] Harmonie, et per acquistare, in alcuni luochi alcune Consonanze, necessarie alle buone Harmonie; [Perche souo et si debbano adoprare le corde Cromatiche. in marg.] et per ornamento del Genere Diatonico; ma lo usare questo procedere è alla destruttione del Genere Diatonico, et allo Cantore di molto discomodo: alla destruttione del Genere Diatonico dico, perche nel Sistema massimo naturale, non si ritroua alcuno vestigio di cosi fatto modulare; il che dà ad intendere, che dalla natura istessa, sia abhorrito, et sprezzato; nè deue il buono Compositore vsarli, volendo imitare la natura più che puote; ma come anco vi ho detto, ogn' vno fa come le piace, e si fanno lecito, non conoscendo il buono dal cattiuo, il peggio parendole di far il meglio, applicate à tutte le cose dette da questi, e li loro passaggi al mio ragionamento, e restarete sodisfatto non volendo io per hora dirui altro intorno à queste chimere, riserbandomi vn' altra volta a più longo discorso, e sottile essamine del restante; in tanto vi promessi heri di ragionarui de' Modi; però per osseruarui la promessa, tronchiamo il filo alle chimere.
Luca. Apunto hauea nell' animo di domandarui; che in vno di questi Madrigali, più sono le Cadenze in C. fatte, che quelle che sono in G. et pur fanno il Madrigale del settimo Modo.
Vario. [Cadenze del settimo Modo secondo l' uso. in marg.] Le Cadenze del settimo Modo, per ragionarui secondo l' vso Comune; ha le sue Cadenze Regolari in G sol re ut: b, fa [sqb] mi et D la sol re. Quelle poi che si fanno in C fa ut. sono irregolari: che mò nel Madrigale, siano più le Cadenze irregolari, che le regolari: bisogna credere che si come le Cadenze regolari dimostrano di qual forma sia formata la Cantilena; cosi le irregolari, danno altra forma diuersa, da quella che il Compositore si presume, alla Cantilena; et forma fuori della intentione dello intelligente imperfettione di grandissima importanza; nè occorre incominciare la Cantilena del settimo Modo, et dipoi far che nel mezo pigli forma del duodecimo, ò dell' ottauo; dandole il fine del settimo, essendo questo modo di comporre vna impertinentia.
Luca. [Impertinentia d' un principio del Madrigale ò Mirtillo. in marg.] Ascoltai un Madrigale non molti giorni sono, che incominciaua in una Corda del Modo duodecimo per b, molle; dipoi se bene mi raccordo, si ridusse per b quadro, et fornì del primo; e parmi che le parole del Madrigale dicessero, ò Mirtillo, dal Guerino tolte nel Pastor Fido; il che molto mi dette che pensare, nè sò come vno che facci professione di valent' huomo, si lasci scorrere in simili imperfettioni, note sino a' putti che all' hora incominciano, à mettere il labro sul fonte d' Helicona.
Vario. Io credo che se la giornata, fosse longa, dieci anni, dieci anni ci sarebbe che dire intorno à queste Moderne compositioni; ma voglio che le lasciamo, [-f.55r-] et perche siamo entrati in questo ragionamento de' Modi, di cui heri, mi proposi di fauelare, à questo voglio che attendiamo.
Luca. Sarà bene, et ve ne ascolterò volentieri; lasciamo adunque queste imperfettioni da parte.
Vario. [Tuono ha quattro significati. in marg.] Dicoui che questo nome di Tuono, secondo che lo dichiara Euclide, et Briennio, nelle loro breui Institutioni Harmoniche; ha quattro significati, de' quali è dibisogno conoscere, di ciascuno la natura sua, acciò non caminiamo per termini ignoti; et che sappiate, di quale breuemente siamo per ragione. [Quello, che sia Tuono, Primo significato. in marg.] Per Tuono, secondo la sua Etimologia, intendono quella tensione della voce Harmonica, secondo la quale, viene detta esser tesa; et si piglia per quella voce, ò suono, atto alle buone Harmonie; et in questo significato diciamo, il Tuono della voce è aspro, molle, grande, picciolo, buono, cattiuo, et simili accidenti che nelle voci, si ritrouano; dico accidenti, perche talhora il Cantore si ritroua più disposto vna volta, che l' altra; effetti che accidentalmente nascono, à gli instromenti naturali, et artificiali. In questo significato pigliano questo nome di Tuono, quelli che chiamano la lira Heptatonon, quasi di sette Tuoni, cioè di sette intonationi di voce; però disse Terpandro,
At mox quadricordis instantes saepe Camenis Inde nouos, cithara, Heptatono celebrabimus.
[Secondo significato. in marg.] Secondariamente per Tuono intendono quella voce, ò suono che rispetto ad vn' altra posta nel graue, è collocata nello acuto, secondo il qual significato, dicono che altri Cantano nel graue, altri nello acuto; non hauendo però risguardo, à ragione alcuna de terminata quantità, di grauezza, ò acutezza. [Terzo significato. in marg.] Nel terzo luoco, per Tuono intendono quello interuallo, per cui sono differenti, la Diapente, et la Diatessaron, ouero lo Essacordo maggiore, dalla Diapente; ouero per quello interuallo, che nasce fra la Mese, et la Paramese, detto e nominato Tuono della disgiuntione, ò diuisione, che è lo istesso. [Quarto significato. in marg.] Nel quarto luoco, et è secondo il proposito nostro, s' intende per la integra Compositione dell' Harmonia instromentale; nel qual significato, Euclide che è vn luoco capace della voce in vn Sistema, che manca della larghezza, ma solamente si estende dal graue all' acuto in lunghezza, ò dall' acuto al graue.
Luca. Intendono adunque per Tuono, quella distantia di Suoni, laquale è lunga, ma non larga, come per essempio quella di una ottaua, ouero quintadecima.
Vario. Cosi stà.
Luca. Di doue nasce, che alcuni, di questo nome Tuono se ne seruono, per dominare quella forma, che si dà alle Cantilene? se bene altri [-f.55v-] la chiamano Modo, altri Tropo, sono forsi intesi, per vna medesima cosa, ò pur sono diuerse?
Vario. Boetio nel Libro quarto Capitolo. 14. tiene che sia il medesimo, et habbino il medesimo significato, Tuono, Mono et Tropo; ma veramente sono diuersi, dice però Boetio. [Opinione di Boetio. in marg.] Ex Diapason igitur Consonantiae speciebus existunt, qui appellantur Modi, quos eosdem Tropos, vel Tonos nominant. Quello che sia Tuono l' hauete inteso, secondo la mente di Euclide, et di Briennio: [Modo ciò che sia. in marg.] Ma Modo, è vna forma, ò qualità d' Harmonia, che si ritroua, in vna delle sette specie della Diapason, modulata per quelle spetie di Diapente, et di Diatessaron, che alla sua forma sono conueneuoli. [Tropos ciò che sia. in marg.] Et Tropos viene dal Greco Tropos, che vuol dire, Modo ò ragione; ò vogliamo dire da Tropi conuersione, essendo vero, che si conuerte, vn modo nell' altro ogni volta che l' ottaua sarà diuisa Harmonicamente, et quando Arithmeticamente; et questa diuisione lo fa differente dal Tuono; perche il Tuono, non considera l' ottaua, ò altro interuallo diuiso, per Tuoni, ò Semituoni se non per il longo; et il Modo la considera nella maniera che vi ho detto, talche restando lo istesso Tuono, si varia il Modo; et eccouene lo essempio, per la Diapason seguente.
[Artusi, L' Artusi, f.55v; text: Tuono, Harmonica diuisione et Modo. Arithmetica diuisione, et Modo mutato.] [ARTIMP 09GF]
Che nella estremità sua, è detto Tuono; ma considerata la istessa, nella diuisione, detta Harmonica, sarà vn modo; et nella Arithmetica vn' altro; et questa è la differenza, che si ritroua del Tuono al Modo; nominaremo adunque le forme delle Cantilene Modo, restando la istessa estremità, acuta et graue; et la istessa Diapason, e lo istesso Tuono; ma per la diuisione, come hò detto si chiama Modo, et si varia il Modo.
Luca. Di doue nasce, che tanti e tanti pratici; et quasi tutti, chiamano Tuono, quella forma data alle Cantilene, et non Modo? se la differenza loro è di tanta importanza quanto m' hauete dimostrato, perche non li chiamano Modi?
Vario. Credo che sia stato, perche quella constitutione, ò Sistema, che daua il nome, à quella forma, era da gli Antichi detta Tuono; ouero come dice Tholomeo nel Capitolo decimo del secondo Libro, perche li Modi [-f.50r-] de gli Antichi, erano per vn Tuono lontani l' vno dall' altro; la onde Tholomeo nello istesso Capitolo li chiama Equitoni.
Luca. Mi piace l' auttorità di Tholomeo, perche sò che egli è stato huomo di gran iudicio; ma ditemi di questi Modi, ò Tuoni, gli Antichi quanti ne osseruauano?
Vario. [Tuoni degli Antichi quanti et quali. in marg.] Testifica Tholomeo nello istesso luoco; che tre erano li Modi ò Tuoni, il primo chiamauano Dorio, il secondo Frigio, il terzo Lidio.
Luca. Come, non haueano adunque gli Antichi più di tre Modi?
Vario. Signor nò.
Luca. Erano molto poueri; ma quelle voci, Dorio, Frigio, et Lidio, che significano?
Vario. Non si ritroua che gli più Antichi, hauessero maggior numero de Modi, di tre: et come dice Tholomeo nel Citato luoco; venne quel modo di Cantare da certi Popoli, ò da qualche altra occasione; basta che ritenero, il nome di Dorio dalli Doriensi; Frigio dalli Frigij; Lidio dalli Lidij; in quella maniera, che noi diciamo, Canzoni Venetiane, Napolitane, Francese, Padoane, Spagnuole, Moresche et altre che sono infinite, vedendosi manifestamente, gli loro mouimenti essere diuersi l' vno dall' altro, e le maniere diuerse, e l' Arie diuerse.
Luca. Et quanto al numero, è possibile che non vi fussero altri popoli, che inuentassero, altre maniere, di modo che si potesse accrescere il numero di questi Modi?
Vario. [Quattro modo aggiunto et perche. in marg.] Già vi ho detto che Tholomeo, ne comemora solamente tre, e l' vno dall' altro di questi era lontano, per vn Tuono; se bene di poi ve ne aggiunsero vno per il quarto nominandolo Mistolidio, dalla vicinità, che hauea col Lidio; et perche riteneua della natura del Lidio: era questo lontano per vna limma dal Lidio, et facilmente ciò ordinarono, per empire tutto lo interuallo della Diatessaron, che ha quattro Suoni.
Luca. Et questi sono pochi, rispetto all' età nostra, che sono accresciuti sino al numero de Dodeci.
Vario. È il vero, ma sono caminati cosi molti, e molti anni, con questi quattro solamente; se bene di poi crescendo in cognitione, gli huomini, questa scienza, accrebbero ancora il numero de' Modi, secondo la volontà, e li disegni loro; sino a' nostri tempi, che Henrico Glareano, e di poi il Zarlino, gli hanno aumentati sino al duodenario numero; e fattone ragioneuole dimostratione. Et prima de gli altri, vogliono che Filosseno vedendo, [-f.50v-] che il Mistolidico era verso l' acuto, lontano dal Dorio, per vna Diatessaron; [Modo Hipodorio da chi ritrouato. in marg.] ordinasse ancora che nel graue, il Dorio hauesse similmente corrispondentia ad vn' altro, e lo chiamò Hipodorio, constituendo esso Dorio nel mezo; altri poi il nome di cui per anco si desidera, vi aggiunsero lo Hipofrigio, altretanto lontano dal Frigio; [Inuentione del Modo Hipodorio, Hipo ciò che voglia dire. in marg.] et Polimnastro come vogliono alcuni, u' aggiunse l' Hipolidio, acciò egli ancora non rimanesse di corrispondente priuo; à ciascuno de' quali vi aggiunsero la propositione Hipo, che vuol dire, sotto; et con quest' ordine gli accrebbero sino al numero settenario; secondo che Tholomeo ne fa la demostratione, chiamandoli Hipodorio, Hipofrigio, Hipolidio; che vogliono dire, sotto Dorio, sotto 'l Frigio, sotto 'l Lidio, et si come sette sono le spetie della Diapason, à ciascuna delle quali applicorno vn Modo; [Opinione di Tolomeo. in marg.] cosi volsero che fossero sette li Modi, che tanto ne riferisce Tholomeo nel Capitolo nono del secondo Libro de gl' Harmonici; tal che tanti apunto vengono ad essere, quante sono le spetie delle prime et maggiori consonanze; che la Diapente ha quattro spetie, la Diatessaron tre, le quali poste insieme fanno il numero settenario; delle quali spetie nel terzo Capitolo del secondo Libro ne fa la demostratione per le corde stabili, et communi alli principij, et fini di tutti li Tetracordi, in tutti li generi.
Luca. Poi che vedo, che mi andate dimostrando li Modi, secondo la mente di Tholomeo; credo ancora, che mi dimostrarete li Modi di Euclide, Boetio, Aristosseno, il Stapulense et altri, accompagnate con la opinione de' Moderni.
Vario. Hauete benissimo penetrato il mio pensiero.
Luca. Poiche volete tenere quest' ordine, fatemi gratia di dimostrarmi queste cose, con li nostri caratteri, di modo che io ui intendi bene, acciò possi esplicarli ad altri; perche non vorrei da quelle parole Greche esser confuso, in uece di ordinato, e chiaro, rapportandone poco vtile; et cosi facendo mi facilitarete la cognitione de' Modi, la quale appresso di me, parmi che sia molto oscura.
Vario. Sarete seruito, se bene dificilmente, vi potrà apportare la intiera cognitione de' Modi; perche quando non sono dette le cose, con quelle voci, che le sono proprie, si rendono più tosto oscure, che facili; pure, per la prima, vi dirò, che le voci del Sistema massimo, sono le seguenti, nella nostra fauella. [Prima consideratione intorno a' Modi. in marg.]
[Gamma]. Sotto l' acquistata A. Acquistata, ouero aggiunta. [sqb]. Principale delle principali. C. Appresso la principale delle principali. D. Indice delle principali. [-f.51r-] E. Principale delle mezane. F. Appresso la principale delle mezane. G. Indice delle mezane. a. Mezana. b. Terza delle Congiunte. C. Penultima delle Congiunte. D. Vltima delle Congiunte. [sqb] Appresso la mezana. C. Terza delle separate. D. Penultima delle separate. E. Vltima delle separate. F. Terza delle acutissime. G. Penultima delle acutissime. aa. Vltima delle acutissime.
[Corde del Sistema Massimo. in marg.] La seconda consideratione, che io voglio dirui, è quella che gl' Antichi hanno fatto intorno alli Modi; [Seconda consideratione. in marg.] et è la variata diuisione della Diatessaron, della Diapente, et delle spetie della Diapason: le quali secondo, che diuersamente da loro sono state considerate, hora in vn luoco hora in vn' altro, ha fatto sì, che li Modi sono stati ancora diuersamente da loro considerati; però chi vuole osseruar l' ordine delle spetie delle Diapason; non è possibile osseruare l' ordine de' Modi; et chi osseruar vuole l' ordine de' Modi, non può osseruare, l' ordine delle spetie delle Diapason.
Luca. [Prima spetie della Diapason secondo Tholomeo doue habbi principio. in marg.] Come può essere, che se gl' Antichi hanno applicato à ciascun Modo, una delle sette spetie della Diapason, non habbino potuto osseruare l' ordine delli Modi, et quelle delle Diapason insieme? et far sì che la prima spetie della Diapason conuenga al primo Modo; la seconda al secondo, et cosi per ordine sino al fine? è pur facile, et di molta comodità questo cosi ordinato ordine.
Vario. Le spetie delle Diapason da Tholomeo, nel Capitolo 3. del 2. Libro descritte, hanno il suo principio dal Semituono; dal Semituono dico, nel primo luoco posto, se bene egli alla scoperta, non lo dice; ma và insinuando, questa sua opinione, con lo attacamento di quattro Diatessaron; nel mezo delle quali ui pone il Tuono della disgiuntione; di modo che non si può pensar altro, se non che dicendo, che la prima spetie della Diapason habbi l' ordine, ouero sia ordinata, secondo quei suoni più graui, ella sia contenuta dalla corda [sqb] mi, et b fa [sqb] mi ne' suoi estremi, et cosi la seconda in C. la terza D. et seguendo di mano in mano, tutte sino al compimento delle sette spetie. Nello istesso luoco, [-f.51v-] dà principio alla prima spetie delle Diatessaron; [Spetie della Diapente, doue habbi principio secondo Tholomeo. in marg.] Ma alle spetie delle Diapente incomincia vna Diatessaron più verso l' acuto; et sarà come a dire in E. di modo che se al Modo Dorio, che per vn Tuono è distante dal Frigio hauesse voluto Tolomeo applicarui la prima spetie della Diapason, et al Frigio la seconda, non sarebbono stati l' uno dall' altro lontani per vn Tuono, come era la sua intentione: ma per vn Semituono: il che mi da à credere che secondo l' ordine di Tholomeo, la seconda spetie della Diapason si conuenga al Modo Dorio; la terza al Frigio; la quarta al Lidio; la quinta al Mistolidio; et per retrogrado la sesta all' Hipodorio, la settima allo Hipofrigio, et la prima all' Hipolidio.
Luca. Fatemi gratia di dimostrarmi, queste spetie delle Diapason applicate alli Modi, con li nostri Caratteri, secondo quest' ordine, acciò meglio possi sapere l' opinione di questo valent' huomo, con quella maggior facilità che potete, et che comporta la natura della cosa in se stessa.
Vario. Son contento, eccouene la Demostratione, e l' ordine di tutte sette le spetie delle Diapason applicate alli Modi, secondo la mente di Tholomeo, et come voi desiderate. [Demostratione delle spetie delle Diapason secondo Tholomeo. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.51v; text: Prima spetie della Diapason. Seconda spetie di Diapason. Terza spetie di Diapason. Quarta spetie di Diapason. Modo Hipolidio. Modo Dorio. Modo Frigio. Modo Lidio.] [ARTIMP 10GF]
[-f.52r-] [Artusi, L' Artusi; f.52r,1; text: Quinta spetie di Diapason. Sesta spetie di Diapason. Settima spetie di Diapason. Modo Mistolidio. Modo Hipodorio. Modo Hipofrigio.] [ARTIMP 11GF]
In questa demostratione, voi chiaramente vedete, che il Modo Dorio, è lontano dal Frigio per vn Tuono, et questo dal Lidio per vn' altro Tuono; e 'l Lidio dal Mistolidio per vn Semituono, il quale è posto frà le corde E. et F. similmente l' Hipodorio lontano per vn Tuono dall' Hipofrigio; [Lontananza de Modi l' uno dall' altro secondo Tholomeo. in marg.] et questo dall' Hipolidio per vn' altro Tuono; et da questo al Dorio, vi si interpone, vn Semituono; di modo che, non solo li Modi principali, sono l' uno dall' altro lontani, per vn Tuono, Tuono e Semituono; ma quelli che diciamo Collaterali, loro ancora participano della natura, et dell' ordine de' principali, ouero authentici, per darle questo nome. Potete ancora auertire, oltra le spetie delle Diapason; quelle della Diapente, et della Diatessaron che per entro vi sono; et per facilitarui questa speculatione, ve la rappresento in queste righe, secondo la mente di Tholomeo. [Spetie delle Diatessaron secondo Tolomeo. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.52r,2; text: Spetie delle Diatessaron. Prima Spetie. Seconda Spetie. Terza Spetie.] [ARTIMP 11GF]
[-f.52v-] [Spetie delle Diapente di Tolomeo. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.52v; text: Spetie delle Diapente. Prima Spetie. Seconda Spetie. Terza Spetie. Quarta Spetie.] [ARTIMP 11GF]
Ancora potete andar considerando, come l' acquistata del Dorio, corrisponde alla Indice dell' Hipodorio, et per vna Diatessaron, uiene ad hauere nel graue l' acquistata dell' Hipodorio; [Consideratione intorno alli Modi di Tolomeo. in marg.] il Frigio similmente la cui acquistata corrisponde alla Indice, dello Hipofrigio, viene ad essere nello acuto, per una Diatessaron più dell' Hipofrigio; altretanto ritrouaremo corrispondere il Lidio all' Hipolidio, et sarà lontana l' acquistata dell' vno, all' acquistata dell' altro per vna Diatessaron, e la Indice dell' una corrisponde all' acquistata dell' altro.
Luca. Adunque la più graue corda d' ogni Modo si chiamerà sempre acquistata; et se bene vna è più acuta dell' altra, non muterà mai il nome d' acquistata.
Vario. Sempre intenderete essere cosi; seguendo poi secondo l' ordine, che vi ho detto, et li nomi loro, per non inuiluparui in quei nomi Greci, haurete l' intento vostro.
Luca. Questo è stato vn bello auertimento, mi è sopramodo grato; perche m' accorgo ch' egli era necessario.
Vario. [Consideratione intorno a' Modi di Tolomeo. in marg.] Anzi era più che necessario, per la cognitione de Modi; intorno a' quali douete ancora considerare la conformità, che fra di loro hanno, nelle Diatessaron, che è vna parte della Diapason, delle quali sono composti; ma non sono però conformi, inquanto à tutta la constitutione, la causa è, che li Semituoni sono collocati diuersamente, e sono in luochi, e siti diuersi l' uno dall' altro; che perciò nel Modo Dorio vedete il Semituono nella terza, et quarta corda; e fra la settima et ottaua; e l' Hipodorio se bene l' ha fra la terza e quarta corda nella parte graue della sua constitutione, hà però il secondo fra la sesta et la settima corda, che lo fa differente dal Dorio. E il Frigio ha il Semituono fra la seconda e la terza; e fra la sesta et la settima: E l' Hipofrigio fra la seconda et la terza sì; ma il secondo fra la quinta et la sesta corda: e il Lidio fra la prima e la seconda, et fra la quinta e la sesta: et l' Hipolidio fra la prima e la seconda; ma il secondo fra la quarta et la quinta: di modo che, come vi ho detto, quanto à vna parte della Constitutione che li constituisse, che è la Diatessaron sono dell' istessa natura; ma quanto à tutto il corpo, essendo nel restante differenti, sono diuersi. Vn' altra consideratione [-f.53r-] douete auertire, che non è di poca importanza; et è che il Modo Dorio è posto nel mezo di tutti; (se bene nell' ordine che di sopra vi ho dimostrato, tiene il secondo luoco; ciò è stato per dimostrarui le spetie delle Diapason ordinatamente secondo la mente di Tholomeo) et ha nello acuto il Mistolidio lontano per vna Diatessaron, et nel graue l' Hipodorio che similmente, come vi ho detto poco fa, le corrisponde per vna Diatessaron; [Opinione degli Antichi del Modo Dorio. in marg.] et perciò hebbero anco gli Antichi opinione, che tutti gli altri si hauessero da regolare da questo; di quì è, che sono ciascuno di loro compresi dal Sistema continente quindeci corde, et nel mezo ve n' è vna che corrisponde per vna Diapason alla più graue, et altretanto verso l' acuto, la quale è chiamata mezana, che perciò vedete nella demostratione di ciascuno Modo; la più graue, la mezana, et la più acuta è signata col segno negro; lasciando però fuori del Sistema il Tetracordo congiunto; il quale hauete nella Tauola del nome delle corde, veduto, et è accidentale nel Sistema, ma vi ho posto solamente in questi il naturale. Al proposito nostro, la corda mezana di qual si voglia Modo corrisponde in vnisono con vna di quelle del Modo Dorio, si come vi dimostra Tholomeo nel Libro 2. Capitolo 11. però vi dico che la mezana dell' Hipodorio risponde in vnisonanza alla principale delle mezane del Dorio: la mezana dell' Hipofrigio corrisponde alla appresso la principale delle mezane del Dorio: la mezana dell' Hipolidio, alla Indice delle mezane del Dorio: la mezana del Frigio, alla appresso la mezana del Dorio: la mezana del Lidio, alla terza delle separate del Dorio: vltimamente, la mezana del Mistolidio, alla penultima delle separate del Dorio; come à corda per corda, e luoco per luoco voi potete fare il confronto.
Luca. M' hauete dimostrato quindeci corde, per ogni Modo nella maniera che vsano li Moderni pratici: Gli Antichi haueuano forsi loro ancora, questo istesso ordine, ò pure altro da questo diuerso?
Vario. [Opinione de gli Antichi. in marg.] Appresso li più Antichi, come racconta Aristotele ne' Problemi, era compreso, ciascun Modo da sette corde, cioè da dui Tetracordi congiunti; alle quali doppo, li più Antichi le fu aggiunto vna corda, e la chiamorono Proslambanomenos; che altro non vuol dire, se non acquistata, come nel sottoposto ordine, con il nome loro, con la demostratione de' nostri caratteri, voi potete chiaramente vedere.
[-f.53v-] [Artusi, L' Artusi, f.53v; text: Forma del Modo de' più Antichi. Forma del Modo dopò li più Antichi. Tetracordo Acuto. Nete. Paramese. Trite. Mese. Congiuntione. Lycanos. Tetracordo Graue. Parhipate. Hipate. Proslambanomenos.] [ARTIMP 12GF]
Per laqual cosa, s' accorsero benissimo, che per tale aggiuntione di corda, ne nasceuano più spetie di Diapason, et tanti Modi, che arriuauano al numero di otto; se bene Tholomeo, non ha mai acconsentito, che passino il numero settenario; et questi incluse nel numero delle quindeci corde già dimostrateui; come nel Capitolo 11. del Secondo, egli ne fa la demostratione, per le corde naturali, di ciascun Modo; [Perche non volse Tholomeo che il numero delli Modi passasse il settenario. Natura del Modo Dorio. in marg.] non uolse dico, che passassero, il numero settenario; forsi perche essendo lui grando Astrologo, andaua diuisando queste cose che corrispondessero alle Sphere Celesti, et a' pianeti, si come ei fece, et si vede nel Capitolo 11. del terzo de gli Harmonici; la doue ad ogni Sphera, nella quale si moue un pianeta, attribuisce, uno de' sette Modi, non essendo più di sette le Sphere de' pianeti. [Natura del Modo Dorio. in marg.] Et nel mezo di loro vi pose il Dorio, come piu prestante, et eccellente, come quello che conosceua molto bene, che haueua dello Austero, e perciò del virile, del grande, del Magnifico, del Graue, del Maestreuole, et del Diuino; et appresso del temperato, del Modesto, et dell' honorato; il quale dalli sapientissimi Filosofi Platone, et Aristotele fu tenuto in tanta veneratione col Frigio; che istimauano col mezo loro, acquistare grande vtile à vna bene instituita [-f.54r-] Republica; et però diceuano, che l' Hipodorio per la grauitade de' suoi mouimenti; induceua in una certa pigritia, et quiete: Racconta però Quintiliano, che i Pitagorici haueano tal vsanza, che col mezo del Modo Hipodorio, tra 'l giorno, et quando andauano à dormire, mitigauano le fatiche, e cure dell' animo del giorno già passato: et la notte suegliati dal sono, col Dorio, si riduceuano a' tralasciati studij.
Luca. In effetto è vero, che gli Antichi hanno posseduto la natura, e proprietà delle cose, e in tutte le cose sono stati prostanti; e in particolare, nel dimostrare la natura di questi Modi; però si vede che a' giorni nostri ancora le loro speculationi seruono alla cognitione della buona Musica: la onde vediamo, che il Modo Dorio ha del viuo, et eccellente molto; e l' Hipodorio tiene del languido et del rimesso, et è priuo d' vna certa viuacità, della quale il Dorio n' è ornato. Ma ditemi, haueano gli Antichi, in numero altri Modo, più di questi sette, di cui ne fa mentione Tholomeo?
Vario. Alli sette fu aggiunto lo Hipermistolidio, lontano dal Mistolidio per vn Tuono nello acuto; et è quello che appresso gli Ecclesiastici, de' nostri tempi, si ritroua sotto il nome di ottauo: [Hipermistolidio attribuito à Tholomeo falsamente. in marg.] Altri hanno hauuto altre opinioni, le quali intenderete più auanti; bastaui per hora, che recitandoui la opinione di Tholomeo, sappiate che lui non vuole che siano più di sette; se bene Boetio contra ogni ragione, attribuisce à Tholomeo la inuentione di questo Hipermistolidio, e si confronta con lui nel Libro 4. Capitolo 9. dell' Harmonia de gl' Instromenti Franchino Gaforo. Ma quanto al numero si confronta Tholomeo con Euclide, che nella sua Breue introduttione vuole che siano sette et non più. [Tholomeo, et Euclide sono di vno istesso volere. in marg.]
Luca. Si confrontano adunque Tholomeo, et Euclide insieme?
Vario. Si confrontano nel numero, ma sono differenti nello applicare le spetie delle Diapason, alli Modi; et non è gran merauiglia, per la lontananza de' tempi, et dell' età, cose le quali apportano mutatione di stato, non che nouità nel modo di filosofare.
Luca. È possibile che dall' vno all' altro, ci fosse tanta lontananza di tempo, che s' hauessero da mutare di pensiero; ò che quelle ragioni, che haueuano all' hora non le hauessero gli altri doppo di loro?
Vario. [Di qual tempo fosse Euclide et Tolomeo. in marg.] Euclide fu de gli anni 420. auanti lo Auuenimento di Christo nostro Redentore; et Tholomeo, fu doppo lo Auuenimento de gli anni ben 140. di maniera che poterono essere lontani, l' uno dall' altro, intorno à 560. anni.
[-f.54v-] Luca. Non è adunque merauiglia, se sono di opinione differenti; poiche nello istesso tempo si ritrouano delle contrarietà nelle Scienze tante e tante; et a' giorni nostri voi mi scoprite ne' pratici, et Theorici tanti variati pensieri che io stupisco. Ma questi valent' huomini come vanno ordinando gli Modi, che l' vno dall' altro siano cosi diffierenti?
Vario. [Ordinatione delle sette spetie della Diapason secondo Euclide. in marg.] Euclide nella sua Isagoge, non solo dice che sono sette, il che da Tholomeo uiene confirmato; ma gli ordina così, La prima spetie della Diapason hà vn Semituono, nel luoco grauissimo, e l' altro nel quarto luoco verso l' acuto posto; et di questa spetie volse, che il Modo detto Mistolidio fosse composto. La seconda spetie è quella, che ha il Semituono nel terzo luoco, et nel settimo, et di questa ordinaua il Modo detto Lidio. La terza è quella che tiene il Semituono nel secondo luoco, et nel sesto, et di questa volse, che il Modo detto Frigio fosse composto. La quarta tiene il Semituono nelle cordi più graui, et nel quinto luoco, et questa ordinò che seruisse al Modo Dorio. La quinta tiene vno de' Semituoni, nel quarto luoco, e l' altro nel settimo; à questa accomodò il Modo Hipolidio. La sesta è quella che ha vno de' Semituoni, nel terzo luoco, delle più graui corde, e l' altro nel settimo luoco, andando dal graue verso l' acuto, e lo chiamò Hipofrigio. La settima, et ultima è quella che ha il Semituono, nel secondo luoco nel graue, et nel quinto verso l' acuto, et le dette il nome di Hipodorio.
Luca. Et perche queste opinioni sono differenti; ma volete voi, con li nostri caratteri farmene vna demostratione, nel modo che fatto hauete quella di Tholomeo?
Vario. Anzi sì, eccoui la Demostratione che desiderate. [Spetie delle Diapason secondo Euclide. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.54v; text: I. Spetie di Diapason. II. Spetie di Diapason. III. Spetie di Diapason. IIII. Spetie di Diapason. V. Spetie di Diapason. VI. Spetie di Diapason. Modo Mistolidio. Lidio. Frigio. Dorio. Hipolidio. Hipofrigio.] [ARTIMP 12GF]
[-f.55r-] [Artusi, L' Artusi, f.55r; text: Hipodorio. Settima Spetie di Diapason.] [ARTIMP 13GF]
Luca. Questo Frigio d' Euclide, mi pare che sia conforme, et che camini per le istesse corde, che fa quello di Tholomeo: gli altri poi, mi paiono differenti nella lontananza dell' vno all' altro.
Vario. Voi la intendete, tutto questo è il vero; si confronta questo Frigio con quello di Tholomeo, nel principio, nel mezo; et nel fine: ma per Moti contrarij questo Dorio, è simile et conforme à quello di Tholomeo: quello nello ascendere, dal graue allo acuto camina per Tuono, Tuono e Semituono, questo dallo acuto al graue, modula per gl' istessi interualli: [Confronto delli Modi di Euclide con quelli di Tholomeo. in marg.] Il Mistolidio di Euclide dal graue allo acuto camina, per Semituono, Tuono et Tuono; e quello di Tholomeo, dallo acuto al graue discende per gl' istessi interualli. Il Lidio di Euclide si moue dal graue, verso l' acuto per Tuono, Tuono e Semituono; et quello di Tholomeo, dallo acuto descendendo verso il graue, se ne va per Tuono, Tuono e Semituono: Cosi andando considerando gli altri tutti, ritrouarete la differenza di questi, alla differenza di quelli, quale ella si sia: et da queste considerationi potiamo cauare, che legitimamente, se le conuenga il nome de Tropi; che è come vi ho detto vna Conuersione.
Luca. Questa espositione à me è noua, e m' apre la mente tanto alla cognitione de' Modi; che à mia maggior comodità, vedrò le differenze loro, e forsi che ne cauerò qualche bel pensiero, et nouo.
Vario. Voglio aggiungerui quest' altro auiso; et è, che se bene Euclide ha fatto distintione, dell' vna all' altra di queste Spetie della Diapason, per mezo de' Semituoni, si può fare la istessa consideratione, e riconoscimento di ciascuna di queste Spetie della Diapason, per vn' altra maniera.
Luca. Et come si può dimostrare questo, se la variata sede, che in loro tiene il Semituono, distingue tanto bene queste spetie l' vna dall' altra, che non ui si può cosa alcuna di più desiderare?
Vario. Se per mezo del Semituono le hauete conosciute l' vna dall' altra differenti; hora col mezo della variata sede che in loro tiene il Tuono, le potrete conoscere. [Da che si possono conoscere le spetie delle Diapason. in marg.]
Luca. Il Semituono, da ogn' vno è conosciuto; ma il Tuono che diuersamente è sparso per tutta la Constitutione, come potrà egli dimostrare cotale differenza, [-f.55v-] dell' vna all' altra; et come potrà fare, che più tosto non generi confusione che bell' ordine?
Vario. Quando io vi ho detto, che ciò si fa per il diuerso luoco che tiene il Tuono; intendo del Tuono della diuisione posto fra la corda mezana, et la appresso la mezana: là onde nell' ordine passato, bisogna per ciascuna spetie tenere bene à memoria il luoco di dui Semituoni; et in quest' ordine vn solo luoco ui basta, onde ne renderà la cosa assai più ageuole, et facile.
Luca. Questa consideratione mi piace, resta che veniate alla pratica, et dichiaratione, come si deue intendere, acciò me ne resulti questa facilità, che voi mi dite.
Vario. [Consideratione intorno alle spetie dele ottaue secondo Euclide. Suoni Graui spessi quali siano. in marg.] Dicono, che la prima spetie tiene il Tuono nell' ultimo luoco della Diapason, partendosi dal graue verso lo acuto; et dà principio in quei Suoni, che da Euclide sono detti Baripicni; cioè Graui spessi, et sono le prime corde d' ogni Tetracordo, che con questo nome sono nominate, se bene Bachio le chiama Hipatoide, e sono corde Communi, et stabili in ogni genere d' Harmonia: et per descriuerui questa prima spetie con li nostri caratteri, la considerarete contenuta fra gli estremi di queste due corde [sqb] et [sqb] detta la prima, principale delle principali; et la seconda appresso la mezana, et è applicata al Modo Mistolidio.
Luca. Fin' hora quest' ordine mi sodisfa; ma auanti che procediate più auanti fatemi gratia di dimostrarmi quali sono quelle corde, che gli hauete dato nome cosi strauagante, et dipoi seguitate à vostro piacere.
Vario. Quei Suoni detti Baripicni sono cinque, et non più, e sono come vi ho detto, tutte le prime corde d' ogni Tetracordo, et eccouele descritte,
[Artusi, L' Artusi, f.55v] [ARTIMP 13GF]
Luca. Hora io vi intendo, seguitate lo incominciato ragionamento; anzi la principiata demostratione.
Vario. [La seconda spetie della Diapason. in marg.] La seconda spetie ha il Tuono nel penultimo luoco, incominciando dal graue verso l' acuto procedendo, et è compresa ne gli estremi Suoni dalle corde, l' una detta appresso la principale delle principali; e l' altra che è posta nello acuto; terza delle separate, che ne' nostri Caratteri, ò luochi del Sistema è signata con la C, et la C serue questa spetie al Modo Lidio.
Luca. Ma ditemi, se alla corda doue ha principio la prima spetie, gli hauete dato il nome di Baripicni, ouero Hipatoide, cioè graui spessi, questa doue ha [-f.56r-] principio la seconda spetie, sarà forsi lei ancora sotto questo nome? ò pur sarà altrimenti denominata?
Vario. Signor nò, sono diuerse di sito nel Tetracordo, sono anco diuerse di nome; ma non vi ho detto il nome di questa, perche quei nomi, seruono al Genere Cromatico, et allo Enarmonico; vi ho detto il nome delle prime, perche seruono ad ogni genere, vi dico però che gli Antichi, applicate à questi dui generi, l' vno spesso, e l' altro più spesso, le chiamorno Mesopicni, ò Perhipatoide; cioè mezane de' spessi; [A cui seruono le corde Perhipatoide. in marg.] et sono quelle corde, che s' includono fra le prime d' ogni Tetracordo, e l' vltime. Le vltime poi le addimandauano Oxipicmi, ò Lycanoide, cioè acute de' spessi, et sono corde mobili, et non stabili.
Luca. Aspetto la demostratione di questi suoni, con li nostri caratteri, nell' uno e l' altro genere.
Vario. Eccoui la demostratione in pronto; gli mezani sono cinque, et gli acuti spessi del genere Cromatico, et enarmonico parimente cinque loro ancora, et eccoueli.
[Artusi, L' Artusi, f.56r; text: Mesopicni. Oxopicni.] [ARTIMP 13GF]
Luca. Vedo che gli suoni mezani spessi, seruono anco al Diatonico; ma gli acuti spessi Cromatici non ci seruono, tuttauia mi contento, d' hauerui fatto ragionare; perche non è stato senza mio guadagno, et se talhora io vi interrompo, perdonatemi; che il tutto faccio per hauer occasione, di meglio intender le cose, et intese, seruirmene al bisogno.
Vario. Tutto questo reputo io a fauore; domandate pur allegramente, quando vi occorre qualche difficoltà, che io non mancharò di sodisfarui.
Luca. Cosi credo che farete, et ve ne tengo obligo.
Vario. Non voglio, che per questo, corra obligo alcuno, è debito mio seruirla, in qual modo le piace; ma lascio le cerimonie, e ritorno al fatto nostro. [Terza spetie della Diapason. in marg.] La terza spetie ha il Tuono nella antepenultima sede procedendo dal graue all' acuto, et è compresa ne gli estremi suoi, dalle corde, l' vna che è la più graue, è detta Indice, e l' altra penultima delle separate, e serue al Modo Frigio fra le corde nostre D, et d. [Quarta spetie dlla Diapason. in marg.] La quarta spetie, che secondo loro constituisce il Modo Dorio, ha il Tuono nel quarto luoco, se la considerarete dall' acuto al graue; et è contenuta ne' suoi estremi dalla principale delle mezane; e l' vltima delle separate; che ne' nostri caratteri viene signata con la E,[-f.56v-] et e. [Quinta spetie della Diapason. in marg.] La quinta ha il Tuono, nel quinto luoco, partendosi dallo acuto venendo verso il graue, et è contenuta ne' suoi estremi dalla corda appresso la principale delle mezane, et la terza delle acutissime; et serueua anticamente al Modo Hipolidio; et appresso di noi è contenuta dalle corde F. et f. [Sesta spetie della Diapason. in marg.] La sesta ha il Tuono, partendosi dallo acuto venendo verso il graue, nel sesto luoco, et è contenuta ne' suoi estremi dalle corde; Indice delle mezane; et dalla più acuta, penultima delle acutissime, et serue al Modo Hipofrigio; fra le corde G, et g. secondo l' ordine nostro. [Settima spetie della Diapason. in marg.] La settima et vltima ha il Tuono nel Grauissimo luoco, et è contenuta ne gli estremi suoni, dalla corda mezana, et dall' vltima delle acutissime, serue al Modo Hipodorio; et ne' nostri caratteri è signata. A, a. et a, a.
Luca. Non è dubio che l' osseruanza di quest' ordine, mi pare che sia più breue, et più facile; tuttauia è tanto in pratica, l' osseruanza de' Semituoni, in queste Spetie, che difficilmente si potrebbe, introdurre simil osseruatione. Ma ritorniamo a' Modi di Tholomeo.
Vario. Se vorrete fare il confronto della opinione di Tholomeo, con quella di Euclide, et sapere essattamente le differentie che fra di loro sono, potrete come ancora vi ho detto, essaminare l' ordine dell' vno et dell' altro, e restarete con l' animo quieto.
Luca. Mi pare, à quello che detto m' hauete, che questi valent' huomini, siano di contrario parere, l' uno all' altro: perche quello che Euclide constituisce nello ascendere dal graue allo acuto; Tholomeo lo conferma, partendosi dallo acuto, andando verso il graue.
Vario. Vedo che la intendete, il che mi piace molto.
Luca. È vero che io vi intendo; ma parmi di strano, che cosi di legiero questi valent' huomini, siano di contrario parere; se bene io sò che le cose del mondo non stano sempre nello istesso essere, e che il tempo consumatore de gli Imperij, et de' Stati, fa partorire di queste nouità, contradittioni, e ordine delle cose. [Il tempo consuma ogni cosa. in marg.]
Vario. Questo importa poco, pur che quello che l' vno intende nello ascendere, l' altro lo dimostra nel descendere; et se bene pare che siano contrarij, nondimeno sono conformi: perche intendono lo istesso ambidui. Ma sentirete delle cose assai più lontane dal verisimile; che queste pur dano vn non sò che di vero e di ragioneuole.
Luca. Et come dano vn non sò che di vero, et di ragioneuole? che volete dire?
Vario. Hanno del ragioneuole, perche se sette sono le Spetie delle Diapason, [-f.57r-] nè possono essere più, nè meno; et se fossero più, replicarebbono lo istesso: meno, mancarebbono dello intiero. Ha del vero, che sette siano ancora li Modi, et non più, secondo questi loro principij, applicando ciascuna di quelle spetie della Diapason à vn Modo: ma quando non arriuano à questo segno, ò lo trapassano?
Luca. L' essere di manco del numero settenario, già m' hauete detto, che gli Antichi non haueano altri, che tre Modi, nè è merauiglia; perche nel nascere delle scienze tutte hanno apportato seco delle imperfettioni assai, le quali col tempo sono dipoi state purgate, e ridotte à miglior forma: ma il trapassare li termini, e 'l numero, ò questo sì, che mi parerà di strano; nè sò come ciò si possi con ragione, che acqueti lo intelletto, essequire.
Vario. [Ordine di otto modi, da che si sono mossi gli Inuentori. in marg.] Quelli che hanno ordinato otto Modi, credo, che si siano mossi dalla consideratione, che ne' termini della Diapason, la quale contiene ne' suoi termini otto suoni, et sette interualli: et perciò aggiunsero l' ottauo Modo; si come Aristosseno, secondo che ci riferisce Euclide, che diuidendo la Diapason in dodeci Semituoni, et tredeci suoni, volse che ancora li Modi fossero tredeci; se bene dipoi da altri suoi seguaci, sono stati accresciuti, sino al numero di quindeci: che vi pare di questa opinione?
Luca. A me paiono grandi imperfettioni; ma come può stare tanta quantità di Modi: come li nominaua? forsi come noi, col numero naturale, primo, secondo, terzo, seguendo sino al quintodecimo: ò pur le daua nome alcuno particolare?
Vario. [Mente di Aristosseno detta da Aristide Quintiliano. in marg.] Aristide Quintiliano, di mente di Aristosseno, fa mentione di tredeci Modi, et poi di quindeci, se bene lo istesso Aristosseno, non ne nomina altro che sei. Euclide nella sua breue Institutione Harmonica, dice, di mente d' Aristosseno, il nome di quelli, e l' ordine loro; et nel primo luoco pone l' Hipermistolidio; che lo nomina ancora, Hiperfrigio; Missolidij dui: vno Hiperiastio; e l' altro Hiperdorio, che è il più graue: dui Lidij; il più graue di questi è detto, Eolio, e lo più acuto Lidio: [Nomi de Modi di Aristosseno. in marg.] dui Frigij; il più graue è detto Iastio, e lo acuto Frigio: Dorio questo è solo per essere il principale di tutti. Hipolidij dui, il più graue de' quali lo nomina Hipoeolio: seguono li dui Hipofrigij: et di questi il più graue viene nominato Hipoiastio, e l' vltimo Hipodorio; et questo perche corrisponde al Dorio, et è il suo Collaterale, e solo: di modo che sono al numero di tredeci, et si superano l' vno l' altro, per vn Semituono; et sono inclusi ne' termini della Diapason, dalli quali termini stà da vna parte l' Hipodorio, et dall' altra l' Hipermissolidio.
[-f.57v-] Luca. Due cose desidero da uoi, Signor Vario; l' vna è, che mi dimostrate questi nomi distesi ordinatamente, acciò possi tenerli bene alla memoria: l' altra, che con li nostri caratteri mi facciate vedere questi tredeci Modi secondo che ho veduto quelli di Euclide, et quelli di Tholomeo.
Vario. Secondo che desiderate, ambidue queste dimande vedrete; et sò che non vi dispiaceranno, essendo, che sono conformi alla diuisione dell' ottaua da lui fatta, secondo che heri, voi intendesti: et eccoui la prima, [Ordine delli tredeci Modi secondo la mente di Aristotile. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.57v; text: Hipermissolidio. 1, Hiperfrigio. Hiperiastio. 2, Missolidio. Hiperdorio. 3, Lidio. 4, Eolio. 5, Frigio. 6, Iastio. 7, Dorio, Solo. 8, Hipolidio. 9, Hipoeolio. 10, Hipofrigio. 11, Hipoiastio. 12, Hipodorio, 13] [ARTIMP 13GF]
Ma se vi raccordate, poco fà vi dissi, che Hipo, vuole dire, sotto: et perche ad alcuni di questi v' è l' aggiunta di Hiper, sappiate che vuol dire, di sopra.
Luca. [Hiper ciò che significa. in marg.] Vedo l' ordine da Euclide descritto, resta che mi facciate la demostratione per quali corde ne' termini della Diapason siano contenuti.
Vario. V' ho promesso, et hor hora ve la demostrarò; datemi tempo che io la possi distendere, e la vedrete.
Luca. È il douere, accomodateui, che l' aspetto.
Vario. Hor eccola; molte cose vi saranno da specularui intorno.
[-f.58r-] [Demostratione delli tredeci Modi. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.58r; text: Hipodorio. Hipoiastio. Hipofrigio. Hipoeolio. Hipolidio. Dorio. Iastio. Frigio. Eolio. Lidio. Hiperdorio. Hiperiastio. Hipermistolidio, ouero Hipofrigio] [ARTIMP 14GF]
Luca. Vedo in quest' ordine, si come in quello di Tholomeo, che il Dorio è lontano dall' Hipodorio, per vna Diatessaron; et similmente verso lo acuto ha l' Hiperdorio, lontano per la istessa lontananza: [Lontananza de' modi di Aristosseno l' uno dall' altro. in marg.] Et il Frigio ha nello acuto, per cosi fatta distantia l' Hiperfrigio, e nel graue lo Hipofrigio: E 'l Lidio ha l' Hipolidio, da lui altresì lontano per una Diatessaron: L' Eolio ha nel graue l' Hipoeolio, per altre tanta lontananza lontano: et tutti questi considerati nel suo ordine sono al numero di tredeci, inclusi nelli termini estremi della Diapason; et l' uno dall' altro si allontanano per vn Semituono.
Vario. Voi la intendete, ilche mi piace.
Luca. Si potrebbe, secondo l' ordine di Tholomeo nella specie della sua Diapason, ò altra, fare vna diuisione, che fosse a questa d' Aristosseno, in tredeci Modi diuisa simile?
Vario. Qualunque volta, che diuiderete, sia qual si voglia Diapason in dodeci interualli, ò semituoni nel modo, che ha fatto Aristosseno; sarà diuisa in tredeci suoni, a ciascuni de' quali, se gli applicarete secondo quest' ordine, li nomi loro, haurete lo intento, nè ci sarà altra differenza, se non che vna Diapason sarà più nell' acuto, ò nel graue dell' altra; et li Modi saranno trasportati, ò nel graue, ò nell' acuto, il che farà nascere li Modi, che saranno in diuerse corde da quelli dell' Auttore diuersi; ma quanto alla diuisione dell' ottaua, ciascuna si potrà diuidere ne' tredeci suoni, et dodeci Semituoni. Ma voglio che sappiate, che se bene Aristide Quintiliano comemora tredeci Modi; ne nomina però quindeci, secondo la mente di Aristosseno, quantunque Aristosseno istesso non facci mentione d' altro, che di sei Modi. L' Hipodorio, il Mistolidio, il Dorio, il Frigio, il Lidio, et l' Hipofrigio, chiamandolo anco, Tibia Hipofrigia. [Mente di Aristosseno detta da Martino Capella. in marg.] Martiano Capella ne pone quindeci; cinque principali, et dieci Collaterali: et perche considerano, che il stato [-f.58v-] della voce, è diuiso in tre parti. Graue, acuta, et media; et che essendo diuisa la Diapason nelle sue parti maggiori, ella hauea vn termine graue, un mezano, et vno acuto; diuideano perciò questi quindeci Modi, in tre parti; cinque posti nel graue con l' aggiunta della particella Hipo; cinque nel mezo senza particella alcuna; et cinque nell' acuto con la particella Hiper; che et li acuti con li graui sono dieci Collaterali; et li cinque nel mezo posti sono li principali; con Martiano Capella s' accorda Cassiadoro, che lui ancora ne pone cinque principali; et dieci che ciascuno di loro ha l' Alto, e 'l Basso, et li principali sono questi. [Modi principali d' Aristosseno. in marg.]
Lidio. Iastio. Eolio. Frigio. Dorio.
Di maniera, che quando si và ben pensando, à tutte le opinioni de' seguaci d' Aristosseno non si ritroua altro, che fra di loro vna confusione infinita; et con Aristosseno istesso vna discordante discordia.
Luca. Se nel graue, ò nell' acuto, questi seguaci di Aristosseno, vogliono di più alli tredeci Modi aggiungeruene dua; è forza che trapassano l' ottaua: perche non possono stare tanti Semituoni ne' confini della Diapason.
Vario. Non è dubio, che ci bisogna nello acuto accrescimento di dui Semituoni, che fanno vn Tuono, per il compimento di tante cordi, che in sestesse includano li quindeci Modi.
Luca. Stò aspettando, che mi dimostriate ad vno ad vno questi cinque Modi principali, et dipoi li suoi collaterali, sì di sopra, come di sotto, con l' ordine de' nostri caratteri; come s' accomodano tutti quindeci.
Vario. Incominciarò dal Lidio, e lo ponerò nel mezo, et sopra di lui ponerò il suo Collaterale con la particella Hiper; et sotto l' altro Collaterale con la particella Hipos; et sotto l' altro Collaterale con la particella Hipo, cosi seguendo gli altri, li vedrete tutti ordinatamente; et dietro vi dimostrerò, come con li nostri caratteri, si possino conoscere tutti quindeci.
Hiperlidio. Hipereolio. Hiperfrigio. Lidio. Eolio. Frigio. Hipolidio. Hipoeolio. Hipofrigio. Hiperiastio. Hiperdorio. Iastio. Dorio. Hipoiastio. Hipodorio.
In qual maniera si possono con li caratteri nostri accomodare, et fra quali corde, eccouene vna forma.
[-f.59r-] [Ordine delli quindeci modi di Aristosseno. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.59r; text: Hiperlidio. Hipereolio. Hiperfrigio. Hiperiastio. Hiperdorio. Lidio. Eolio. Frigio. Iastio. Dorio. Hipolidio. Hipoeolio. Hipofrigio. Hipoiastio. Hipodorio.] [ARTIMP 14GF]
Et tanto quelli, che sono nel graue; quanto quelli che nell' acuto sono collocati, corrispondono alli principali, ò sono lontani dalli principali suoi corrispondenti, per una Diatessaron; come il Dorio, che dallo Hipodorio, et Hiperdorio, vno nel graue, e l' altro nell' acuto è lontano per vna Diatessaron; il qual ordine è osseruato da tutti gli altri Modi ancora.
Luca. Il tutto torna bene, et mi piace; ma se dalle opinioni de gli Antichi, uogliamo raccore, et da meno Antichi ancora vna buona conclusione; Credo che per la dissonanza, e discrepantia, come la potriamo nominare, che fra di loro si ritroua; [Antichi sono stati diuersi fra loro. in marg.] più tosto tiraremo vna confusione che buona Conclusione; essendo che mi pare, che siano discordati, nel numero, nel sito, et nell' ordine de' Modi.
Vario. È stato veramente tanta la diuersità de' loro pareri; che non si può hauere quella certezza, che fa dibisogno: et perciò è gran difficoltà lo trattare la materia de' Modi, da gli Antichi descritta; più che di qualunque altro particolare si voglia, della Musica. Nè quiui voglio recitarui l' opinione di tutti, che troppo lungo sarebbe; bastaui che delle opinioni più famose ne siate informato.
Luca. Se conuenessero almeno tutti nel numero, crederei che facilmente si potessero accordare, nel luoco, et nella distantia dell' uno all' altro; ma troppo importa la discordanza nel numero.
Vario. Se bene Tholomeo, et Euclide sono fra di loro discordanti, si vede però, che quella discordanza stà solamente nel nome; ma nel numero, et nell' essenza non già. Et per darui vno essempio: Quel Modo, che da Euclide è nominato Dorio; da Tholomeo è detto Lidio: et quello che da Tholomeo è detto Dorio; [Discordanza tra Aristosseno, Tholomeo, et Euclide. in marg.] da Euclide è chiamato Lidio: però se bene nel nome sono differenti non sono però nell' esser suo, et nell' essenza sua ciascuno di loro differenti; et è il douere, essendo che il nome è à beneplacito dello inuentore, e poco importa per essere cosa accidentale: Ma molto più discorda Aristosseno da questi dui; sì nella lontananza, sì nel nome, come nel sito, et nel [-f.59v-] numero; et li suoi seguaci, più di lui, come essaminando l' una opinione, e l' altra: et facendo il confronto con quella di Tholomeo, et Euclide, ritrouarete, che il Dorio di Aristosseno confronta con il Dorio di Euclide, et con il Lidio di Tholomeo: Lo Iastio di Aristosseno, conuiene con il Frigio d' Euclide, et l' Hipodorio di Tholomeo. Et cosi essaminando, e confrontando tutti questi Modi ritrouarete qual conuenienza sia fra di loro, che al fine, altro non sarà la differenza, che del nome et del numero: Ma che dubitate voi? se fra gli Antichi è stata poca conuenienza; fra li Moderni, non siate per ritrouare di peggio? et pur, noi siamo in una istessa età, et in vn' istesso tempo; [Moderni sono discordanti tra di loro. in marg.] et quelli in diuersi tempi, et diuerse età sono stati di maniera, che à loro si può attribuire qualche scusa, e con qualche sorte di coprimento si possono scusare; ma noi non habbiamo scusa alcuna, che coprir possi questa nostra ignoranza.
Luca. Come v' è di peggio; quali imperfettioni scoprite voi ne' Moderni, in questa materia?
Vario. La inosseruanza de' Modi, oltra il numero, e 'l sito loro; quanto alla inosseruanza, haueuano gli Antichi questo di buono; che se al modo loro nel Piffero, ò nella Cetra, ò Lira cantauano alcuna di quelle sue materie, che fossero, ò in lode de gli loro Dei; ò fati di qualche huomo Illustre; ò qualche Canzone Nuttiale, Lamentationi, ò altre; nel Modo Dorio, si sà, che osseruauano l' ordine di quel Modo; non passauano li termini, non faceuano transito dal Modo Dorio al Frigio, ò Lidio, se non erano più che sforzati; ma stauano in Tuono, e nelle corde da quello comprese: Ma li nostri, che hoggidì fanno vna Cantilena di quattro, cinque, e più Modi; come si denominarà questa cosi fatta Cantilena? [Imperfettione de' Moderni all' osseruanza de' Modi. in marg.] se mai fu età, che fosse obediente à preterire le leggi de' Modi, questa è quella; gli pratici della quale, se non fanno cadenze fuori delle corde proprie, et che non tocchino del primo Modo, per dir cosi, et poi quelle del quarto, et quando dell' ottauo; non le pare di fare Cantilena, che renda diuersità d' Harmonia: et chi non sà che per forza bisogna, che si diuersifichino quei sroni, et quelle corde, l' vna dall' altra, et che diuersamente percuotano l' vdito? Quanto al numero, non vedete quanti stanno nell' opinione, che non si ritrouano altro che otto Modi? il Moderno Parmegiano ne ha fatto ragionamento particolare; [Errore del Moderno Parmegiano. in marg.] et quelli che approuano il numero duodenario, quanto sono differenti nel sito? alcuni vogliono, che il primo sia nella corda di C, fa ut, conforme alla mente di Tholomeo et di Boetio, come vi ho dimostrato; altri nella corda di D, sol re; conforme dicono alla descrittione fatta da Boetio, se bene non hanno mai veduto li Cartoni [-f.60r-] di Boetio; et quando ragionaremo de' Modi, secondo la Moderna pratica, et secondo l' vso Moderno, meglio intenderete queste difficoltà, e conoscerete queste imperfettioni.
Luca. Nel principio di questo ragionamento, hebbi vn poco di lume, intorno alle imperfettioni de' Moderni pratici, da loro comesse nell' osseruatione de' Modi, et all' hora incominciai ad accorgermi delle molte impertinentie importantissime, che nelle Cantilene si ritrouano; Ma le predicano, per vno de' sette miracoli del Mondo, et io buon huomo, andauo credendo à questi sogni; ma hora che m' aprite la mente, starò più auertito; seguitate pur il dimostrarmi le imperfettioni de' Moderni Modi.
Vario. Non mi pare che sia bene lo andare più auanti, sino à tanto che non habbiamo veduta l' opinione, che questi Moderni pratici, e li passati hanno introdotta; e detto essere di Boetio, vedremo dipoi, quello che egli habbi tenuto, di poi seguendo doue habbiamo lasciato; vedremo le imperfettioni molte, quale de' Moderni siano.
Luca. Perdonatemi, che io andauo pensando ad ogn' altra cosa, eccetto che al confronto dell' opinione di Boetio; fate come vi torna comodo.
Vario. Cosi farò. Boetio nel Libro quarto Capitolo terzodecimo, conoscitore che li Moderni Modi, non si possono ordinare, senza la perfetta cognitione delle Spetie delle Diapason; ordinò che la prima Spetie fosse nella corda acquistata, detta da' Latini Are, forsi ancora per dimostrare, che hauendo hauuto la Musica principio da' Greci; hauea perfettione da' Latini: [La Musica ha hauuto principio da' Greci. in marg.] cosi seguendo l' altre Spetie per ordine, discendendo dallo acuto verso il graue, come vi dimostro. [Spetie delle Diapason secondo Boetio. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.60r; text: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, Spetie della Diapason. Della Diapente. Della Diatessaron.] [ARTIMP 14GF]
Alcuni fra li quali Guido Aretino, et prima di lui l' Abbate Odo; [Boetio mal inteso da Odo Abbate et da Guido Aretino. in marg.] credendo alle semplici parole di Boetio, si sono andati pensando, che essendo otto li Modi, era dibisogno volendo accomodare, sotto li principali, li non principali per vna quarta; che il primo Modo detto Dorio, fosse formato dalla Diapason posta nella corda D, sol re; accioche il non principale, ò Collaterale hauesse nel graue principio nella corda A, re, che viene ad essere vna [-f.60v-] quarta più nel graue del Dorio; et tanto è tenuta, et creduta per ferma questa opinione; che per ancora non è possibile potere à questi Moderni pratici con ogni sorte di ragione, farle credere il vero, e 'l contrario di quello, che tengono; ancora che, come sono per dimostrarui, Boetio habbi hauuto altra opinione; nè per suo credere ha mai voluto, che il Modo Dorio habbi la sua corda finale nella D, sol re; cosi seguitando gli altri nelle seguenti corde, come ogni pratico, senza cercarne altro, si crede.
Luca. Come non si mosse l' Abbate Odo, e l' Aretino, con li seguaci suoi, da altra ragione che dalla auttorità, cosi creduta di Boetio?
Vario. Non da altro; ma se io vi prouerò, che si sono ingannati, et che Boetio è conforme alla mente di Tholomeo; non restarete voi sodisfatto?
Luca. Anzi sì, ogni volta che me lo dimostrarete per più facilità, secondo l' ordine nostro; ma con tutto questo mi merauiglio molto, che se l' Aretino, come heri mi pare, che dicesti, aggiunse vna corda al Sistema massimo, sotto l' acquistata; egli non mutasse l' ordine de' Modi, si come mutò l' ordine de' Tetracordi, in Essacordi; onde introdusse vna noua deduttione, che pur fu vn ordine molto bello; mi merauiglio dico, che se per lo auanti haueano hauuto opinione, che il Modo Dorio fosse nella corda D, sol re, per hauer il suo collaterale vna quarta più nel graue il suo principio, nella corda acquistata; non lo ordinasse nella corda di C, fa ut; per adoprare la corda sotto l' acquistata per vna quarta più nel graue per il collaterale, acciò non restasse vacua.
Vario. Non si può hauere l' occhio à tutte le cose, et vn solo huomo non può rimediare, e antiuedere ad ogni disordine; basta che dopò lui sia da' successori stato auertito, et confrontato con l' opinione di Tholomeo, et di Boetio, et cosi stabilita, come io sono per dimostrarui.
Luca. Horsù à questo nouo Paradosso vi aspetto.
Vario. Non è nouo appresso di me, et de gli intelligenti; poiche il Zarlino ce lo accenna nel quarto Libro delle Institutioni, nel Capitolo terzo, et in altri luochi, se bene non l' ha dimostrato apertamente. [Vario libro 4. Institutione capitolo 3. in marg.]
Luca. Può essere ogni cosa; ma io, et gli altri habbiamo nella mente impresso tanto l' ordine ordinario de' Modi, che mi pare impossibile potere dimostrare altrimenti.
Vario. [Opinione di Boetio. in marg.] Non vi paia impossibile, che presto vedrete il possibile. Nel quartodecimo Capitolo del Libro 4. della sua Musica Boetio, ci fa sapere, ragionando, delle sette Spetie delle ottaue, delle quattro delle Diapente, et delle tre delle Diatessaron; che se queste constitutioni saranno fatte più graui, ouero acute, formeranno sette Modi; et perche la più graue voce di ciascun Sistema, [-f.61r-] che constituisce qualunque Modo, sempre s' addimanda acquistata, ouero aggiunta; vuole ancora, che questa in ogni constitutione d' ogni proposto Modo, sempre sia la più graue; il che si confronta con quello, che nel decimo sesto capitolo dell' istesso Libro dice; che se la acquistata sarà più graue dell' acquistata, ouero ciascuna altra voce del medesmo luoco, sarà notata più graue nello istesso genere constituiti; è neccessario che tutto l' ordine sia più graue; et se la constitutione sarà fatta più acuta, ne seguirà, che la acquistata di ciascun Modo sarà più acuta; et perciò seguita nel Capitolo 14. et dice; Mentre che si farà più acuta l' acquistata con tutta la constitutione del Modo Hipodorio per vn Tuono, si produrà il Modo Hipofrigio; et se essa acquistata sarà fatta più acuta per vn' altro Tuono, si ordinarà il Modo Hipolidio; et se per vn Semituono sarà portata più verso l' acuto produrà di nouo il Modo Dorio: et perciò per dimostrarui con questo fondamento delle parole di Boetio la conformità, che tiene con Tholomeo; seguita nel Capitolo 16. per la qual cosa la corda mezana del Modo Hipodorio, che da lui è segnata nella Tauola vniuersale con l' omega Greco, è lontana dalla corda mezana del Modo Hipofrigio per vn Tuono, da lui detto, pagina, in quel luoco; [Pagina ciò che voglia dire. in marg.] il che facilmente vedrete, se parangonando insieme questi dui Modi, la corda mezana del Modo Hipodorio sarà vna corda più nel graue, o per vna voce detta Indice delle mezane. Seguita similmente la corda mezana dell' Hipolidio, e distante per vn Tuono dalla corda mezana dell' Hipofrigio; e lo proua dimostrando la corda mezana del Sistema massimo dell' Hipofrigio; la quale è vna voce più bassa dell' Indice delle mezane dell' Hipolidio.
Luca. Mi paiono difficili molto queste cose, nè le capisco à modo mio, desidero maggior facilità, potendosi.
Vario. Non dubitate, che al fine della Conclusione ve le facilitarò quanto si potrà; ma nel riferire le parole di Boetio, non posso far di meno, che elle non habbino vn poco del difficile in se stesse; le intenderete.
Luca. Seguitate adunque, che nell' aplicarle starò più attento.
Vario. Soggiunge Boetio, che la corda mezana dell' Hipolidio, è distante dalla mezana del Dorio per vn Semituono ditto da Boetio in quel luoco, verso; [Come si confronfronta Boetio e Tolomeo ne' Modi. siti et ordine. in marg.] et per questo la corda mezana del Dorio sempre è lontana in tutti li generi, e in tutti li Modi per una Diatessaron dalla corda mezana dell' Hipodorio. Et la mezana del Dorio uiene ad essere più graue per un Tuono della mezana del Frigio: questa con le altre sarà lei ancora più graue della mezana del Lidio per vn' altro Tuono: et la mezana del Lidio si discostrerà per vn [-f.61v-] Semituono nel graue più di quella del Mistolidio: et poi per l' ultima questa sarà più graue per vn Tuono della mezana dell' Hipermistolidio. La onde dalle parole di Boetio voi conoscete che queste Diapason formatrici de' Modi sono l' una dall' altra lontane per vn Tuono, Tuono et Semituono; secondo che ha detto Tholomeo apunto; et perciò concluderemo, che la prima spetie della Diapason, che forma il Modo Hipodorio; ella bisogna che habbi principio nella corda sotto l' aggiunta, l' Hipofrigio nella corda aggiunta, l' Hipolidio nella principale delle principali, il Dorio nella appresso la principale delle principali, il Frigio nella Indice delle principali, il Lidio nella principale delle mezane, il Mistolidio nella seconda delle mezane, et l' Hipermistolidio nella Indice delle mezane; Nè può altrimenti stare, perche se volessimo dire, che Boetio hauesse voluto intendere, che il Modo Hipodorio nel grave Diatonico fosse collocato nella corda acquistata; et che da questa partendosi più nello acuto nascesse il Modo Hipofrigio; et da questa pur discostandosi per un Tuono nello acuto s' hauesse l' Hipolidio; et da questa allontanandosi per un Semituono s' hauesse il Dorio: uolendo ridurlo in pratica sarebbe se non impossibile almeno difficile, massime Diatonicamente; et quando ui penso, non sò come ciò si possi fare, et hauere altro che l' Hipodorio nelle corde naturali; et l' Hipermistolidio, che per vn' ottaua nello acuto è formato; si come ogni intelligente può per se stesso uedere, et farne la proua. Et per dirui più auanti, questo è quello Hipermistolidio la inuentione di cui da alcuni è attribuita à Tholomeo; ma ciò non può essere, perche Euclide prima di Tholomeo nella sua Isagoge ne fece mentione; et poi questo non è quello, che Tholomeo nel Libro 2. capitolo 10. nomina; [Ottauo Modo come si forma. in marg.] percioche l' ottauo, secondo la mente de' pratici, et di Boetio da loro cosi intesa è formato della quarta spetie di Diapente, C, G. et della terza della Diatessaron, G, C. diuisa Arithmeticamente: et l' Hipermistolidio di Tholomeo, se uogliamo credere à Boetio nel Libro 4. capitolo 17. è contenuto fra le corde, a, et A, di modo, che vi cade non molta differenza da questo à quello.
Luca. A questo vostro parlare mi concludete, che il primo Modo, secondo l' opinione di Boetio è conforme al primo di Tholomeo, et cosi l' Abbate Odo, e lo Aretino, con tutti li suoi seguaci hanno preso, come si dice, vn Moscone.
Vario. Cosi stà, et pur si uà seguitando in questa opinione per la moltitudine de' seguaci, e pratici che non conoscono il vero dal falso, ne 'l buono dal cattiuo.
Luca. Veramente li seguaci sono molti, et de' passati, et de' Moderni, che gli scritti loro, lo manifestano; ma poiche si confronta Tholomeo con Boetio; piglia grand' autorità quest' ordine.
[-f.62r-] Vario. Pigli quanta auttorità si vuole quest' ordine, che tanto è inclinata l' opinione primiera, che non sarà mai possibile poter leuare la caterua de gli ignoranti fuori del fango, nel quale si sono inuolti nel principio, che sono da loro Maestri, ammaestrati. Vedete ciò che ne dice il Stapulense, che pur è stato huomo nelle lettere segnalato.
Luca. Deue lui ancora seguitare l' Abbate Odo, et gli altri seguaci.
Vario. Iacobo Fabro Stapulense, si può dire, che sia stato molto osseruatore di Boetio, et della Dottrina di Pitagora, ma non per questo ha in questo ponto, inteso Boetio: Nella sua Musica dimostrata, s' accorda con Tholomeo nel numero; ma discorda quanto al luoco, positione, ò sito; che in questo si confronta con gli Moderni pratici: Dice però, si come il numero dall' vnità partendosi, và crescendo sino al Denario, che tiene il luoco dell' vnità, et si può dire, che sia suo collega, non che imitatore; cosi la dissimilitudine, et varietà delle sette voci, giungendo all' ottaua, di nouo si crea la prima, et ritorna in se stessa; et è come vna Sfera, che partendosi in giro ritorna all' istesso punto, et luoco di doue s' era prima partita. Vuole però, che le spetie delle Diapason siano sette, et che ciascuna di queste serua, vna al Modo Hipodorio, l' altra all' Hipofrigio, l' altra all' Hipolidio, et cosi successiuamente per ordine vna seguente dietro all' altra; et gli Modi siano seguenti l' vno dietro all' altro: et chi volesse à questi nello acuto aggiungerui l' Hipermistolidio farebbe errore; perche sarebbe vn replicare l' Hipodorio, et non vn aggiungerui l' ottauo; il che tiene per inconueniente, che vna medesima spetie di Diapason serua à dui Modi; le spetie che all' ordine di questi Modi tutte hanno il loro principio, nella acquistata, seguendo per ordine vna dietro l' altra; [Spetie delle Diapente del Stapulense. in marg.] eccettuando, le spetie della Diapente, che la prima ha principio nella corda acquistata; la seconda nella appresso la principale delle principali, et è lontana dalla prima per una terza minore; la terza spetie ha il suo principio nella principale delle mezane uerso l' acuto distendendosi; et è lontana dalla seconda spetie per una maggior terza; la quarta spetie ha il suo principio nella appresso la principale delle mezane: et eccoui il luoco del sito loro dal Stapulense dimostrate nella proposta nona del quarto.
[Artusi, L' Artusi, f.62r] [ARTIMP 14GF]
Luca. A me pare che questo ualent' huomo discordi da quanti in questa materia hanno scritto: adduce egli ragione alcuna in confirmatione di quanto ei dice?
[-f.62v-] Vario. Non dice ragione alcuna, ma si può andar credendo, che volendo egli descriuere, quattro Spetie di Diapente, che hauesse desiderio d' includerle nel seraglio di vna quinta, ma vedendo di non potere, rispetto alla quinta che nasce fra le corde principale delle principali, et la appresso la principale delle mezane; l' habbi discostate l' vna dall' altra; le tre prime per tanto interuallo, che sia atto ad empire, et formare vna quinta; percioche la maggior terza, con la minore aggiunta insieme, di ponto fanno l' interuallo di vna quinta naturale; [Dichiaratione della mente del stapulense. in marg.] attaccandole la quarta Spetie nella corda seguente, come più vicina, affin che si conosca che ella è vna delle compagne, ouero conforme a' suoi disegni, habbi considerato che le parti principali della quinta, di cui ella è formata, sono la terza maggiore et minore, perciò habbi allontanato queste spetie l' vna dall' altra per simile interuallo, ponendoui poi la quarta spetie più vicino, che ha potuto, per non tramezare alcuno di quelli interualli, per li quali s' allontanano ciascuna di quelle spetie, l' vna dall' altra.
Luca. Non mi dispiace quest' opinione, se bene da tutti gli altri s' è allontanato; alcuni hanno discostato queste Spetie l' una dall' altra, chi per vn Tuono, chi per vn Semituono; [Altra consideratione del Stapulense. in marg.] ma lo Stapulense ha preso il Tuono, e 'l Semituono insieme, et ha fatto vn bel composito, discostando la prima dalla seconda per vn simile interuallo, et questa dalla terza per dui Tuoni, discostando questa dalla quarta per vn Semituono, che non essendo perfetto Tuono, viene quasi à dire di esser lei ancora, parte delle altre, ò almeno che vuol esser posta nel numero delle altre.
Vario. Afe Signor Luca, che altretanto mi piace questa consideratione, quanto ogni altra, non è ingrata; ma non ha seguaci questo valent' huomo.
Luca. Quando egli sia restato solo, non occorre insfilzarsi; non è opinione che habbi in se del ragioneuole; nel tempo ch' ella è nata, si potrà dire, che sia restata priua di vita.
Vario. Voi dite il vero; ha seguitato nel restante la commune opinione, et in quello che ha voluto discostarsi ha dato in vna imperfettione.
Luca. Per tale la riconosco; Ma al proposito nostro, con qual ordine hanno, secondo la commune opinione, ordinato li Modi questi nostri passati?
Vario. Racconta Franchino nel Libro 4. dell' Harmonia de gl' Instromenti; e 'l Fior Angelico; Guido Aretino prima di questi nel suo Micrologo, [-f.63r-] che gli Antichi Greci haueano quattro Modi, ciascuno de' quali corrispondeua vno al Dorio, e lo chiamauano Protos; [Gli Antichi Greci, haueano quatro Modi. et quali. in marg.] l' altro al Frigio, detto Deuteros; il terzo al Lidio, et lo nominauano Tritos; il quarto al Mistolidio, e lo diceuano Tetrardos: et erano contenuti ciascuno di loro per il numero di otto corde, ò per dir meglio ascendeuano, et discendeuano, come dice Franchino, per queste corde, secondo gli Antichi Ecclesiastici, che corrispondeuano à gli Antichissimi.
[Artusi, L' Artusi, f.63r; text: Dorio, Protos. Frigio, Deuterus. Lidio, Tritos. Mistolidio, Tetrardos.] [ARTIMP 15GF]
A questi quattro, che sono li principali, Gregorio Santo u' aggiunse altri quattro, chiamandoli Laterali, ouero Collaterali; et li primi e principali Autentici, che sono il Protos, il Deuterus, il Tritos, et il Tetrardus; et perche à ciascuno di questi le fu applicato vno de' Collaterali; [Gregorio santo aggiunse altri quattro Modi alli quattro Antichi. in marg.] mutorno il nome di secondo nel terzo, e 'l terzo di quinto, e 'l quarto di settimo, interponendoui li Collaterali, che l' uno occupaua il luoco dell' ottauo, et li faceuano ascendere sino à dieci voci, ò corde, come dice il Fior Angelico, e voleuano che fosse à imitatione del Salterio; il quale era composto di tre coniunti Tetracordi, ò disgiunti, che nel suo modulare arriuano al numero di dieci, ouero vndeci corde. [Salterio da quali corde sia contenuto. in marg.]
Luca. Et come fecero à gli Autentici, darle questa aggiunta delli Collaterali, che ordine osseruorno?
Vario. [Compositione dei Modi Laterali. in marg.] Leuò Gregorio Santo alcune voci dallo acuto à gli Autentici, et le pose nel graue, cosi li chiamò, Collaterali, come composti de gl' istessi lati, ma diuersamente posti; restringendo dentro alla Constitutione della Diapason, tutta la forza di ciascun modo conforme alla sua opinione.
Luca. Aspetto la demostratione di questi Modi Ecclesiastici, accomodati nella maniera, che mi dite, con li suoi nomi.
Vario. Con li caratteri nostri, vi ho dimostrato li quattro Modi Autentici; [-f.63v-] vi dimostrarò ancora li suoi collaterali, et vi dirò come habbi fatto, nella creatione loro: ma eccoui la demostratione, che ancora ritiene il nome di Canto Gregoriano.
[Artusi, L' Artusi, f.63v] [ARTIMP 15GF]
Luca. Ascoltatemi vi prego, et auertitemi se io in ciò facessi fallo; ch' io voglio esperimentarmi, et vedere se io la intendo. Quella parte, ò per dir meglio, gli Autentici diuidete in due parti, in vna quinta, et vna quarta, che congiunte insieme ci danno vn' ottaua; et la quinta tengono ciascuno di loro secondo la demostratione fattami, nella parte graue; e la quarta nello acuto: Ha lo inuentore leuato la quarta dalla parte acuta, e l' ha aggiunta nel graue alla quinta, et cosi ha formato quattro altri Modi, et per che sono composte queste ottaue delle spetie delle quinte et quarte, che sono li lati che compongono gli Modi Autentici; però leuando vno de gli istessi lati dallo acuto, e ponendolo nel graue, li chiama collaterali; quasi composti de gli istessi lati: come in effetto è il vero.
Vario. [Corda finale del proto et del collaterale è vna istessa. in marg.] Voi l' hauete benissimo intesa; ma aggiungeteui, che ciascuno autentico, col suo collaterale; ha vna corda che si chiama finale; il proto col suo collaterale ha il suo fine in D, sol re. Il Deutero col suo compagno, in E la mi: Il Trito col suo plagio, in F, fa ut: il Tetrardo col suo collaterale, in G, sol re ut; et cosi gli hanno accommodati, ponendoli nel mezo dell' Essacordo mezano; che nello acuto, et nel graue gli auanza vn Tuono. Et se bene corrisponde, il primo al proto de gli Antichissimi, et che la prima corda del Sistema massimo sia in A re, non deue però hauere il suo luoco, ò corda finale, in A re; ma bisogna che dia luoco al collaterale, che per quattro voci, viene ad essere più graue; però il suo luoco naturale, bisogna che sia in D, sol re. Et cosi il Deutero lascia la corda [sqb] mi al suo collaterale, che per vna Diatessaron descende più nel graue, hauendo l' vno, e l' altro la sua corda finale in E, la mi: et essendo per vn Semituono più acuto il Trito; lascia al suo collaterale, la quarta più bassa in C, fa ut; et ambidui finiscono in F, fa ut: cosi il Tetracordo, che ha il suo luoco in G, sol re ut, se bene lascia il D, sol re, al suo collaterale; ambidui però forniscono, et terminano in G, sol re ut; et si come il proto, è lontano dal Deutero, per vn Tuono; [-f.64r-] cosi il Collaterale dell' vno, è lontano dal Collaterale dell' altro, per vn Tuono. Et se il Deutero, è lontano dal Trito per vn Semituono, il Collaterale dell' vno, similmente è lontano, dal Collaterale dell' altro, per vn Semituono: et se il Trito, è dal Tetrardo lontano per vn Tuono; [Lontananza de' modi principali. et de Collaterali qual sia. in marg.] cosi il Collaterale dell' vno, è dal Collaterale dell' altro per vn Tuono lontano: di modo che si vede, che quell' ordine, da gli Autentici nello auicinarsi, ò allontanarsi, osseruato, l' uno dall' altro: il medesimo fanno li Collaterali insieme; et se bene sono per natura diuersi, quando consideraremo le parti di ciascuno di loro, delle quali sono composti; diremo ancora, che per essere li Collaterali, ò Plagij composti delle istesse parti, ò lati, di cui gli Autentici sono composti; è necessario che non poca simbolaità fra di loro; Ma quando consideraremo che quella parte, che l' Autentico ha nello acuto, il Collaterale l' ha nel graue: et che il graue e lo acuto sono di natura differente, anzi contraria: Concluderemo ancora, che questi Collaterali, rispetto al loro Autentico sono di natura differente. Ecci vn' altra consideratione, di non poca importanza, et è che considerato l' vno Sistema, e l' altro; quello dello Autentico, viene ad essere diuiso secondo la proportionalità Harmonica; e quella del Collaterale secondo l' Arithmetica progressione; [Modo di natura diuersi, et perche. in marg.] bisognerà però dire, che per essere queste due proportionalità di natura, l' vna dall' altra diuerse; che anco lo Autentico Modo sia di natura diuerso dal suo Collaterale.
Luca. Mi sodisfano molto queste considerationi, che già m' hauete accenato buona parte essere di Franchino, et del Fiore Angelico; ma Guido Aretino riformatore del Sistema massimo, che ne dice?
Vario. Nel Micrologro dice, che alcuni pensano che siano quattro li Modi; [Opinione di Guido Aretino. in marg.] perche ogni Cantilena Regolarmente può finire in quattro luochi del Monocordo; et dichiarando, quali siano questi luochi dice, che nel Monocordo la quarta voce D, è quella nella quale termina il Modo detto Proto; ouero Prencipe et primo; E, che è la quinta voce, è quella doue fornisce il Deutero: F, la sesta nel qual luaco fornisce il Trito, cioè il terzo Autentico: et nella settima che è G, terminarà il Tetrardo: et questi quattro, si diuidono in otto; et la causa dice egli, è per la leuatione e bassezza de Canti, essendo che quando il Canto andarà verso l' acuto sarà Proto nel medesimo Autento; et ha il suo fine, nel medesimo luoco del Proto. Similmente quando il Canto andrà nello acuto, dello Autento Deutero, sarà detto Autento Deutero, et fornirà nell' istesso luoco del Deutero; con lo istesso ordine il Trito, et il Tetrardo; ma la consuetudine ha lasciato, che dobbiamo nominare, per il Proto et suo Plagio, Modo primo et secondo; per lo Autento[-f.64v-] Deutero, et suo Plagio, terzo et quarto, per lo Autento Trito, e 'l suo Plagio; quinto et sesto, et per lo Autento Tetrardo e 'l suo Plagio, lo settimo, e l' ottauo. Sono adunque, dice Guido, otto Modi, per li quali discorendo, ogni Cantilena varia in otto maniere le sue qualità, nel qual luoco seguitando dimostra, quanto debbano ascendere, e discendere li Canti Ecclesiastici; dando di ciascun Modo la forma, e la maniera.
Luca. Questa è l' opinione vniuersale, non dice cosa che sia notabile, nè si può in Modo alcuno accordare con Tholomeo, et Boetio.
Vario. Non è possibile poter fare questo confronto; perche si attiene facilmente à quello che lo Abbate Odo ne disse prima di lui.
Luca. Et che cosa ne discorre l' Abbate Odo?
Vario. [Opinione di Odo Abbate. in marg.] L' Abbate Odo, nel principio di vn suo Dialogo, con caratteri molto diuersi da' nostri dice; il primo et Grauissimo Modo Anticamente era chiamato Protos, ouero Arcos; et è quello che noi nominiamo primo Modo: Il secondo Deuteros, che dal Protos è lontano per vn Tuono: Il terzo Tritos che à quello s' auicina per vn semituono: Il quarto Tetrardos, che dal Tritos s' allontana per vn Tuono; à ciascuno de' quali per conoscere la differenza, dell' vno, e dell' altro, forma alcune zifre intorno alle quali non voglio, che hora perdiamo altro tempo. Bastaui che a gli essempij, che egli de' Tetracordi và diuisando, viene à concludere, et affirmatiuamente à tenere, che il Primo Modo ha la sua sede in D sol re: il secondo in E la mi: il terzo in F fa ut: il quarto in G sol re ut: et cosi secondo gli Antichi: il Protos, ò Arcos, è lontano dal Deuteros per vn Tuono, et questo dal Tritos per vn Semituono; e 'l Tritos dal Tetrardos per vn Tuono; et più oltre discorendo dice, che se il primo Modo detto Protos sarà inacutito per un Tuono diuentarà Deuterus, se per due voci Tritos, se per tre voci Tetrardus; et cosi inacutendosi per vna voce da lui detta spatio si tramutarà di vno, nell' altro; alle quali cose per maggior intelligentia di quanto dice, le và applicando questi dui caratteri, che significano vno il Tuono T [o supra lin.]; et l' altro il Semituono .S.
Luca. Tutti questi valent' huomini insieme confrontano; che gli Antichi Greci haueano li quattro nominati Modi; et di poi habbiamo che Gregorio, ue ne aggiunse altri quattro che sono al numero di otto, come disse apunto Boetio: [Modi diuersi. in marg.] ma quelli tanti, che si chiamano perfetti, imperfetti, superflui, diminuti, misti, commisti, et altri infiniti che il Fior' Angelico, et doppo lui lo Illuminato, et altri vanno descriuendo; che cosa hanno da diuidere con questi? sono forsi altri Modi, ò pur gli istessi?
[-f.65r-] Vario. [Imperfettione importantissima. in marg.] Questa mi pare vna di quelle imperfettioni delle maggiori che vdire io possi, la causa è che lo ascendere vna voce più nello acuto, ò lo descendere nel graue; oltra le sue corde estreme non fà uariare il Modo, pur che non varia la spetie di cui quel tal Modo si compone; et credo che tale imperfettione sia accaduta, perche pare ad ogni semplice Artista di far noui Canti Fermi, noue maniere, noue Arie, dandole anco nouo nome à suo gusto; ma al fine egli è necessario, che osseruino le spetie della Diapente, et della Diatessaron, e che forniscano in vna delle quattro corde dette: et che osseruino quelle spetie di quinte, et di quarte, et di ottaue, che alla sua formatione sono conueneuole, et neccessarie; et se bene nello scendere, et ascendere, talhora si seruono d' altre spetie; se ne seruono per accidente, et non per natura di quel modo.
Luca. Se bene m' accennate, la natura di quella diuersità di Modi, che io ritrouo; nondimeno non vi intendo à modo mio, lasciateui meglio intendere.
Vario. Ho voluto dire, che ciascuna volta, che vn Canto arriua alla sua ottaua giusta, secondo la quale egli è sottoposto à qual si voglia Modo sarà perfetto; se vi mancherà qualche voce, sarà imperfetto; se trappassarà la detta ottaua sarà superfluo, se participarà di più voci del suo plagio sarà Autento Misto; se vserà delle spetie d' altro Modo, che non sarà suo plagale si chiamerà Commisto.
Luca. Hora io vi ho inteso bene, seguitate.
Vario. M' è sopramodo caro, che la intendiate; ma come vi ho detto, sono imperfettioni, e vanità ritrouate da gente, che altro non hanno da pensare; et credete à me ch' egli è proprio vn gittare il tempo. Seruaui per essempio l' Antifona: Assumpta est Maria in Coelum: che si canta nella Festa della Gloriosa Vergine nel Mese d' Agosto, che non ascendendo più de sei voci, ò note, dicono, ch' egli è del settimo imperfetto; che gioua alla cognitione di questo Modo quella aggiunta d' imperfetto? che ad ogni modo tanto è del settimo, quando arriua alle otto corde, ò voci; quanto giungendo alle sette, sei, ò cinque, perche la quinta che entra alla sua formatione lo dimostra: Credetemi che propriamente è vna vanità; et vno inuiluppare la mente de' studiosi.
Luca. Non siamo d' opinione lontani, nò; ma vicini, anzi ci confrontiamo, et vedo questo intrico.
Vario. Sappiate che, chi volesse à Antifona per Antifona, Responsorij, Introiti, Graduali, Offertorij, Alleluia, et in somma tutti li Canti Ecclesiastici; [-f.65v-] essaminarli, e constituire secondo che sono fra di loro variati vn nome per ciascuno; et per cosi dire vna Antifona, che sia del Modo Proto Autento, può essere perfetto, imperfetto, Misto, Commisto, Regolare, Irregolare, Superfluo, Diminuto, et d' altre spetie; bisognarebbe credere, che ogni Modo sarebbe almeno di otto spetie: et per essere li Modi Ecclesiastici al numero di otto, moltiplicate otto fia otto, fa sessantaquattro; [Modi de Moderni ascendono al numero di 64. in marg.] et cosi sessantaquattro sarebbono li Modi, ò le maniere de' Modi: che ne dite? che ne credete? sentite che imperfettione è questa.
Luca. Io la chiamerei più tosto confusione, che imperfettione; perche è propriamente vn confondere le menti di quelli, che attendono à questa scienza: ma lasciamo queste baie; che conformità ha hauuto Boetio con questi Modi, che di sopra hauete nominati?
Vario. Ma che conformità hanno hauuto questi con quelli di Boetio? Luca. L' Abbate Odo; non è egli stato prima di Boetio?
Vario. Signor nò, è stato et ha scritto doppo Boetio molti e molti anni; anzi che lui, e lo Aretino si sono accostati alla opinione di Boetio, secondo la intelligentia loro; si come ha fatto Franchino, che si può dire, che sia stato Commentatore di Boetio; et come io poco fa vi ho dimostrato; [Boetio inteso al contrario. in marg.] ma l' hanno inteso al contrario: si sono creduti che Boetio formi il Modo Hipodorio nella corda acquistata, et nella principale delle principali l' Hipofrigio; et nella appresso la principale l' Hipolidio, et nella Indice delle principali il Dorio; cosi seguendo di mano in mano gli altri, et si sono ingannati; il quale inganno solo è passato rispetto alla consideratione delle spetie delle ottaue da loro considerate; ma si vede nel confronto di più luochi, che Boetio ha tenuto la protettione, et opinione di Tholomeo, come vi ho dimostrato, nè si è allontanato da Thólomeo, se non nel modo di considerare le cose, imitando lo istesso Tholomeo, che altrettanto ha fatto, confrontandosi con Euclide.
Luca. Ho conosciuto benissimo; che Boetio, quanto alle parole sue, e al modo di considerare la sua intentione è conforme alla opinione di Tholomeo; ma quanto alla demostratione, che lui fa, ho anco inteso, che tiene con quest' altra opinione.
Vario. Hauete molto ben ragione; et questo errore è forsi stato causa, che lo Abbate Odo, e gli altri si sono abbagliati: come l' Aretino, il Franchino, il Stapulense, il Glareano, et altri che pur sono molti; [Errore ritrouato in Boetio. in marg.] ma veramente io non voglio attribuire à trascuratezza, ò dapocagine di Boetio; ma alla ignoranza di qualche Correttore, ò più tosto incorrettore; che talhora[-f.66r-] se ne ritrouano di quelli che fanno il bello ingegno, e 'l bel humore, et si dano ad intendere di possedere le materie; come apunto è intrauenuto al Zarlino nell' vltima Impressione delle Opere sue; et è stato, che ritrouandosi nel letto infermo et dalla vecchiaia oppresso, volendo far Ristampare, come ha fatto tutte l' Opere sue, ridotte in vn corpo, le bisognò fidarsi d' vno che facea l' intelligente, e in vece di corregere, et emendare li fogli, le rouinò in molti luochi; e nella Tauola de gli errori pose molte cose per errori, che in effetto non sono; et cosi per il contrario: et perche non vogliamo ancora credere, che questo istesso sia intrauenuto alle opere di Boetio?
Luca. [Boetio diligente scrittore. in marg.] Veramente che à tanto huomo sauio, accurato nello scriuere, e diligente in tutte le sue operationi, sarebbe graue l' errore, il volere attribuire, che ciò fosse stato per trascuratezza, ò ignoranza sua, non potendosi con ragione alcuna di simil nota tassare; Ignoranza non può essere, perche le parole sue dimostrano il contrario: talhora la lontananza dell' età, et de' tempi, il passare le opere per le mani di molti scrittori, non essendo a quei tempi la Stampa in vso, fa ritrouare di questi disordini. Ma se all' hora, et appresso gli Ecclesiastici ancora de' Modi se ne ritrouauano sino al numero di otto; di donde nasce, che a' nostri tempi se ne ritrouano le dozine intiere?
Vario. [Opinione di Henrico Glareano. in marg.] Henrico Glareano; huomo litterato, et nelle Mathematiche de' suoi tempi singolare, alli otto Modi ne aggiunse quattro, come si può uedere nella sua Musica, il cui titolo chiamò apunto Dodecacordo: se bene non fu tanto acorto, che conoscesse questo abuso delle corde finali de' Modi, seguitato dalli Musici de' suoi tempi; fu però molto sottile nella aggiuntione de gli vltimi quattro Modi.
Luca. Et da che si mosse alla aggiuntione de' quattro per volta? poco manco, che non sia giunto al numero di Aristosseno.
Vario. Secondo la sua consideratione, et li suoi principij, non si può passare più oltra, nè possono essere di manco.
Luca. Non si serue adunque de' principij de gli Antichi?
Vario. [Diuersa consideratione da gli Antichi fatta dal Glareano. in marg.] Signor nò; Considerauano semplicemente le spetie delle Diapason gli Antichi; et à ciascuna applicauano vno de' Modi, come vi ho detto, e dimostrato: ma considera il Glareano nella Diapason la proportionalità Harmonica, et l' Arithmetica, di cui Franchino prima di lui ne fu il primo motore; et considerandola in questo modo, bisogna per forza, che ne nascano li Modi al numero di dodeci.
[-f.66v-] Luca. Et che ordine tiene?
Vario. Voi sapete, che sette sono le spetie della Diapason.
Luca. Lo sò benissimo.
Vario. Se ciascuna di loro fosse sottoposta alla diuisione Harmonica, et Arithmetica, non è dubio, che li Modi sarebbono al numero di quattordeci, essendo sette le spetie della Diapason; ma perche quella Diapason, che è posta fra le cordi [sqb] mi, et b fa [sqb] mi; non patisce diuisione che sia Harmonica, rispetto alla Diapente, che fra [sqb] mi, et F, fa ut; et quella che fra le corde F, et F, non patisce l' Arithmetica, per causa del Trituono, che nasce fra la corda F, et b fa [sqb] mi; però vengono diuise queste spetie solamente in dodeci maniere; [Diapason due spetie, vna che non riceue la diuisione Harmonica, l' altra l' Arithmetica. in marg.] et Dodeci vengono ad essere li Modi: et veramente fu giusta ragione; perche si vede, che fanno diuersi effetti, secondo la natura della diuisione; la onde tanto è migliore la diuisione Harmonica dell' Arithmetica, quanto che l' ordine delle consonanze, che in essa sono collocate si ritrouano hauere tutte le sue corde nel loro proprio luoco naturale, secondo la natura delle consonanze in esso contenute. Nella diuisione Arithmetica le consonanze sono poste in tal maniera, che più presto si può nominare ordine accidentale, che naturale.
Luca. Questa non è stata consideratione de gli Antichi ma sua; però debbono li posteri hauere molto obligo alli primi inuentori delle cose; perche senza loro se ne caminarebbono al buio.
Vario. Obligo grande veramente, se le deue, se bene non ritrouano l' essatto, dano però tanto di luce, che li successori a poco a poco affinano l' inuentione, et dano longa vita all' Inuentore.
Luca. È vero il prouerbio; vn' huomo solo non sà ogni cosa, all' inuentione vno aggiunge vna cosa, vn' altro vn' altra, et cosi le cose si riducono a perfettione. Ma che hanno creduto questi Moderni di cui si può dire, che a' giorni nostri il Zarlino sia stato nominato per il primo; se egli confrontato col Glareano, ò pure ha seguitato l' opinione commune?
Vario. [Zarlino si è confrontato col Galerano, et in che. in marg.] S' è confrontato col Glareano nel numero; et per vn tempo nel luoco, e sito; ma vltimamente accortosi dell' errore ha seguitato Tholomeo, et Boetio, che già v' ho dimostrato, che sono d' un' istesso volere come più ragioneuoli, et veridici. Et doppo il Zarlino v' è stato Francesco Salines Lettor publico nello studio di Salamanca; il quale in vna sua opera latina dimostra d' hauer inteso per questo istesso verso la materia de' Modi, et ne fa lungo ragionamento nel libro 4. la doue dimostra che quest' ordine è secondo che ricerca la ragione Harmonica.
[-f.67r-] Luca. S' accordano forsi, il Zarlino, et questo Salines?
Vario. Intorno alle corde finali de' Modi, sono di vn' istesso parere; ma nello constituire le spetie delle Diapason, sono diuersi.
Luca. Hanno forsi diuersi principij?
Vario. Signor nò, ma il Zarlino si discosta dal Salines per diuersi rispetti, e ragioni; ma per bene dichiararui questa differenza è necessario ancora, che vi dimostri le spetie, che constituisce l' vno, e l' altro; forma il Salines la prima spetie et l' altre secondo che vedete. [Spetie della Diapason di mente del Salines. Spetie del Diapason del Zarlino. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.67r; text: Spetie delle Diapason ordinate dal Salines. Spetie delle Diapason ordinate dal Zarlino. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7] [ARTIMP 15GF]
Dice il Salines, io incomincio, e dò principio alla prima spetie della Diapason nel primo luoco del Sistema massimo; et perche gli nostri passati incominciauano nella corda acquistata, la prima spetie; noi che per ordinare il nostro Sistema habbiamo aggiunto vna corda sotto l' acquistata, et à noi è in luoco dell' acquistata de' passati; parmi il douere di dar principio nella sotto l' acquistata: Dice il Zarlino io constituisco la prima spetie della Diapason nella corda di C, perche douendo io dar principio alli Modi, et fine nella detta corda; [Ragione del Zarlino perche dia principio alla prima spetie in C, fa ut. in marg.] parmi il douere, che nella corda istessa ancora si deb.a dar principio alle spetie della Diapason; et che la prima spetie della Diapason habbi da constituire il primo Modo, et non la quinta, dal Salines detta prima, laqual ordina il Collaterale del primo; oltra che serue meglio alla memoria; il primo Modo uiene formato della prima spetie di quinta, la prima di quarta, et la prima dell' ottaua; diuisa Harmonicamente, v' aggiunge di più, che nella diuisione fatta della Diapason nelle sue parti Harmonicamente diuisa ritroua egli, che per molti rispetti bisogna, che la prima sia quella, che ha principio nella corda di C, et se questo è vero, come la dimostratione dimostra, che ho io da chiamar prima; qual' altra spetie si voglia?
[-f.67v-] Luca. Trattandosi de' Modi, et essendo la prima corda in luoco dell' acquistata, et in questo primo Modo serue la C, et si chiama la acquistata, come detto m' hauete, parmi il douere ancora, che questa si debba chiamare prima spetie di Diapason, e constituisce il primo Modo.
Vario. Hauete vna gran ragione.
Luca. Nel restante si confrontano, ò pur sono discrepanti?
Vario. Sono d' accordo nel luoco, nel numero, nelle spetie delle quarte, et quinte, et nelle corde finali de' Modi.
Luca. [In quali cose si confrontano in Zarlino col Salines. in marg.] Sono concordi nella essentia, et discordi nello accidente; il che è à beneplacito de gli huomini.
Vario. È il vero, ma per ordinarui li Modi bisogna doppo la conoscenza delle spetie delle Diapason, che vi dimostri quelle spetie, che come da sue parti le Diapason vengono reintegrate, et secondo le quali si dicono, quando diuise Harmonicamente, et quando Arithmeticamente, che sono le spetie delle quarte, con quelle delle quinte: et sono le seguenti. [Spetie delle quarte et quinte del Zarlino. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.67v; text: 1, 2, 3, 4, Spetie di quarte. Spetie di quinte.] [ARTIMP 16GF]
Et sempre dice Boetio, nel libro quarto capitolo 13. gli interualli tutti, hanno vna spetie di manco di suoni, che in essi si contengono.
Luca. Di modo che, perche l' ottaua ha in se otto suoni, haurà solamente sette spetie; e la quinta, che ha cinque voci quattro saranno le sue spetie; et la quarta che è compresa da quattro suoni, non passeranno le sue spetie il numero ternario.
Vario. Cosi vuol dire Boetio.
Luca. Alla confirmatione di questi Modi, che ordine serua questo Zarlino? mi vado pensando, che proceda con vn Metodo, che sia alli intelligenti di gusto, e gran sodisfattione; e à quelli che non sanno, di molta facilità.
Vario. L' ordine mi pare, che sia di dimostrarui alcune cose necessarie alla cognitione di questi Modi, et poi venire alla loro formatione, buona parte delle quali già hauete vedute.
Luca. Io ho inteso le spetie delle Diapason quali siano, quelle delle quarte, et delle quinte; resta che mi dichiarate il restante, et poi veniate alla demostratione.
Vario. Vogliono quei pratici della buona Schola Costanzo Porta, Claudio, [-f.68r-] Merulo, Baldissera Donati, Giouanni Gabrielli, Giouanni Croce, Giouanni Bassano, et gli altri; che uno interuallo si dichi essere diuiso secondo la proportionalità Harmonica, quando essendo tramezato nella parte graue vi resta vna quinta, et nell' acuta vna quarta. [Interuallo diuiso secondo la proportionalità Harmonica qual sia. in marg.]
Luca. Questa propositione si intende solamente dell' ottaua, ouero di quelli interualli, che riceuono cotal diuisione; ma non credo di tutti; perche m' hauete già dimostrato, che la settima minore non riceue questa diuisione.
Vario. Cosi s' intende; ma Arithmeticamente quell' ottaua si dirà essere cosi diuisa; che nella parte graue ha la quarta, e nell' acuta la quinta; gli essempij dell' vna, e l' altra eccoueli. [Interuallo Arithmeticamente diuiso, quale sia. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.68r,1; text: Harmonica diuisione. Arithmetica progressione.] [ARTIMP 16GF]
Le Cadenze sono di due sorti, Regolari et Irregolari, le Regolari sono quelle, che terminano nelle estreme corde di ciascuna ottaua, della quale, quel tal Modo è formato, et nella estrema della Diapente, et nella corda che può mediare quella Diapente, ò diuiderla in due terze, cosi. [Cadenze di due sorti. in marg.]
[Artusi, L' Artusi, f.68r,2; text: 1, 2, 3, 4] [ARTIMP 16GF]
Di modo, che ogni Modo per natura haurà quattro luochi determinati, ne' quali si potranno fare le Cadenze Regolari di quel Modo; tutte l' altre si diranno essere Irregolari. [Cadenze Regolari, et Irregolari quali siano. in marg.]
Luca. Se in quattro luochi possono variare le Cadenze in ciascun Modo, et tutte sono Regolari, potrassi pur in alcuni luochi vsarne almeno due altre che siano Irregolari; et cosi il Compositore haurà il campo largo da poter discorrere à suo beneplacito.
Vario. [Inconueniente del Modo, vsato da alcuni. in marg.] Senza dubbio lo potrà fare; ma non le sarà già lecito fare il principio, e 'l fine d' vna Cantilena d' un Modo, e tutto il mezo d' vn' altro Modo, che sarebbe vn' inconueniente; bisogna stare nel Tuono, ouero Modo: nè si debbono allontanare le parti molto nel graue, ouero nello acuto; ma la lontananza loro può essere alle uenti voci, al più; perche la natura humana può andare con la voce naturale sino a quel termine: et quando ascende più nello acuto, sono Cantilene estreme, et molto discomode à tutti li Cantori; ma per instromenti ascendano quanto le piace, che il tutto le torna comodo.
[-f.68v-] Luca. Questi sono tutti auertimenti buoni, ma non sono osseruati; perche ogn' vno vuol fare à suo modo, et si fanno lecito li Compositori Moderni, molte cose, che sono, come habbiamo detto altre volte, contra il bello, e purgato stile di comporre. Ma alli nostri Modi, che questo più importa.
Vario. [Formatione del primo Modo. in marg.] Eccomi il primo Modo, dicono, che egli si forma dalla prima spetie di Diapente C, et G, et della prima della Diatessaron G, et C, che compongono la prima spetie d' ottaua Harmonicamente diuisa fra le corde C, et C, e di natura atto alle Danze, e balli; alcuni lo chiamano Modo lasciuo: si ritrouano le Antifone Alma Redemptoris: et Regina Coeli, sotto di questo Modo da gli Ecclesiastici Cantate, si può trasportare per vna Diatessaron, per b molle nello acuto.
[Formatione del secondo Modo. in marg.] Il secondo Modo si forma della prima spetie della Diapente G, et C, et della prima della Diatessaron fra le cordi. C, et [Gamma], che compongono la quinta spetie della ottaua posta fra le cordi [Gamma], et G, diuisa Arithmeticamente: questo Modo è atto ad esprimere cose lamenteuoli, perche la sua modulatione è mesta, et languida: Hanno gli Ecclesiastici la Antifona Aue Regina Coelorum; si trasporta con l' aiuto del Synemenon per vna quarta nello acuto.
[Formatione del terzo Modo. in marg.] Il terzo Modo si forma della seconda spetie della Diapason D, et d, diuisa Harmonicamente; et è contenuto dalla seconda spetie di Diapente D, et A, et dalla seconda della Diatessaron A, et d. per natura è dolce, et alquanto mesto; gli Ecclesiastici sotto di questo cantano l' Antifona, Salue Regina; et Victime Pascali, come si trasporti col b molle ne sono piene le carte.
[Formatione del quarto Modo. in marg.] Il quarto Modo: si forma della sesta spetie della Diapason posta fra le cordi A, et a, et dicono, che si compone della seconda spetie di Diapente a, et D, et della seconda della Diatessaron D, et A, et è diuisa la Diapason Arithmeticamente; per natura è atto à esplicare cose meste, et lamenteuoli, è però in vso appresso gli Ecclesiastici, nelle cose che si cantano nel tempo Quadragesimale, si trasporta questo ancora verso l' acuto per vna quarta col b molle.
[Formatione del quinto Modo. in marg.] Il quinto Modo, si forma della terza spetie della Diapason E, et e, diuisa Harmonicaminte dalla corda [sqb], et nasce dall' vnione della terza spetie della Diapente E, et [sqb], et dalla terza della Diatessaron [sqb], et e: Gli Ecclesiastici hanno molte Antifone, et vi cantano. Profeta magnus: con altre; ha per natura di comouere al pianto, et è lagrimeuole, e pieno di lamentationi: si può trasportare per vna Diatessaron nello acuto con lo aiuto della zifra b.
[Formatione del sesto Modo. in marg.] Il sesto Modo si forma della settima spetie della Diapason contenuta fra le cordi [sqb], et [sqb], mediata dalla sua corda finale E, Arithmeticamente: questa si [-f.69r-] compone della terza spetie della Diapente [sqb], et e. et della terza della Diatessaron E, et [sqb], congiunta alla Diapente nella parte Graue; questo s' accommoda à parole lamenteuoli, che in se contengono tristezza, et è più mesto del principale suo si ritrouano composte di Adriano, peccata mea Domine, et altri infiniti, si trasporta per vna Diatessaron nello acuto col segno b, molle.
[Formatione del settimo Modo. in marg.] Il settimo Modo è contenuto dalla settima spetie di Diapason F, et F, Harmonicamente diuisa dalla corda C, et si compone della quarta spetie di Diapente F, et C, et della prima della Diatessaron C, et F, posta nella parte acuta della Diapente questa Diapason non riceue diuisione Arithmetica; è stato vsato à parole, che contengono vittoria; onde è giocondo, modesto, et diletteuole; Cipriano compose il Madrigale di tempo in tempo; et si può trasportare per vna Diapente nel graue con l' aiuto della corda b.
[Formatione dell' ottauo Modo. in marg.] L' ottauo Modo è contenuto nelle corde tra la prima spetie della Diapason C, et C, diuisa Arithmeticamente; si forma della prima spetie della Diatessaron C, et F, et della quarta della Diapente F, et C, è per natura sua deuoto, e lagrimeuole: Adriano sotto questo Modo compose il Salmo, Inconuertendo. Questo si trasporta nell' acuto per vna quarta col b, molle.
[Formatione del nono Modo. in marg.] Il nono si forma della quinta spetie della Diapason G, et g, Harmonicamente diuisa; e nasce dalla congiuntione della prima spetie della Diapente G, et d, et della seconda della Diatessaron nello acuto aggiuntaui: compose Maestro Adriano il Motetto, Pater peccaui: et si trasporta nel Graue per vna quinta con l' aiuto del Synemenon; è per natura lasciuo, et se le conuengono quelle parole che significano minaccie, ira, perturbationi.
[Formatione del decimo Modo. in marg.] Il decimo è contenuto tra la seconda spetie della Diapason d, et D, Arithmeticamente diuisa dalla corda G, et nasce dalla congiuntione della quarta spetie della Diapente d, et G, posta nell' acuto; con la prima della Diatessaron G, D, posta nel graue: compose Giusquino il Motetto, Audite insule; è per natura lontano dalla tristitia, lasciuia, et ogni vitio; è amatore di cose graui, speculatiue, et diuine: si può trasportare per vna Diatessaron nell' acuto col segno del b, molle.
[Formatione del Modo vndecimo. in marg.] L' vndecimo Modo, che per natura sua è faceto, et allegro, se gli accommodano parole, che contengono cose allegre, dolci soaue, et sonore; et è contenuto nella sesta specie della Diapason A, et a, e nasce dalla congiuntione della seconda spetie della Diapente A, et E, con la terza della Diatessaron E, et a, là onde la Diapason viene ad essere diuisa secondo la proportionalità Harmonica; si può trasportare per vna Diapente nel graue con l' aiuto del b, molle: [-f.69v-] ritrouasi di Morales il Motetto; Sancta, et immaculata Virginitas, et molti altri di diuersi valent' huomini.
[Formatione et natura del duodecimo Modo. in marg.] Il duodecimo è contenuto dalla terza spetie della Diapason E, et è Arithmeticamente diuisa, e nasce dalla congiuntione della seconda spetie della Diapente, nello acuto posta; et dalla terza della Diatessaron nel graue collocata; è per natura simile al quarto, et sesto; perche si serue della Diapente del quarto; et della Diatessaron che serue al sesto: si può trasportare per vna Diapente nel Graue col b, molle; et si ritrouano composte sotto questo Modo di Adriano, Flete oculi, rorate genas: et altre d' altri Auttori.
Luca. Questi sono li dodeci Modi vsati dalli pratici Moderni, nelle compositioni de' Madrigali Motetti, et Ricercari; ma gli otto de gli Ecclesiastici, mi paiono quelli, che sono posti nel mezo di questi dodeci, e sono posti in modo, che dui ne sono di superfluo à loro nella parte graue; et dui nell' acuta: cosi leuando li quattro restano apunto gli otto detti.
Vario. Voi dite, è bene; resta che io vi dichi, che tutti li Modi, che hanno vna di quelle parti, di cui sono formati, che ad altri Modi seruono; bisogna che ritenghino della natura, l' vno dell' altro; et perche vi ho detto di quali parti essi si componghino, vi dico ancora, che le corde finali di qualunque Modo si sta, e la più graue della Diapente di cui sono formati. [Corde finali de Modi. in marg.]
Luca. Questi Modi, da Compositori si come ne' generi viene fatta vna mistura à lor modo; non vengono loro ancora misturati?
Vario. [Mistura de Modi. in marg.] Signor sì, anzi che da molti di loro, questa mistura è fatta tale, che non si può conoscere, e far giudicio del Modo, saluo che dall' vltima corda; il ch' è vna delle maggiori imperfettioni, che habbi l' Artefice di quest' Arte; [Dichiaratione della Regola de Modi. in marg.] douendosi denominare la forma datale da tutta la Cantilena, et non dalla prima corda e l' ultima solamente, il che douete notare, et intendere che li Theorici dicono, che si deue incominciare dalla prima corda della Cantilena, et andare sino all' vltima, essaminandola, et vedere di quali spetie di consonanze quella tal Cantilena è formata, et all' hora darle la denominatione; et questa è la interpretatione della Regola detta.
Luca. Credo che necessariamente di ragione si debba intendere cosi; ma tuttauia parmi ancora, che le Cantilene possino essere miste de' dui Modi.
Vario. [Mistura de Modi Autentici et Plagali. in marg.] Ogni Cantilena e Mista, e composta semplicemente di due modi, dello Autentico, et del suo Plagale, se il Compositore fa vna Cantilena dell' ottauo Modo, deue il Tenore, che e la guida del Tuono, caminare e modulare per le corde dell' ottauo; e la parte più bassa per quelle del settimo; à ciascuna di queste due corrisponde la Modulatione quella del Soprano al Tenore; et quella [-f.70r-] del contr' Alto al Basso; et questa è la Mistura, che dite. La Cantilena è poi mista d' altri Modi ancora, secondo che il Compositore si và seruendo d' altre spetie di consonanze, le quali per natura loro seruono ad altri Modi; ma à questo proposito voglio mostrarui vn Motetto à quattro voci del Reuerendo Costanzo Porta huomo che nella cognitione de' Contraponti de' nostri tempi, è singolare; [Costanzo Porta huomo Singolare. in marg.] il quale viene ad essere de' quattro Modi ordinarij; perche si canta in due maniere; et di più, poi accidentalmente secondo che si serue d' altre spetie, che ad altri Modi seruono.
Luca. Io l' ho vdito nominare per valent' huomo in questa professione, et tale, che ha pochi pari suoi nella Italia, è però forza, che questo Motetto sia cosa rara: ma quando mi volete far dono di questo Motetto?
Vario. Hor, hora: eccouelo, guardatelo bene, che poi vn' altra volta voglio daruene vn' altro, che si può Cantare à due Voci, a tre, a quattro, et cinque; leuando delle parti graui, quale più vi piacerà, restarà, a quattro, ouero, à tre leuandone dua; et leuandone tre, restarà il Canto à due Voci; il che non è cosi facile da farsi; et è vna bella inuentione, et noua: fatta dallo istesso Costanzo Porta.
[-f.70v-] [Artusi, L' Artusi, f.70v; text: VObis datum est nosce misterium regni Dei Caeteris autem in parabolis Vt videntes non videant et audientes non intelligant.] [ARTIMP 17GF]
[-f.71r-] [Artusi, L' Artusi, f.71r; text: VObis datum est nosce misterium Regnum Dei Caeteris autem in parabolis Vt videntes non videant et audientes non intelligant.] [ARTIMP 18GF]
[-f.71v-] Luca. Mi pare, che porti seco molte difficoltà, bisogna che se m' hauete fatto dono del Motetto, mi diate ancora lume di poterlo intendere con facilità, et anco delle Annotationi di poterne fare, acciò habbi il dono compito.
Vario. È il douere, non posso mancarui, eccomi pronto al vostro desiderio. Lo cantarete la prima volta secondo che vi dimostrano le Chiaui, che sono più vicine alli segni positiui della voce. La seconda voltarete le carte al contrario; [Dichiaratione del Motetto. in marg.] et quello che prima era Soprano diuenta Basso, e 'l Contr' alto Tenore, e 'l Tenore contr' Alto, e 'l Basso Soprano; ma non basta questa cognitione: doue la prima volta, che lo hauete Cantato vi sono stati li diesis # la seconda le ponerete il b molle. Et doue la prima volta diceuate, mi, naturalmente la seconda direte, fa. notarete le parole che vi dimostrano, che non è dato à tutti la intelligentia di simil Compositioni <in> osseruatione di comporlo, e, che besogna guardarsi che il Soprano non facci quarta col contr' Alto; che il Soprano con l' altre parti non facci sesta che siano grosse che non faccino Cadenze le parti fra di loro; et alcune altre cose le quali, nel componerlo si vano ritrouando; et vedendo; et questo voglio che sia il fine del ragionamento nostro.
Luca. Resto con molto obligo alla ammoreuolezza di Vostra Signoria. Credo che domatina senza fallo partiremo, mi rimane pregarla che et mi mantenghi nella gratia sua et mi comandi; me ne andrò, e volontieri perche porto meco per gratia di Vostra Signoria cose che mi consolano e sodisfano assai.
Vario. Signor Luca è debito mio seruirla sempre si come la prego che mi comandi, et intorno a' nostri ragionamenti, occorrendoui qualche dubio, datemi auiso che volontieri farò quanto bisognerà; cosi prego il Signore che vi dia il buon viaggio; et resto vostro.
Luca. Signor Vario vi bacio la mano à Dio.
IL FINE.