Saggi musicali italiani
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Author: Martignoni, Ignazio
Title: Del bello musicale
Source: Ignazio Martignoni, "Del bello musicale," in Del bello e del sublime, 2 vols. (Milan: Mussi, 1810), 1:37-42
[-37-] Del Bello musicale.
Estesissima era l' idea, che i Greci concepita avevano della Musica: e non la Danza soltanto, la qual per le leggi del numero e della misura ne dipende, vi riferivano, ma l' universo fisico e morale facean pure di sua ragione; conciosiachè tutto ciò, che ad ordine e ad armonia soggiace, vi avessono rapportato. Il regolar movimento perciò delle sfere, il periodico avvicendarsi delle stagioni, le idee del Bello, della Grazia, e del Decoro, e del Giusto ben' anco e dell' Onesto, siccome quelle, che un perfetto accordo presentano de' mezzi col fine, e delle parti fra loro e col tutto, entravano a parer loro a formare quel concento universale, nel quale tutti gli esseri sono in una perfetta consonanza fra loro.
Ma questo mirabile accordo non altrove più aperto si mostra, che nella [-38-] Musica, sia, che si consideri come una imitazione, sia, che si prenda per un' arte, il di cui scopo è di blandire dolcemente l' orecchio. Come potrebbe infatti esprimere la natura degli obbietti e gli accenti delle passioni, ove i varj suoni e le diverse modulazioni non fossero in armonia fra loro, e subordinati al tono caratteristico ed individual del subbietto, che toglie a rappresentare? o come a molcere perverrebbon l' orecchio modulazioni sconnesse e mancanti fra lor di rapporto, cosichè il suono, che precede, analogia non serbasse con quello, che il segue, onde invece di una serie di ben graduate cantilene un ammasso risultasse di suoni eventualmente combinati senza artificio, senza unità, senza dolcezza?
Egregiamente disse perciò il celebre Padre André nel suo Saggio sul Bello essere la Musica, la scienza de' suoni armonici, e de' loro accordi. Questi accordi [-39-] poi o successivi esser possono, o contemporanei. Da quelli la melodia producesi, l' armonia da questi. Serba la prima una maggiore semplicità, dolcezza, ed espressione; l' altra fa pompa d' un più grande artificio, e di una maggiore varietà. Il perchè la più egregia perfezion della Musica opino consistere nel mirabile accordo della espressione melodica arricchita dagli armonici accordi.
La melodia tuttavolta, siccome quella che i proprj elementi desume dalla imitazione della natura, e dalla espressione degli umani affetti, un diritto conserva senza fine più efficace sul nostro cuore, di quello che conseguir possa l' armonia, i cui complicati e difficili accordi soddisfar possono l' intelletto bensì, e blandir ben anche l' orecchio, ma non già commover l' animo, e compungerlo co' veraci accenti delle passioni. Senzachè per la natural limitazione delle nostre facoltà accade, che soverchia non di rado ci riesca la complicazione degli armonici [-40-] accordi, e più di leggieri si gioisca delle semplici cantilene, cui la melodia ci fornisce. D' assai giudizio perciò è mestieri nell' uso degli accordi, sia per commisurare alla capacità del nostro comprendimento, e del nostro orecchio la natura e la varietà delle modulazioni, sia per non tradire con soverchio artificio la verità e l' affetto.
Il Bello pertanto della Musica, come arte imitatrice, sta nella veracità ed evidenza dell' espressione. Come arte poi, la quale ha per fine di lusingare l' orecchio, riposta è nella soavità e nell' ordine de' suoni successivi, nella simultanea loro combinazione, nella proporzione degli intervalli, nella esattezza del ritmo, e nel perfetto accordo delle parti concertanti.
Ma le dissonanze entran elleno fra gli elementi costitutivi del Bello musicale? non può a vero dire negarsi, che ove pel dissenso di due suoni o rimanga indeterminabile, o a stento sia percettibile dall' orecchio il loro rapporto, la [-41-] sensazione, che ne risulta, è senza meno disaggradevole. Ad ogni modo, ove le dissonanze sieno con sottile avvedimento regolate, mal potrebbe disconvenirsi essere atte a prevenire quella sazietà, che dalla costante uniformità delle consonanze emergerebbe. Senzachè desse adombrano assai volte il verace ed evidente carattere degli obbietti e delle passioni, che tolgonsi ad esprimere. Il tumulto infatti d' una battaglia, il fragor d' una tempesta, l' odio, il furore, la disperazione esigon de' suoni aspri, stridenti, interrotti, i quali colla verità della imitazione compensano l' organo lacerato dall' acerbità di siffatte intonazioni. Se non che sebbene dalla Natura derivare si vogliano le leggi e l' indole delle dissonanze, non è tuttavolta, che all' arte non istia il prepararle, e connetterle in guisa colle consonanze, che di soverchio offeso non ne rimanga l' orecchio.
Egli è tuttavolta mestieri il confessare, che il Bello musicale da' suoni rifugge [-42-] troppo vibrati, aspri e tumultuosi, atti ad esprimere, ed a risvegliare le passioni del terrore, dell' ira e della ferocia; ed ama invece i suoni placidi, molli e soavi, proprj a destare una non so qual tenerezza e languore. Odia del pari i passaggi non graduati, i quali caratteristici sono d' improvvisi e fervidi affetti, amico, siccome egli è, di miti e rimesse passioni. Il perchè l' espression delle fiere ed ardenti perturbazioni è di un troppo severo tono per piegarsi alle soavi modulazioni del Bello, ed atta è quindi più presto ad elevarsi al Sublime colla terribilità della sua espressione.